mario draghi ursula von der leyen

ALTRO CHE SUPERBONUS! – IERI MARIO DRAGHI È STATO COSTRETTO A SPENDERE TUTTA LA SUA CREDIBILITÀ PER CONVINCERE L’UE SUL RECOVERY PLAN. SULL’ECOINCENTIVO NONOSTANTE GLI STRALI DI CONTE E DEI GRILLINI C’ERA GIÀ L’ACCORDO. IN REALTÀ C’ERANO DEI RILIEVI DA BRUXELLES, RISOLTI SOLO GRAZIE ALLA GARANZIA DEL PREMIER SULLE RIFORME – GLI OCCHI SONO TUTTI PUNTATI SU ROMA E AL RITARDO ACCUMULATO CON IL GOVERNO CONTE IN MESI DI STATI GENERALI...

 

 

Giuseppe Marino per “il Giornale”

 

mario draghi

Due intense telefonate, due contatti al massimo livello per aprire un varco nel muro di Bruxelles, con Mario Draghi costretto a spendere tutto il suo peso politico per sbloccare una situazione precipitata nelle ultime ore.

 

Un primo contatto tra il premier e Ursula Von der Leyen sarebbe avvenuto venerdì sera, un secondo ieri, mentre il Consiglio dei ministri slittava di ora in ora per dare tempo alla mediazione di sbloccare l'esame critico dell'euroburocrazia che, dicono fonti di governo, «investe intere parti del Pnrr».

L ITALIA DI DRAGHI MODELLO EUROPEO SECONDO IL FINANCIAL TIMES

 

La crisi, tutta gestita in una cabina di regia ristretta che ruota attorno al presidente del Consiglio e al ministro Daniele Franco, ha spiazzato gli altri ministri, lasciati all'oscuro per diverse ore di quanto stava accadendo. Al punto che venerdì sera tutti attribuivano i continui slittamenti del Consiglio dei ministri all'opposizione del ministro dell'Economia alla proroga del Superbonus.

 

Una spiegazione monca, perché in realtà sulla necessità di rifinanziare l'ecoincentivo c'era già un accordo: dieci miliardi subito e impegno politico del governo a inserire nella legge di Bilancio gli altri otto necessari fino a fine 2023. Sia la delegazione grillina che Forza Italia, attraverso Mariastella Gelmini, hanno chiesto garanzia al Mef e a Palazzo Chigi e sono stati rassicurati: l'impegno sul rifinanziamento dell'ecoincentivo c'è. «Le nostre richieste, di buonsenso e necessarie per il Paese - chiosava ieri il leghista Claudio Durigon - sono presenti nero su bianco».

DANIELE FRANCO MARIO DRAGHI

 

Tanto che ieri sera Draghi in apertura dei lavori ha annunciato «la green light (luce verde)» anche sul superbonus (come chiedeva Forza Italia), anche se «permangono questioni molto marginali su cui la discussione continua», poi ha ribadito che «senza questa vocazione ambientale e digitale il piano non sarebbe stato accettato». Solo ieri si è capito che il treno del Recovery plan era rimasto bloccato alla stazione di Bruxelles.

 

mario draghi

E il Superbonus per l'edilizia non è certo il bagaglio più pesante. Secondo fonti M5s nel mirino ci sono le grandi riforme «scritte da Draghi e Franco». Liberalizzazioni, riforma della giustizia e del fisco, tre degli assi più importanti per Draghi che, non a caso, da giorni parla ben poco di vaccinazioni. A via XX Settembre però la versione è in parte diversa: a Bruxelles sono rimasti sorpresi dall'impostazione di tanti progetti che, nelle intenzioni del governo, dovrebbero guidare la trasformazione del Paese.

 

paolo gentiloni valdis dombrovskis

I funzionari dell'Ue si aspettavano progetti cantierabili, come sono già quelli ferroviari. Invece, soprattutto nel capitolo relativo alla Missione 1, quella dell'innovazione, della digitalizzazione e del turismo, si rimanda tutto a bandi ancora da scrivere. Una prospettiva che a Bruxelles, dove ben conoscono la lentezza della pubblica amministrazione italiana e la scarsa capacità di concretizzare i progetti con fondi europei, ha scatenato timori atavici.

 

Anche perché all'Italia è stata destinata una fetta cospicua del Recovery fund e gli occhi dei partner europei sono tutti puntati su Roma. Secondo questa versione, il ritardo nella progettazione rimanderebbe alla gestazione al rallentatore del governo Conte e ai mesi di inutili Stati generali e task force.

 

il ministro del tesoro daniele franco

Il Mef non ha mai interrotto l'interlocuzione con Bruxelles ma, oltretutto, la consegna a ridosso della scadenza del 30 aprile sta intasando gli uffici della Commissione con progetti da tutta Europa. La giornata più difficile per Draghi da quando siede a Palazzo Chigi si è chiusa solo ieri, quando le rassicurazioni su tempi e processi fornite alla Von der Leyen hanno sbloccato il consiglio dei ministri serale, dopo un'attesa di dieci ore. Il premier, conscio del valore della partita, ha riscosso tutti i crediti maturati nell'epoca del «whatever it takes» per evitare imbarazzanti bocciature. L'obiettivo è che almeno il 90-95% dei progetti ricevano la validazione europea. Risultati al di sotto di questa soglia sarebbero percepiti come una sconfitta.

prima pagina del financial times del 22 aprile 2021 sul recovery plan di draghidaniele franco

Ultimi Dagoreport

vincenzo de luca elly schlein nicola salvati antonio misiani

DAGOREPORT – VINCENZO DE LUCA NON FA AMMUINA: IL GOVERNATORE DELLA CAMPANIA VA AVANTI NELLA SUA GUERRA A ELLY SCHLEIN - SULLA SUA PRESUNTA VICINANZA AL TESORIERE DEM, NICOLA SALVATI, ARRESTATO PER FAVOREGGIAMENTO DELL’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA, RIBATTE COLPO SU COLPO: “DOVREBBE CHIEDERE A UN VALOROSO STATISTA DI NOME MISIANI, CHE FA IL COMMISSARIO DEL PD CAMPANO” – LA STRATEGIA DELLO “SCERIFFO DI SALERNO”: SE NON OTTIENE IL TERZO MANDATO, DOVRÀ ESSERE LUI A SCEGLIERE IL CANDIDATO PRESIDENTE DEL PD. ALTRIMENTI, CORRERÀ COMUNQUE CON UNA SUA LISTA, RENDENDO IMPOSSIBILE LA VITTORIA IN CAMPANIA DI ELLY SCHLEIN…

osama almasri torturatore libico giorgia meloni alfredo mantovano giuseppe conte matteo renzi elly schlein

DAGOREPORT – LA SOLITA OPPOSIZIONE ALLE VONGOLE: SUL CASO ALMASRI SCHLEIN E CONTE E RENZI HANNO STREPITATO DI “CONIGLI” E ''PINOCCHI'' A NORDIO E PIANTEDOSI, ULULANDO CONTRO L’ASSENZA DELLA MELONI, INVECE DI INCHIODARE L'ALTRO RESPONSABILE, OLTRE ALLA PREMIER, DELLA PESSIMA GESTIONE DELL’AFFAIRE DEL BOIA LIBICO: ALFREDO MANTOVANO, AUTORITÀ DELEGATA ALL’INTELLIGENCE, CHE HA DATO ORDINE ALL'AISE DI CARAVELLI DI RIPORTARE A CASA CON UN AEREO DEI SERVIZI IL RAS LIBICO CHE E' STRAPAGATO PER BLOCCARE GLI SBARCHI DI MIGLIAIA DI NORDAFRICANI A LAMPEDUSA – EPPURE BASTAVA POCO PER EVITARE IL PASTROCCHIO: UNA VOLTA FERMATO DALLA POLIZIA A TORINO, ALMASRI NON DOVEVA ESSERE ARRESTATO MA RISPEDITO SUBITO IN LIBIA CON VOLO PRIVATO, CHIEDENDOGLI LA MASSIMA RISERVATEZZA - INVECE L'ARRIVO A TRIPOLI DEL TORTURATORE E STUPRATORE DEL CARCERE DI MITIGA CON IL FALCON DELL'AISE, RIPRESO DA TIVU' E FOTOGRAFI, FUOCHI D’ARTIFICIO E ABBRACCI, HA RESO EVIDENTE IL “RICATTO” DELLA LIBIA E LAMPANTE LO SPUTTANAMENTO DEL GOVERNO MELONI - VIDEO

ursula von der leyen giorgia meloni

URSULA VON DER LEYEN, CALZATO L'ELMETTO, HA PRESO PER LA COLLOTTOLA GIORGIA MELONI - A MARGINE DEL CONSIGLIO EUROPEO INFORMALE DI TRE GIORNI FA, L’HA AFFRONTATA CON UN DISCORSO CHIARISSIMO E DURISSIMO: “CARA GIORGIA, VA BENISSIMO SE CI VUOI DARE UNA MANO NEI RAPPORTI CON TRUMP, MA DEVI PRIMA CONCORDARE OGNI MOSSA CON ME. SE VAI PER CONTO TUO, POI SONO CAZZI TUOI” – LA REAZIONE DELLA SEMPRE COMBATTIVA GIORGIA? DA CAMALEONTE: HA ABBOZZATO, SI È MOSTRATA DISPONIBILE E HA RASSICURATO URSULA ("MI ADOPERO PER FARTI INCONTRARE TRUMP"). MA IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA NON HA ABBOCCATO, PUNTUALIZZANDO CHE C’È UNA DIFFERENZA TRA IL FARE IL "PONTIERE" E FARE LA "TESTA DI PONTE" – IL “FORTINO” DI BRUXELLES: MACRON VUOLE “RITORSIONI” CONTRO TRUMP, MERZ SI ALLONTANA DAI NAZISTI “MUSK-ERATI” DI AFD. E SANCHEZ E TUSK…

elly schlein almasri giuseppe conte giorgia meloni

DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI CHURCHILL PER NON FINIRE NELLA TRAPPOLA PER TOPI TESA ALL'OPPOSIZIONE DALLA DUCETTA, CHE HA PRESO AL BALZO L’ATTO GIUDIZIARIO RICEVUTO DA LO VOI PER IL CASO ALMASRI (CHE FINIRÀ NELLA FUFFA DELLA RAGION DI STATO) PER METTERE SU UNA INDIAVOLATA SCENEGGIATA DA ‘’MARTIRE DELLA MAGISTRATURA’’ CHE LE IMPEDISCE DI GOVERNARE LA SUA "NAZIONE" - TUTTE POLEMICHE CHE NON GIOVANO ALL’OPPOSIZIONE, CHE NON PORTANO VOTI, DATO CHE ALL’OPINIONE PUBBLICA DEL TRAFFICANTE LIBICO, INTERESSA BEN POCO. DELLA MAGISTRATURA, LASCIAMO PERDERE - I PROBLEMI REALI DELLA “GGGENTE” SONO BEN ALTRI: LA SANITÀ, LA SCUOLA PER I FIGLI, LA SICUREZZA, I SALARI SEMPRE PIÙ MISERI, ALTRO CHE DIRITTI GAY E ALMASRI. ANCHE PERCHE’ IL VERO SFIDANTE DEL GOVERNO NON È L’OPPOSIZIONE MA LA MAGISTRATURA, CONTRARIA ALLA RIFORMA DI PALAZZO CHIGI. DUE POTERI, POLITICO E GIUDIZIARIO, IN LOTTA: ANCHE PER SERGIO MATTARELLA, QUESTA VOLTA, SARÀ DURA...