giuseppe conte roberto speranza

MEGLIO TARDI CHE MAI – ALLA FINE SPERANZA CEDE: IL MINISTERO DELLA SALUTE HA PUBBLICATO I VERBALI DELLE RIUNIONI DELLA TASK FORCE CHE A GENNAIO DEL 2020 DECISE LA “STRATEGIA” ITALIANA PER COMBATTERE IL VIRUS - IL DICASTERO HA PROVATO A OPPORSI FINO ALL’ULTIMO, OPPONENDOSI ALLA DECISIONE DEI GIUDICI DEL TAR, MA ALLA FINE HA DOVUTO CEDERE. MA COSA C’ERA DI COSÌ SEGRETO?

 

 

Covid: task force, Speranza per misure più rigorose

roberto speranza al senato durante il voto sulla mozione di sfiducia

(ANSA) - ROMA, 09 GIU - Di misure più rigorose per affrontare la pandemia di Covid-19 in Italia il ministro della Salute Roberto Speranza aveva parlato almeno due volte nelle riunioni della task force del febbraio 2020. Si legge negli atti delle riunioni della task force coronavirus del ministero pubblicati oggi.

 

"Negli ultimi 3-4 giorni non abbiamo aumentato le misure, ma ne avremmo potuto adottare di più rigorose", aveva detto il ministro il 19 febbraio. "Leggendo i dati in evoluzione potremmo anche disporre altre misure anche più drastiche, ma è opportuno valutare ora dopo ora", aggiungeva nella stessa riunione.

 

roberto speranza

Il 21 febbraio, in seguito a un nuovo caso rilevato in Lombardia, Speranza osservava "molto importante è dare un messaggio di presa in carico del problema e adottare misure precauzionali più severe per evitare che il virus si diffonda"

 

"Via i nomi". Cosa voleva nascondere Speranza

Giuseppe De Lorenzo per www.ilgiornale.it

 

Sei mesi e alla fine hanno dovuto cedere. Finalmente il ministero della Salute ha premuto "invio" e spedito a chi di dovere i verbali della task force che un anno fa decise le sorti della guerra italiana al virus. È stato un parto.

conte speranza

 

Il dicastero guidato da Speranza infatti ha provato fino all'ultimo ad opporsi alla decisione dei giudici del Tar: ha fatto melina, ha avanzato una “istanza di chiarimenti”, ha cercato di prendere tempo per allontanare il giorno in cui gli italiani avrebbero potuto conoscere la verità su quel tavolo del ministro. Adesso però ci siamo.

 

Per capire occorre prima fare un passo indietro. La prima riunione della task force risale al 22 gennaio del 2020, e da quel giorno gli esperti si riuniscono ogni giorno alla presenza del ministro. Intorno al tavolo elaborano proposte. Il 27 gennaio ascoltano Ranieri Guerra, l’inviato Oms finito al centro del pastrocchio sul dossier Oms.

 

Ed è lì che decidono cosa fare, e cosa non fare, del piano pandemico italiano. Venne subito attivato? Sì o no? Ma soprattutto: di chi fu l’idea di mettersi a scrivere un “piano” alternativo dedicato al Covid? Per dare una risposta a queste domande sarebbe bastato leggere i verbali delle riunioni, che però erano tenuti secretati.

 

roberto speranza al senato

Ad ottenerne una copia ci aveva provato lo scorso dicembre Galeazzo Bignami, aprendo così il secondo capitolo di una vicenda piuttosto intricata. Sotto Natale il deputato FdI presenta un accesso civico agli atti, ma viene respinto.

 

Decide allora di fare ricorso al Tar del Lazio, e anche qui la battaglia (alla faccia della trasparenza) si fa agguerrita: l’avvocatura dello Stato si oppone, gioca sui cavilli, parla dell’esistenza di “resoconti” privi di ufficialità che dunque non possono essere divulgati. Ma alla fine perde.

 

A inizio maggio la sezione III quater del Tar, infatti, condanna il ministero della Salute alla “ostensione dei resoconti, verbali o documenti” in possesso del ministero entro un termine di 30 giorni. L’ultimatum era scaduto ieri, e infatti il ministero ha ottemperato all'obbligo, ma non prima di aver cercato in ogni modo di fare melina.

galeazzo bignami 1

 

Il ministero infatti sosteneva (e forse sostiene ancora) che gli scritti siano solo dei “brogliacci” e dunque non abbiano i crismi burocratici di “verbali in senso tecnico e formale”. Durante le riunioni, insomma, non ci sarebbe stato un funzionario pubblico incaricato di redigere i documenti, i partecipanti non sarebbero stati consapevoli della realizzazione dei verbali e non li avrebbero “letti, approvati e sottoscritti”.

 

Come di solito si fa in occasioni ufficiali. Anziché spiegare per quale motivo una task force così importante si sia riunita “in via informale” e senza rendere conto al Paese delle sue attività, il dicastero lo scorso 19 maggio ha provato a giocare la carta della “privacy”. “Quei brogliacci - si leggeva nella richiesta di chiarimenti - saranno destinati ad essere resi pubblici” e quindi “i soggetti (liberamente) intervenuti agli incontri potrebbero dover essere chiamati a rispondere all’opinione pubblica di posizioni e valutazioni non espresse o comunque malamente interpretate, con il rischio di evidenti e gravi danni all’immagine, e rischierebbero l’esposizione a possibili iniziative anche processuali di soggetti che si pretendano lesi”.

 

Direte voi: ma cosa avranno mai detto di così pericoloso da rischiare querele o denunce? Mistero. Tuttavia per l’avvocatura si presentavano due “problematiche” stringenti. Primo: visto che chi ha redatto i verbali non era stato delegato a farlo, quanto scritto all’interno sarebbe il frutto della sua “percezione” e dunque non sarebbe possibile certificare la correttezza delle “presunte affermazioni” attribuite ai vari partecipanti alle riunioni.

conte boccia speranza

 

Secondo: anche qualora avesse riportato ogni singola virgola, gli esperti “erano consapevoli di partecipare ad incontri informali” ed erano convinti che “dei loro interventi non sarebbe stato redatto alcun verbale”. Non pensavano insomma che un giorno le loro frasi potessero diventare di dominio pubblico.

 

E quindi? Quindi il ministero ha cercato di usare il cavillo di “privacy” per tentare di boicottare l’ostensione dei documenti. L’avvocatura, infatti, prima di fornire i brogliacci avrebbe voluto “omettere i nominativi degli intervenienti e ogni altro elemento che ne consenta l’identificazione”. Oppure, in alternativa, avrebbe voluto chiedere loro l’assenso esplicito alla pubblicazione “delle parti che li riguardano”, cancellandole - ca va sans dire - nel caso in cui avessero negato l’autorizzazione.

 

roberto speranza al senato 1

Se la linea del ministero fosse passata, Bignami avrebbe ricevuto sì i “brogliacci”, ma gli sarebbe stato impossibile capire chi avesse detto cosa. Dunque atti fondamentali per ricostruire la storia del Covid in Italia sarebbero diventati con un tratto di penna carta straccia. Per fortuna però il blitz non è andato in porto. E ieri i verbali sono usciti dalle segrete stanze di Viale Lungotevere Ripa 1 con i soli numeri di telefono e le mail oscurate. Ora non resta che leggerli.

 

Ultimi Dagoreport

donald trump dazi giorgia meloni

DAGOREPORT! ASPETTANDO IL 2 APRILE, QUANDO CALERÀ SULL’EUROPA LA MANNAIA DEI DAZI USA, OGGI AL SENATO LA TRUMPIANA DE’ NOANTRI, GIORGIA MELONI, HA SPARATO UN’ALTRA DELLE SUE SUBLIMI PARACULATE - DOPO AVER PREMESSO IL SOLITO PIPPONE (‘’TROVARE UN POSSIBILE TERRENO DI INTESA E SCONGIURARE UNA GUERRA COMMERCIALE...BLA-BLA’’), LA SCALTRA UNDERDOG DELLA GARBATELLA HA AGGIUNTO: “CREDO NON SIA SAGGIO CADERE NELLA TENTAZIONE DELLE RAPPRESAGLIE, CHE DIVENTANO UN CIRCOLO VIZIOSO NEL QUALE TUTTI PERDONO" - SI', HA DETTO PROPRIO COSI': “RAPPRESAGLIE’’! - SE IL SUO “AMICO SPECIALE” IMPONE DAZI ALLA UE E BRUXELLES REAGISCE APPLICANDO DAZI ALL’IMPORTAZIONE DI MERCI ‘’MADE IN USA’’, PER LA PREMIER ITALIANA SAREBBERO “RAPPRESAGLIE”! MAGARI LA SORA GIORGIA FAREBBE MEGLIO A USARE UN ALTRO TERMINE, TIPO: “CONTROMISURE”, ALL'ATTO DI TRUMP CHE, SE APPLICATO, METTEREBBE NEL GIRO DI 24 ORE IN GINOCCHIO TUTTA L'ECONOMIA ITALIANA…

donald trump cowboy mondo in fiamme giorgia meloni friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT: IL LATO POSITIVO DEL MALE - LE FOLLIE DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HANNO FINALMENTE COSTRETTO GRAN PARTE DEI 27 PAESI DELL'UNIONE EUROPEA, UNA VOLTA PRIVI DELL'OMBRELLO MILITARE ED ECONOMICO DEGLI STATI UNITI, A FARLA FINITA CON L'AUSTERITY DEI CONTI E DI BUROCRATIZZARSI SU OGNI DECISIONE, RENDENDOSI INDIPENDENTI - GLI EFFETTI BENEFICI: LA GRAN BRETAGNA, ALLEATO STORICO DEGLI USA, HA MESSO DA PARTE LA BREXIT E SI E' RIAVVICINATA ALLA UE - LA GERMANIA DEL PROSSIMO CANCELLIERE MERZ, UNA VOLTA FILO-USA, HA GIA' ANNUNCIATO L'ADDIO ALL’AUSTERITÀ CON UN PIANO DA MILLE MILIARDI PER RISPONDERE AL TRUMPISMO - IN FRANCIA, LA RESURREZIONE DELLA LEADERSHIP DI MACRON, APPLAUDITO ANCHE DA MARINE LE PEN – L’UNICO PAESE CHE NON BENEFICIA DI ALCUN EFFETTO? L'ITALIETTA DI MELONI E SCHLEIN, IN TILT TRA “PACIFISMO” PUTINIANO E SERVILISMO A TRUMP-MUSK...

steve witkoff marco rubio donald trump

DAGOREPORT: QUANTO DURA TRUMP?FORTI TURBOLENZE ALLA CASA BIANCA: MARCO RUBIO È INCAZZATO NERO PER ESSERE STATO DI FATTO ESAUTORATO, COME SEGRETARIO DI STATO, DA "KING DONALD" DALLE TRATTATIVE CON L'UCRAINA (A RYAD) E LA RUSSIA (A MOSCA) - IL REPUBBLICANO DI ORIGINI CUBANE SI È VISTO SCAVALCARE DA STEVE WITKOFF, UN IMMOBILIARISTA AMICO DI "KING DONALD", E GIA' ACCAREZZA L'IDEA DI DIVENTARE, FRA 4 ANNI, IL DOPO-TRUMP PER I REPUBBLICANI – LA RAGIONE DELLA STRANA PRUDENZA DEL TYCOON ALLA VIGILIA DELLA TELEFONATA CON PUTIN: SI VUOLE PARARE IL CULETTO SE "MAD VLAD" RIFIUTASSE IL CESSATE IL FUOCO (PER LUI SAREBBE UNO SMACCO: ALTRO CHE UOMO FORTE, FAREBBE LA FIGURA DEL ''MAGA''-PIRLA…)

giorgia meloni keir starmer donald trump vignetta giannelli

DAGOREPORT - L’ULTIMA, ENNESIMA E LAMPANTE PROVA DI PARACULISMO POLITICO DI GIORGIA MELONI SI È MATERIALIZZATA IERI AL VERTICE PROMOSSO DAL PREMIER BRITANNICO STARMER - AL TERMINE, COSA HA DETTATO ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' ALLA STAMPA ITALIANA INGINOCCHIATA AI SUOI PIEDI? “NO ALL’INVIO DEI NOSTRI SOLDATI IN UCRAINA” - MA STARMER NON AVEVA MESSO ALL’ORDINE DEL GIORNO L’INVIO “DI UN "DISPIEGAMENTO DI SOLDATI DELLA COALIZIONE" SUL SUOLO UCRAINO (NON TUTTI I "VOLENTEROSI" SONO D'ACCORDO): NE AVEVA PARLATO SOLO IN UNA PROSPETTIVA FUTURA, NELL'EVENTUALITÀ DI UN ACCORDO CON PUTIN PER IL ‘’CESSATE IL FUOCO", IN MODO DA GARANTIRE "UNA PACE SICURA E DURATURA" - MA I NODI STANNO ARRIVANDO AL PETTINE DI GIORGIA: SULLA POSIZIONE DEL GOVERNO ITALIANO AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO DEL 20 E 21 MARZO SULL'UCRAINA, LA PREMIER CERCHIOBOTTISTA STA CONCORDANDO GLI ALLEATI DELLA MAGGIORANZA UNA RISOLUZIONE COMUNE PER IL VOTO CHE L'ATTENDE MARTEDÌ E MERCOLEDÌ IN SENATO E ALLA CAMERA, E TEME CHE AL TRUMPUTINIANO SALVINI SALTI IL GHIRIBIZZO DI NON VOTARE A FAVORE DEL GOVERNO… 

picierno bonaccini nardella decaro gori zingaretti pina stefano dario antonio giorgio nicola elly schlein

DAGOREPORT - A CONVINCERE GLI EUROPARLAMENTARI PD A NON VOTARE IN MASSA A FAVORE DEL PIANO “REARM EUROPE”, METTENDO COSI' IN MINORANZA ELLY SCHLEIN (E COSTRINGERLA ALLE DIMISSIONI) È STATO UN CALCOLO POLITICO: IL 25 MAGGIO SI VOTA IN CINQUE REGIONI CHIAVE (CAMPANIA, MARCHE, PUGLIA, TOSCANA E VENETO) E RIBALTARE IL PARTITO ORA SAREBBE STATO L'ENNESIMO SUICIDIO DEM – LA RESA DEI CONTI TRA “BELLICISTI” E “PACIFINTI”, TRA I SINISTR-ELLY E I RIFORMISTI, È SOLO RINVIATA (D'ALTRONDE CON QUESTA SEGRETERIA, IL PD E' IRRILEVANTE, DESTINATO A RESTARE ALL'OPPOSIZIONE PER MOLTI ANNI)