STAMINA, UNA MINA SOTTO IL SEDERE DELLA LORENZIN - IL TAR DÀ RAGIONE A VANNONI, E AL MINISTERO DEVONO RICOMINCIARE DA CAPO

1 - "IL NO A STAMINA FIGLIO DI PREGIUDIZI"
Paolo Russo per "la Stampa"

Su Stamina è tutto da rifare. Creando un solco ancor più profondo tra mondo scientifico e giudiziario il Tar Lazio ieri ha dato ragione a Vannoni e «sospeso» sia il decreto di nomina del comitato di esperti che ha bocciato il controverso metodo, che il successivo, con il quale è stata bloccata sul nascere la sperimentazione. Una decisione che potrebbe orientare più di un tribunale a ordinare l'accesso al metodo per via giudiziaria.

Il Ministro della salute, Beatrice Lorenzin, intanto ha annunciato la formazione di un nuovo comitato, che seguendo le indicazioni dei giudici sarà composto anche da esperti stranieri. «Ho voluto attivare immediatamente le procedure perché ritengo che in questa vicenda non si possano lasciare i malati e le famiglie nel dubbio», ha dichiarato a caldo il Ministro agganciandosi proprio a un passaggio dell'ordinanza del Tar.

Quello dove si specifica che la «giusta» preoccupazione del Ministero e della comunità scientifica, «che non siano autorizzate procedure che creino solo illusioni di guarigione...e che si dimostrino invece nella pratica inutili o addirittura dannose...può essere superata con un'istruttoria a tal punto approfondita da non lasciare più margini di dubbio». Solo che per i magistrati il dubbio dovrà essere cancellato da esperti più imparziali di quelli che a suo tempo hanno bocciato il metodo.

Al nuovo comitato per i giudici dovranno partecipare esperti, anche stranieri, che non hanno già preso posizione, come avrebbero fatto invece gli esperti nominati dalla Lorenzin. I quali, sempre per il Tar, «prima di esprimere parere negativo avrebbero dovuto analizzare le cartelle cliniche dei pazienti che erano stati sottoposti alla cura».

In realtà 38 cartelle cliniche di pazienti in trattamento all'Ospedale civile di Brescia sarebbero passate sotto gli occhi degli scienziati, ma parzialmente «criptate», sostengono al Ministero. Questo perché Vannoni avrebbe sempre posto il veto a svelare fino in fondo la replicabilità del suo metodo.

Motivazioni che non hanno però convinto i giudici, per i quali il comitato avrebbe dovuto nuovamente convocare la fondazione Stamina «per comunicare che le preclusioni imposte dal Professor Vannoni avrebbero portato all'impossibilità di procedere alla sperimentazione». Insomma sarebbe mancato un ultimo avvertimento. Per il presidente di Stamina la decisione del Tar è comunque il via libera ad alzare il tiro.

E dopo aver bollato come incompetente e passibile di inchiesta per omicidio colposo la Lorenzin, ha dettato le sue condizioni: «per fare una sperimentazione seria e trasparente non basta un nuovo comitato ma ci vuole un organismo di controllo internazionale», mentre «la metodica dovrebbe essere prodotta da biologi di Stamina, senza richieste di modifiche». Richieste che difficilmente potranno essere accolte.

Ma in America qualcosa si sta muovendo. Il professor Camillo Ricordi, esperto di trapianti cellulari, incontrerà a giorni Vannoni per stabilire come avviare la sperimentazione nell'Università di Miami. Una posizione fuori dal coro della comunità scientifica nazionale e internazionale, che ha ripetutamente bollato come priva di fondamento la possibilità di trasformare cellule mesenchimali estratte dal midollo in cellule neuronali in grado di riparare i danni all'origine delle più svariate malattie neurodegenerative, dalla Sla al Parkinson.

Un pollice verso così diffuso da far prevedere al direttore dell'istituto di ricerca «Mario Negri» di Milano, Silvio Garattini, «difficoltà nel formare un nuovo comitato con persone competenti che non abbiano già espresso parere contrario». Intanto c'è chi annuncia l'avvio di un'indagine parlamentare sulla vicenda. Quelle non si negano mai a nessuno.


2 - "MIA FIGLIA È IN CURA E STA MEGLIO CONTINUEREMO A COMBATTERE"
Fabio Poletti per "la Stampa"

La piccola Celeste e altri trentatré pazienti. Agli Ospedali Civili di Brescia le infusioni con il metodo Stamina non si sono mai fermate. «Applichiamo i protocolli sulla base delle disposizioni della magistratura. Non ci occupiamo di sperimentazione», assicurano dal nosocomio, il più grande in Italia dove i pazienti fanno la fila per accedere al metodo inventato da Davide Vannoni.

Ma sono troppi i pazienti che non ottengono risposte adeguate, secondo Marino Andolina, il pediatra che assiste la piccola Celeste di Treviso affetta da atrofia muscolare spinale, sottoposta a cure compassionevoli - non si può chiamarle terapia - dopo un braccio di ferro infinito che ha visto l'intervento dei giudici che hanno dato ragione ai genitori della piccola: «La decisione del Tar del Lazio è un buon punto a favore della cura. Ma non sono ancora ottimista. I cattivi ne inventeranno un'altra. E questo incide non poco sulle possibilità di assistenza. A Brescia hanno limitato gli accessi alla cura perchè non sanno cosa fare».

Giudici a favore e giudici contro. Tar che si smentiscono l'un con l'altro. Per non parlare del ministero della Sanità che interviene ma non riesce a ottenere nemmeno la patente di liceità per la commissione che deve valutare se il metodo inventato da Davide Vannoni nel 2009 serve a qualcosa o è solo una delle tante cialtronerie che accompagnano la storia della medicina.

Alla fine un calvario per i genitori di bambini che rischiano di morire perchè fino ad oggi non ci sono cure adeguate per i loro figli. Un calvario che ha fatto passo dopo passo Giampaolo Carrer, il padre di Celeste, che ha ottenuto di far assistere sua figlia a Brescia dopo un braccio di ferro giudiziario andato avanti anni: «Celeste sta meglio malgrado tutti gli stop e i rinvii che ci sono stati e che non le hanno consentito di ricevere le adeguate infusioni come stabilito dai medici che l'assistono».

L'ultima infusione a Celeste le è stata fatta lo scorso 25 ottobre. Era la sesta a cui veniva sottoposta. Cosa succederà in futuro lo sa nessuno. La sua prossima infusione sarà il 10 dicembre, tra meno di una settimana. Ma poi ci sono i casi dei 140 pazienti che hanno vinto la loro battaglia davanti a un giudice. Giampaolo Carrer non si arrenderà mai, qualunque cosa possa capitare: «Tutte le sentenze dei tribunali hanno bypassato gli ostacoli legati alla sperimentazione. Ma mia figlia ha dovuto aspettare otto mesi prima di accedere alla prima infusione».

Marino Andolina, il pediatra che ha in cura la bambina ed uno dei più accesi sostenitori del metodo Stamina, ventila ipotesi di altri ricorsi contro le strutture che non applicano le direttive venute da sentenze di tribunale: «E non mi vengano a dire che non ci sono possibilità. Bastano dieci minuti per un'infusione...». Giampaolo Carrer, il padre di Celeste, spera che non si arrivi mai a fermare i protocolli: «Se no dobbiamo solo sperare che qualche centro all'estero abbia voglia di prendere in cura anche pazienti italiani. Ma se si arrivasse a questo sarebbe solo una sconfitta per tutti noi».

 

 

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