giorgia meloni tv tg1 tg5

TELE-GIORGIA: MELONI A RETE UNIFICATE!  - LA DUCETTA, IN DIFFICOLTÀ PER IL BOOMERANG COMUNICATIVO SULLA GESTIONE DELLA QUESTIONE ACCISE, SI FA INTERVISTARE IN PARALLELO DA TG1 E TG5 PER RISPONDERE ALLE POLEMICHE: RIVENDICA LA SCELTA POLITICA, MA IPOTIZZA UN TAGLIO ALLE TASSE SE I PREZZI SALIRANNO. POI DIFENDE I BENZINAI (INSIEME A TASSISTI E BALNEARI, ZOCCOLO DURO DELL’ELETTORATO DI CENTRODESTRA): “NON VOGLIAMO FARE LO SCARICABARILE, MA BASTA MISTIFICAZIONI” – E ANCHE “IL GIORNALE” DI BERLUSCONI (ANCORA PER POCO) MENA: “LA PUNTATA MONOGRAFICA DEI SUOI APPUNTI SOCIAL, INFATTI, NON SOLO NON HA SOPITO LA POLEMICA, MA L'HA PERSINO INASPRITA”

 

 

1. GIORGIA "CHIAMA" I TG E FA IL CONCLAVE DI FDI FURIA CONTRO I FORZISTI

Estratto dell’articolo di Giacomo Salvini per “il Fatto quotidiano”

 

giorgia meloni al tg1

Il video sui social in cui voleva "fare chiarezza" è stato un boomerang. Giorgia Meloni lo sa. E quindi, nel suo bunker di Palazzo Chigi, la presidente del Consiglio decide di "chiamare" il Tg1 e il Tg5 per concedere due interviste in prima serata e rispondere alle polemiche sul mancato taglio delle accise sui carburanti e sullo sciopero dei benzinai. Una mossa che dà il senso della difficoltà della premier.

 

CARO BENZINA

Le immagini delle file ai distributori per accaparrarsi l'ultimo litro prima della serrata sarebbero devastanti. A Palazzo Chigi le temono. Così, di fronte alle telecamere, Meloni rivendica la scelta politica ("avevamo 10 miliardi, abbiamo aiutato i più deboli"), ipotizza il taglio se salirà il prezzo e ci saranno maggiori entrate dall'Iva e prova a difendere i benzinai: "Non vogliamo fare lo scaricabarile, ma basta mistificazioni".

 

Infine accusa l'opposizione di dire bugie sul prezzo della benzina e replica a chi l'accusa di aver promesso il taglio delle accise in campagna elettorale: "Non era nel programma, parlavamo di sterilizzazione. L'opposizione ritenti". Che Meloni sia all'angolo lo si capisce anche da un'altra frase emblematica che pronuncia alle tv nel cortile di Palazzo Chigi: "Ho paura di non riuscire a raccontare agli italiani cosa sta facendo il governo". […]

 

giorgia meloni al tg5

2. MELONI IN DIRETTA TV MODIFICA IL DECRETO: «TAGLIO DELLE ACCISE CON PIÙ GETTITO IVA»

Adalberto Signore per “il Giornale”

 

Già dalle prime ore della mattina, Giorgia Meloni ha ben chiaro quanto sia stata inefficace la controffensiva del giorno prima sul delicatissimo tema del caro-benzina. La puntata monografica dei suoi appunti social, infatti, non solo non ha sopito la polemica, ma l'ha persino inasprita.

 

berlusconi meloni salvini alle consultazioni

Così, verso ora di pranzo, a Palazzo Chigi inizia a circolare la voce di una possibile conferenza stampa pomeridiana della premier, ipotesi che viene poi accantonata. Meglio, secondo la presidente del Consiglio, due interviste a Tg1 e Tg5.

 

Diverse ma in parallelo. I due telegiornali, infatti, aprono l'edizione delle 20 con la premier. Non è tecnicamente un messaggio a reti unificate, ma - coprendo quasi dieci milioni di ascoltatori per uno share complessivo di oltre il 47% (dati Auditel dell'11 gennaio)- poco ci manca. Nel messaggio di fine anno dello scorso 31 dicembre, infatti, Sergio Mattarella ha fatto registrare 10 milioni e 643mila spettatori.

 

starsky e hutcheese meme di carli su meloni salvini e accise

L'obiettivo di Meloni, ovviamente, è quello di spiegare le ragioni del mancato taglio delle accise e dell'impennata del prezzo della benzina. Ribattere a quelle che la premier definisce «mistificazioni» e ribadire che «in campagna elettorale non ho mai parlato di taglio delle accise».

 

Nel programma di Fdi, dice, «si parla di sterilizzazione delle accise». Il che significa che «se il prezzo sale oltre una determinata soglia, quello che lo Stato incassa in più dall'Iva verrà utilizzato per abbassarlo». Un concetto su cui la premier si sofferma non certo casualmente, visto che qualche ora prima lo stesso ragionamento lo aveva fatto il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti. A 48 ore dal via libera la decreto Trasparenza, infatti, Palazzo Chigi è costretto a tornare sui suoi passi e rimettere mano al provvedimento contemplando espressamente un intervento sul costo della benzina qualora l'extragettito derivante dall'Iva lo consenta.

 

il video del 2019 di giorgia meloni sulle accise 3

Non è il taglio delle accise, ma di certo è un passo nella direzione auspicata da Lega e Forza Italia, oltre che dai gestori. Un cambio di linea rispetto a martedì, quando l'unico obiettivo del decreto era fare fronte a rincari dovuti essenzialmente alla speculazione.

Anche perché il prossimo passo è quello di convincere i benzinai a congelare lo sciopero. Un'agitazione che rischia di esacerbare gli animi degli utenti, già alle prese da settimane con il caro-prezzi.

 

Di qui, la scelta di tendere la mano ai gestori, che la premier incontrerà oggi a Palazzo Chigi «per dirgli che non c'è alcuna volontà di fare scaricabarile».

 

SILVIO BERLUSCONI - GIORGIA MELONI - MATTEO SALVINI - BY EDOARDO BARALDI

L'obiettivo, insomma, è quello di mettere un freno al caos di questi giorni, dovuto all'aver sottovalutato l'impatto del caro benzina sull'opinione pubblica e all'aver derubricato il tutto a un fenomeno speculativo (che, anche se davvero lo fosse, non costituisce certo una buona ragione per supporre che i cittadini non ne chiedano conto al governo di turno). Peraltro, a breve ci sarà un altro banco di prova importante se, come pare, il governo si sta preparando a ratificare il Mes (ieri Meloni ha incontrato i vertici del Meccanismo europeo di stabilità auspicando «correttivi», ma il via libera dell'Italia non sembra in discussione).

 

Resta sullo sfondo, invece, il dossier migranti, più di appeal per l'elettorato di centrodestra. A Palazzo Chigi, infatti, si continua a lavorare su un viaggio di Meloni in Libia dal valore anche simbolico. Mentre sul fronte gas è già in agenda per il 22 e 23 gennaio una visita di Stato in Algeria.

berlusconi salvini meloni al quirinale per le consultazioni MEME DI AZIONE SUL CARO BENZINA E GIORGIA MELONIrincari benzina dieselrincari benzina diesel 3rincari benzina diesel 4

Ultimi Dagoreport

donald trump dazi giorgia meloni

DAGOREPORT! ASPETTANDO IL 2 APRILE, QUANDO CALERÀ SULL’EUROPA LA MANNAIA DEI DAZI USA, OGGI AL SENATO LA TRUMPIANA DE’ NOANTRI, GIORGIA MELONI, HA SPARATO UN’ALTRA DELLE SUE SUBLIMI PARACULATE - DOPO AVER PREMESSO IL SOLITO PIPPONE (‘’TROVARE UN POSSIBILE TERRENO DI INTESA E SCONGIURARE UNA GUERRA COMMERCIALE...BLA-BLA’’), LA SCALTRA UNDERDOG DELLA GARBATELLA HA AGGIUNTO: “CREDO NON SIA SAGGIO CADERE NELLA TENTAZIONE DELLE RAPPRESAGLIE, CHE DIVENTANO UN CIRCOLO VIZIOSO NEL QUALE TUTTI PERDONO" - SI', HA DETTO PROPRIO COSI': “RAPPRESAGLIE’’! - SE IL SUO “AMICO SPECIALE” IMPONE DAZI ALLA UE E BRUXELLES REAGISCE APPLICANDO DAZI ALL’IMPORTAZIONE DI MERCI ‘’MADE IN USA’’, PER LA PREMIER ITALIANA SAREBBERO “RAPPRESAGLIE”! MAGARI LA SORA GIORGIA FAREBBE MEGLIO A USARE UN ALTRO TERMINE, TIPO: “CONTROMISURE”, ALL'ATTO DI TRUMP CHE, SE APPLICATO, METTEREBBE NEL GIRO DI 24 ORE IN GINOCCHIO TUTTA L'ECONOMIA ITALIANA…

donald trump cowboy mondo in fiamme giorgia meloni friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT: IL LATO POSITIVO DEL MALE - LE FOLLIE DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HANNO FINALMENTE COSTRETTO GRAN PARTE DEI 27 PAESI DELL'UNIONE EUROPEA, UNA VOLTA PRIVI DELL'OMBRELLO MILITARE ED ECONOMICO DEGLI STATI UNITI, A FARLA FINITA CON L'AUSTERITY DEI CONTI E DI BUROCRATIZZARSI SU OGNI DECISIONE, RENDENDOSI INDIPENDENTI - GLI EFFETTI BENEFICI: LA GRAN BRETAGNA, ALLEATO STORICO DEGLI USA, HA MESSO DA PARTE LA BREXIT E SI E' RIAVVICINATA ALLA UE - LA GERMANIA DEL PROSSIMO CANCELLIERE MERZ, UNA VOLTA FILO-USA, HA GIA' ANNUNCIATO L'ADDIO ALL’AUSTERITÀ CON UN PIANO DA MILLE MILIARDI PER RISPONDERE AL TRUMPISMO - IN FRANCIA, LA RESURREZIONE DELLA LEADERSHIP DI MACRON, APPLAUDITO ANCHE DA MARINE LE PEN – L’UNICO PAESE CHE NON BENEFICIA DI ALCUN EFFETTO? L'ITALIETTA DI MELONI E SCHLEIN, IN TILT TRA “PACIFISMO” PUTINIANO E SERVILISMO A TRUMP-MUSK...

steve witkoff marco rubio donald trump

DAGOREPORT: QUANTO DURA TRUMP?FORTI TURBOLENZE ALLA CASA BIANCA: MARCO RUBIO È INCAZZATO NERO PER ESSERE STATO DI FATTO ESAUTORATO, COME SEGRETARIO DI STATO, DA "KING DONALD" DALLE TRATTATIVE CON L'UCRAINA (A RYAD) E LA RUSSIA (A MOSCA) - IL REPUBBLICANO DI ORIGINI CUBANE SI È VISTO SCAVALCARE DA STEVE WITKOFF, UN IMMOBILIARISTA AMICO DI "KING DONALD", E GIA' ACCAREZZA L'IDEA DI DIVENTARE, FRA 4 ANNI, IL DOPO-TRUMP PER I REPUBBLICANI – LA RAGIONE DELLA STRANA PRUDENZA DEL TYCOON ALLA VIGILIA DELLA TELEFONATA CON PUTIN: SI VUOLE PARARE IL CULETTO SE "MAD VLAD" RIFIUTASSE IL CESSATE IL FUOCO (PER LUI SAREBBE UNO SMACCO: ALTRO CHE UOMO FORTE, FAREBBE LA FIGURA DEL ''MAGA''-PIRLA…)

giorgia meloni keir starmer donald trump vignetta giannelli

DAGOREPORT - L’ULTIMA, ENNESIMA E LAMPANTE PROVA DI PARACULISMO POLITICO DI GIORGIA MELONI SI È MATERIALIZZATA IERI AL VERTICE PROMOSSO DAL PREMIER BRITANNICO STARMER - AL TERMINE, COSA HA DETTATO ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' ALLA STAMPA ITALIANA INGINOCCHIATA AI SUOI PIEDI? “NO ALL’INVIO DEI NOSTRI SOLDATI IN UCRAINA” - MA STARMER NON AVEVA MESSO ALL’ORDINE DEL GIORNO L’INVIO “DI UN "DISPIEGAMENTO DI SOLDATI DELLA COALIZIONE" SUL SUOLO UCRAINO (NON TUTTI I "VOLENTEROSI" SONO D'ACCORDO): NE AVEVA PARLATO SOLO IN UNA PROSPETTIVA FUTURA, NELL'EVENTUALITÀ DI UN ACCORDO CON PUTIN PER IL ‘’CESSATE IL FUOCO", IN MODO DA GARANTIRE "UNA PACE SICURA E DURATURA" - MA I NODI STANNO ARRIVANDO AL PETTINE DI GIORGIA: SULLA POSIZIONE DEL GOVERNO ITALIANO AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO DEL 20 E 21 MARZO SULL'UCRAINA, LA PREMIER CERCHIOBOTTISTA STA CONCORDANDO GLI ALLEATI DELLA MAGGIORANZA UNA RISOLUZIONE COMUNE PER IL VOTO CHE L'ATTENDE MARTEDÌ E MERCOLEDÌ IN SENATO E ALLA CAMERA, E TEME CHE AL TRUMPUTINIANO SALVINI SALTI IL GHIRIBIZZO DI NON VOTARE A FAVORE DEL GOVERNO… 

picierno bonaccini nardella decaro gori zingaretti pina stefano dario antonio giorgio nicola elly schlein

DAGOREPORT - A CONVINCERE GLI EUROPARLAMENTARI PD A NON VOTARE IN MASSA A FAVORE DEL PIANO “REARM EUROPE”, METTENDO COSI' IN MINORANZA ELLY SCHLEIN (E COSTRINGERLA ALLE DIMISSIONI) È STATO UN CALCOLO POLITICO: IL 25 MAGGIO SI VOTA IN CINQUE REGIONI CHIAVE (CAMPANIA, MARCHE, PUGLIA, TOSCANA E VENETO) E RIBALTARE IL PARTITO ORA SAREBBE STATO L'ENNESIMO SUICIDIO DEM – LA RESA DEI CONTI TRA “BELLICISTI” E “PACIFINTI”, TRA I SINISTR-ELLY E I RIFORMISTI, È SOLO RINVIATA (D'ALTRONDE CON QUESTA SEGRETERIA, IL PD E' IRRILEVANTE, DESTINATO A RESTARE ALL'OPPOSIZIONE PER MOLTI ANNI)