SPOLPATI I BILANCI DI AN - NEL 2011 IL PATRIMONIO NETTO DI ALLEANZA NAZIONALE È PASSATO DA 87 MILIONI A 21. COLPA DI UN ROSSO DA 5 MILIONI E DEL TRASFERIMENTO DI 61 MILIONI, DECISO DAGLI EX COLONNELLI DI FINI (GASPARRI, LA RUSSA, MATTEOLI E ALEMANNO) DAL PARTITO ALLA FONDAZIONE (DAI BILANCI MENO TRASPARENTI) - I TIPINI FINI ALL’ATTACCO: “LA PROSSIMA SETTIMANA PRESENTIAMO UNA DENUNCIA PENALE, E SE NE VEDRANNO DELLE BELLE”…

Franco Bechis per "Libero"

Nel 2011 il patrimonio netto di Alleanza nazionale è passato da 87 milioni a 21. Colpa di un rosso da 5 milioni e del trasferimento di 61 milioni, deciso dagli ex colonnelli di Fini, dal partito alla Fondazione (dai bilanci meno trasparenti).

Alla fine hanno preso il volo 61 milioni. L'anno scorso il patrimonio netto di Alleanza nazionale ammontava a 87,07 milioni di euro. Alla fine del 2011 ne erano rimasti solo 21,2 milioni. Una parte se ne è andata per la perdita operativa dell'anno: il bilancio ha chiuso in rosso di 4,7 milioni di euro, non avendo più rimborsi elettorali nuovi su cui contare. Il resto - appunto i 61 milioni di euro - ha letteralmente preso il volo fra il 18 novembre e il 14 dicembre 2011.

Passando dalle casse di Alleanza nazionale a quelle della Fondazione costituita per gestire gli immobili del partito, cui sono state trasferite le partecipazioni societarie oltre a un fondo di dotazione di 10 milioni di euro e 45 milioni di euro di liquidità per la gestione ordinaria. Che cambia, direte voi? Cambia, e non poco. Prima di tutto perché in An era leader Gianfranco Fini ed erano ben piazzati ai vertici i suoi fedelissimi che in parte lo hanno seguito in Futuro e libertà.

Nella Fondazione c'è un consiglio di amministrazione e un comitato esecutivo, entrambi presieduti da Franco Mugnai, ma in pugno agli ex An restati nel Popolo della Libertà. Lì comandano i vecchi colonnelli di un tempo, che siedono pure in entrambi gli organi amministrativi: Maurizio Gasparri, Ignazio La Russa, Altero Matteoli e Gianni Alemanno.

GUERRA INTERNA
Seconda differenza: i bilanci di un partito politico non brillano certo di verità, ma almeno sono rendicontati e resi pubblici. Quelli della fondazione no, e la differenza pesa non poco se si tiene conto dell'origine di quei 61 milioni di euro volati dall'una all'altra cassa: si tratta dei rimborsi elettorali percepiti per somme rilevanti fino al 2010 e per 28.086 euro anche nel 2011. Per l'uno e l'altro motivo da tempo i due gruppi ex An sono alla guerra di carta bollata.

Tanto è che il bilancio di Alleanza nazionale pubblicato ieri con una pubblicità sul Secolo d'Italia e su Avvenire è firmato da un comitato liquidatore insediato dal Tribunale di Roma il 7 febbraio 2012 in seguito a una causa civile promossa dall'ex amministratore delegato del Secolo d'Italia, il finiano Enzo Raisi, da Antonio Buonfiglio e da altri.

I due liquidatori tribunalizi, Marco Lacchini e Giuseppe Tepedino, mettono le mani avanti: «La presente relazione, relativa all'esercizio chiuso al 31 dicembre 2011, rendiconta le attività svolte dai precedenti organi liquidatori ed è redatta sulla base della documentazione rinvenuta» in via della Scrofa, sede di Alleanza Nazionale.

I liquidatori del tribunale elencano così le nude cifre trovate nel cassetto: in cassa c'era liquidità per 74,6 milioni di euro e a fine 2011 si era assottigliata a 11,8 milioni di euro. Il bilancio 2010 era chiuso con un utile di 6,6 milioni di euro, e quello 2011 appunto con una perdita di 4,7 milioni.

Nel corso del 2011 An ha convertito in capitale un finanziamento soci da 1,3 milioni di euro per fare fronte alle perdite del Secolo d'Italia. L'intervento però non è bastato, perché il quotidiano ha comunque chiuso l'anno in rosso per 2,1 milioni di euro. Le immobilizzazioni finanziarie in partecipazioni e in titoli si sono dimezzate, ma ammontano ancora a 5,5 milioni di euro. Il fondo rischi invece è stato incrementato a 3,1 milioni di euro proprio per le spese di liquidazione.

BILANCI IN PERDITA
Restano in carico al partito i dipendenti, che nel conto economico sono la voce più consistente delle uscite ordinarie: sono in tutto 21. I nuovi liquidatori annotano anche il mancato rispetto nel 2011 dei vincoli di legge che regolavano il rimborso pubblico ad Alleanza nazionale: non sono stati accantonati ad esempio i fondi obbligatori per favorire la presenza di donne in politica (lo ha fatto perfino la Margherita, ma in via della Scrofa devono essere un po' maschilisti).

Ma soprattutto sostengono che i fondi rimasti nella cassa non bastino per liquidare le spettanze a creditori e dipendenti. Così hanno avviato un'azione giudiziaria nei confronti della Fondazione poi sterilizzata dopo avere ottenuto una garanzia finanziaria extra. E la guerra dei Roses? Continua, più di prima.

Raisi avverte: «Manderemo una diffida ai presidenti delle Camere perché non approvino definitivamente quel bilancio che non è regolare. Noi abbiamo fatto una causa civile, il tribunale ha nominato i liquidatori e ci ha dato ragione. Quelli trovano cose che non vanno e poi non fanno nulla. Se e così la prossima settimana presentiamo una denuncia penale, e se ne vedranno delle belle».

 

FINI, TULLIANI, LA RUSSAfini gasparri larussa fini larussa storaceEnzo Raisi

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – PUTIN NON PERDE MAI: TRUMP ESCE A PEZZI DALLA TELEFONATA CON “MAD VLAD”. AVEVA GIÀ PRONTO IL DISCORSO (“HO SALVATO IL MONDO”) E INVECE HA DOVUTO FARE PIPPA DI FRONTE AL NIET DEL PRESIDENTE RUSSO ALLA TREGUA DI 30 GIORNI IN UCRAINA – ZELENSKY COTTO E MANGIATO: “SE NON SEI AL TAVOLO DEL NEGOZIATO, SEI NEL MENÙ” – LE SUPERCAZZOLE DEL TYCOON SU IRAN E ARABIA SAUDITA E LA PRETESA DELL’EX AGENTE DEL KGB: ACCETTO IL CESSATE IL FUOCO SOLO SE FERMATE GLI AIUTI ALL’UCRAINA. MA TRUMP NON POTEVA GARANTIRE A NOME DELL’EUROPA – DOPO IL SUMMIT A GEDDA DI DOMENICA PROSSIMA CI SARÀ UNA NUOVA TELEFONATA TRA I DUE BOSS. POI L’INCONTRO FACCIA A FACCIA…

donald trump dazi giorgia meloni

DAGOREPORT! ASPETTANDO IL 2 APRILE, QUANDO CALERÀ SULL’EUROPA LA MANNAIA DEI DAZI USA, OGGI AL SENATO LA TRUMPIANA DE’ NOANTRI, GIORGIA MELONI, HA SPARATO UN’ALTRA DELLE SUE SUBLIMI PARACULATE - DOPO AVER PREMESSO IL SOLITO PIPPONE (‘’TROVARE UN POSSIBILE TERRENO DI INTESA E SCONGIURARE UNA GUERRA COMMERCIALE...BLA-BLA’’), LA SCALTRA UNDERDOG DELLA GARBATELLA HA AGGIUNTO: “CREDO NON SIA SAGGIO CADERE NELLA TENTAZIONE DELLE RAPPRESAGLIE, CHE DIVENTANO UN CIRCOLO VIZIOSO NEL QUALE TUTTI PERDONO" - SI', HA DETTO PROPRIO COSI': “RAPPRESAGLIE’’! - SE IL SUO “AMICO SPECIALE” IMPONE DAZI ALLA UE E BRUXELLES REAGISCE APPLICANDO DAZI ALL’IMPORTAZIONE DI MERCI ‘’MADE IN USA’’, PER LA PREMIER ITALIANA SAREBBERO “RAPPRESAGLIE”! MAGARI LA SORA GIORGIA FAREBBE MEGLIO A USARE UN ALTRO TERMINE, TIPO: “CONTROMISURE”, ALL'ATTO DI TRUMP CHE, SE APPLICATO, METTEREBBE NEL GIRO DI 24 ORE IN GINOCCHIO TUTTA L'ECONOMIA ITALIANA…

donald trump cowboy mondo in fiamme giorgia meloni friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT: IL LATO POSITIVO DEL MALE - LE FOLLIE DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HANNO FINALMENTE COSTRETTO GRAN PARTE DEI 27 PAESI DELL'UNIONE EUROPEA, UNA VOLTA PRIVI DELL'OMBRELLO MILITARE ED ECONOMICO DEGLI STATI UNITI, A FARLA FINITA CON L'AUSTERITY DEI CONTI E DI BUROCRATIZZARSI SU OGNI DECISIONE, RENDENDOSI INDIPENDENTI - GLI EFFETTI BENEFICI: LA GRAN BRETAGNA, ALLEATO STORICO DEGLI USA, HA MESSO DA PARTE LA BREXIT E SI E' RIAVVICINATA ALLA UE - LA GERMANIA DEL PROSSIMO CANCELLIERE MERZ, UNA VOLTA FILO-USA, HA GIA' ANNUNCIATO L'ADDIO ALL’AUSTERITÀ CON UN PIANO DA MILLE MILIARDI PER RISPONDERE AL TRUMPISMO - IN FRANCIA, LA RESURREZIONE DELLA LEADERSHIP DI MACRON, APPLAUDITO ANCHE DA MARINE LE PEN – L’UNICO PAESE CHE NON BENEFICIA DI ALCUN EFFETTO? L'ITALIETTA DI MELONI E SCHLEIN, IN TILT TRA “PACIFISMO” PUTINIANO E SERVILISMO A TRUMP-MUSK...

steve witkoff marco rubio donald trump

DAGOREPORT: QUANTO DURA TRUMP?FORTI TURBOLENZE ALLA CASA BIANCA: MARCO RUBIO È INCAZZATO NERO PER ESSERE STATO DI FATTO ESAUTORATO, COME SEGRETARIO DI STATO, DA "KING DONALD" DALLE TRATTATIVE CON L'UCRAINA (A RYAD) E LA RUSSIA (A MOSCA) - IL REPUBBLICANO DI ORIGINI CUBANE SI È VISTO SCAVALCARE DA STEVE WITKOFF, UN IMMOBILIARISTA AMICO DI "KING DONALD", E GIA' ACCAREZZA L'IDEA DI DIVENTARE, FRA 4 ANNI, IL DOPO-TRUMP PER I REPUBBLICANI – LA RAGIONE DELLA STRANA PRUDENZA DEL TYCOON ALLA VIGILIA DELLA TELEFONATA CON PUTIN: SI VUOLE PARARE IL CULETTO SE "MAD VLAD" RIFIUTASSE IL CESSATE IL FUOCO (PER LUI SAREBBE UNO SMACCO: ALTRO CHE UOMO FORTE, FAREBBE LA FIGURA DEL ''MAGA''-PIRLA…)

giorgia meloni keir starmer donald trump vignetta giannelli

DAGOREPORT - L’ULTIMA, ENNESIMA E LAMPANTE PROVA DI PARACULISMO POLITICO DI GIORGIA MELONI SI È MATERIALIZZATA IERI AL VERTICE PROMOSSO DAL PREMIER BRITANNICO STARMER - AL TERMINE, COSA HA DETTATO ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' ALLA STAMPA ITALIANA INGINOCCHIATA AI SUOI PIEDI? “NO ALL’INVIO DEI NOSTRI SOLDATI IN UCRAINA” - MA STARMER NON AVEVA MESSO ALL’ORDINE DEL GIORNO L’INVIO “DI UN "DISPIEGAMENTO DI SOLDATI DELLA COALIZIONE" SUL SUOLO UCRAINO (NON TUTTI I "VOLENTEROSI" SONO D'ACCORDO): NE AVEVA PARLATO SOLO IN UNA PROSPETTIVA FUTURA, NELL'EVENTUALITÀ DI UN ACCORDO CON PUTIN PER IL ‘’CESSATE IL FUOCO", IN MODO DA GARANTIRE "UNA PACE SICURA E DURATURA" - MA I NODI STANNO ARRIVANDO AL PETTINE DI GIORGIA: SULLA POSIZIONE DEL GOVERNO ITALIANO AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO DEL 20 E 21 MARZO SULL'UCRAINA, LA PREMIER CERCHIOBOTTISTA STA CONCORDANDO GLI ALLEATI DELLA MAGGIORANZA UNA RISOLUZIONE COMUNE PER IL VOTO CHE L'ATTENDE MARTEDÌ E MERCOLEDÌ IN SENATO E ALLA CAMERA, E TEME CHE AL TRUMPUTINIANO SALVINI SALTI IL GHIRIBIZZO DI NON VOTARE A FAVORE DEL GOVERNO…