TELECOM-MEDIA! - CHI VA PER PRIMO A CASA, PATUANO O BERNABE’? - SE IL FARAONE PIÙ AMATO DAGLI AMERICANI (CIA IN PRIMA FILA) LA SPUNTA, BERNABÈ RESTA UNICO DOMINUS – MA PATUANO È STATO MESSO DA NAGEL IN NOME DI MEDIOBANCA E GENERALI CHE, IN DUPLEX CON LO SPAGNOLO ALIERTA, PRIMA AZIONISTA DI TELCO, PROVERÀ A SFIDUCIARE ENTRO DICEMBRE BEBÈ….

Massimo Mucchetti per il "Corriere della Sera"

Smantellare Telecom Italia o rilanciarla nel mondo? Concludere in una liquidazione la madre di tutte le privatizzazioni o reagire alle avverse fortune dell'Occidente ripartendo da quel Sudamerica, esplorato per primo dallo Stato imprenditore? Questo è il dilemma che il consiglio di amministrazione dell'ex monopolio dei telefoni dovrà sciogliere quando, giovedì 6 dicembre, il presidente Franco Bernabè proporrà il ritorno a politiche espansive con l'acquisizione della Global Village Telecom, in sigla Gvt, il gruppo brasiliano attivo nella telefonia fissa controllato dalla francese Vivendi.

La tentazione di smantellare Telecom, va detto, è grande ancorché non dichiarata: chi la coltiva sa di non poterne fare una bandiera. Meglio seguire in silenzio la politica del carciofo. Una foglia oggi, l'altra domani. Con un po' di fortuna, nel cassetto potrebbe rimanere un tesoretto. L'idea parte dal debito. Durante il consiglio del 9 novembre Bernabè ha avvertito che la riduzione del debito rallenterà: i margini per il taglio dei costi si vanno riducendo mentre la recessione aggrava la naturale erosione dei ricavi domestici dovuta a tecnologie e concorrenza.

Quel giorno, il valore d'impresa, debiti compresi, del gruppo Telecom era pari a 44 miliardi. Se la rete ne vale 15, il Sudamerica altrettanti e le attività operative italiane una ventina, lo spezzatino si può fare. Totale o parziale a seconda dei gusti. Rimarrebbe una rete di telecomunicazioni in monopolio a proprietà privata o mista nel caso entri la Cassa depositi e prestiti, la dimensione multinazionale svanirebbe, le operazioni domestiche verrebbero svolte da qualche colosso internazionale.

Forse, Generali, Mediobanca e Intesa Sanpaolo potrebbero evitare una terza svalutazione della loro partecipazione indiretta in Telecom. Ma sarebbe una ben magra consolazione per il Paese che, con lo spezzatino, perderebbe un'altra delle sue pochissime grandi aziende complesse.

A un tale esito, d'altra parte, Telecom può arrivare anche in seguito a una deriva immobilista. Ma il Brasile può consentire di scongiurarlo. La conglomerata multinazionale francese Vivendi, soffocata dai debiti, ha messo in vendita Gvt. Chiede 9 miliardi. Probabilmente troppi. A 5-6 miliardi si può ragionare. Tim Brasil, un gioiellino, potrebbe pure indebitarsi per questa acquisizione, ma non più di tanto. Servirebbero, dunque, mezzi freschi per crescere. Di qui l'aumento di capitale di 3 miliardi di cui si parla. Ed è a questo punto che entra in scena Neguib Sawiris.

Ricco di 4,8 miliardi di euro di liquidità derivante dalla cessione del gruppo Orascom ai russi (che così sono ora i padroni di Wind), Sawiris dice di voler fare dell'Italia il nuovo teatro dei suoi investimenti. Nell'Egitto dei Fratelli musulmani, lui, cristiano copto, ha tenuto ormai poco. È dunque pronto - e l'ha messo per iscritto nelle due pagine al presidente Bernabè - a sottoscrivere in tutto o in parte un aumento di capitale di Telecom per finanziare l'acquisizione di Gvt.

A Sawiris va bene la presidenza Bernabè. Non troppo bene Marco Patuano amministratore delegato. Se si arrivasse a un accordo, il magnate egiziano gradirebbe nuovi gerenti operativi, magari pescati nella nidiata Wind che i russi hanno mandato via. Gli orientamenti di Sawiris possono spiegare la linea istituzionale tenuta fin qui da Bernabè, nettamente diversa dal no già opposto da Patuano alla ricapitalizzazione. Ma adesso la parola sta per passare ai soci della Telco, la indebitatissima holding che detiene il 23% di Telecom.

Questi sembrano avere risorse scarse e altre priorità: Generali sta cercando i soldi per liquidare l'oligarca ceco Kellner, Mediobanca intende ridurre le partecipazioni, Intesa Sanpaolo deve fronteggiare le ferite inferte dalla recessione al portafoglio crediti. E Telefonica, investita dal tracollo della Spagna, teme insidie in Sudamerica, il suo mercato migliore.

Si dice che Cesar Alierta intraveda dietro Sawiris la sagoma panciuta di Carlos Slim, il boss di America Movil, suo arcinemico, nonostante l'egiziano gli offra prelazioni sulla sua eventuale quota di Telecom. Ma il nodo vero è che, Slim a parte, Telefonica non vuole una Telecom Italia più forte in Sudamerica, e dunque non vuole Gvt. E anche per questo ieri il suo direttore finanziario, Angel Vila ha ribadito di voler restare nella compagnia italiana.

La mossa di Sawiris può avere l'effetto di costringere tutti a mettere le carte in tavola. Se Gvt è un'opzione promettente, compito degli amministratori non è domandarsi che cosa preferiscano i loro grandi elettori, ma trovare i soldi e chiamare l'assemblea a decidere quanto di sua competenza. L'offerta di Sawiris non sarà certo l'unica strada possibile, ma esiste e non è eterna. Si dice spiri a Natale, benché tutto sia negoziabile se si intravede un percorso nuovo.

Per esempio, sciogliendo Telco, si potrebbe stipulare una nuova alleanza tra i soci italiani, un po' diluiti in seguito all'aumento di capitale, ma rafforzati dalla convergenza con il gruppo Fossati che ieri si è schierato con Bernabè e il nuovo azionista mediorientale, che non è in conflitto d'interessi come gli spagnoli e che può anche limitarsi a sottoscrivere soltanto una parte della nuova emissione di azioni Telecom.

I patti di Telco scadono nel 2015. C'è una finestra d'uscita che può essere attivata nei primi mesi del 2014. Ma in ogni caso le banche d'affari come Mediobanca sono state inventate proprio per risolvere questi problemi. Sempre che l'idea sia quella di rilanciare Telecom Italia e non di bloccarla sotto il tallone di una holding, Telco, che ha perso la sua ragion d'essere. Ammesso che l'abbia mai avuta.

 

 

MARCO PATUANO E FRANCO BERNABE ALBERTO NAGEL PATUANO Franco BernabèALIERTA Samih Sawiris

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni donald trump joe biden

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI, FORSE PER LA PRIMA VOLTA DA QUANDO È A PALAZZO CHIGI, È FINITA IN UN LABIRINTO. E NON SA DAVVERO COME USCIRNE. STAI CON NOI TRUMPIANI O CONTRO DI NOI? CI METTI LA FACCIA O NO? IL BRITANNICO NEO-MAGA NIGEL FARAGE HA DICHIARATO CHE AVREBBE PREFERITO CHE MELONI PRENDESSE POSIZIONI PIÙ DURE CONTRO L’UNIONE EUROPEA, ALTRO SEGNALE: COME MAI ANDREA STROPPA, TOYBOY DELL'ADORATO MUSK, SPINGE SU X PER IL RITORNO DI SALVINI AL VIMINALE? VUOLE PER CASO COSTRINGERMI A USCIRE ALLO SCOPERTO? OGGI È ARRIVATA UN'ALTRA BOTTA AL SISTEMA NERVOSO DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA LEGGENDO LE DICHIARAZIONI DI JORDAN BARDELLA, IL PRESIDENTE DEL PARTITO DI MARINE LE PEN, CHE HA TROVATO L’OCCASIONE DI DARSI UNA RIPULITA PRENDENDO AL VOLO IL "GESTO NAZISTA" DI BANNON PER ANNULLARE IL SUO DISCORSO ALLA CONVENTION DEI TRUMPIANI A WASHINGTON - E ADESSO CHE FA L’EX COCCA DI BIDEN, DOMANI POMERIGGIO INTERVERRÀ LO STESSO IN VIDEO-CONFERENZA?

marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT - L’INTERVISTA RILASCIATA DA MARINA BERLUSCONI AL “FOGLIO” HA MANDATO IN TILT FORZA ITALIA E SOPRATTUTTO TAJANI - IL VICEPREMIER HA REAGITO IN MODO SCOMPOSTO: “NON ABBIAMO BISOGNO DI NESSUNA SVEGLIA. MARINA FA BENE A DIRE CIÒ CHE PENSA MA NON CI HA MAI CHIESTO NÉ IMPOSTO NULLA. QUANTO DETTO DA LEI NON ERA RIVOLTO A FORZA ITALIA” - NEL PARTITO MONTA LA FRONDA VERSO LA FAMIGLIA BERLUSCONI E C’E’ CHI PENSA DI POTERSI EMANCIPARE UNA VOLTA PER TUTTE (MAGARI TROVANDO UN FINANZIATORE DISPOSTO AD ACCOLLARSI I 99 MILIONI DI FIDEJUSSONI GARANTITE DALLA DINASTY DI ARCORE) - AVVISO ALLA "SINISTRA" MARINA: NEL WEEKEND VERRA’ CONDOTTO UN SONDAGGIO RISERVATO PER TESTARE L’APPREZZAMENTO DEL SIMBOLO DI FORZA ITALIA SENZA LA PAROLA “BERLUSCONI”…

giuseppe conte elly schlein

LE INSOSTENIBILI DICHIARAZIONI FILO-TRUMP DI CONTE HANNO MANDATO IN TILT SCHLEIN - TRA I DUE SAREBBE PARTITA UNA TELEFONATA BURRASCOSA IN CUI LA SEGRETARIA DEM AVREBBE FATTO CAPIRE A PEPPINIELLO CHE SE CONTINUA COSÌ IL M5S CROLLERÀ AL 7% - ELLY DEVE FARE I CONTI CON L’AUT AUT DI CALENDA E CON LA MINORANZA CATTO-DEM IN SUBBUGLIO CONTRO CONTE – PEPPINIELLO TIRA DRITTO: PARLA ALLA PANCIA DEI 5 STELLE E ABBRACCIA LA LINEA ANTI-DEM DI TRAVAGLIO SU RUSSIA E TRUMP. MA "LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO" SA BENISSIMO CHE, SENZA UN ACCORDO COL PD, A PARTIRE DAL PROSSIMO VOTO REGIONALE, NON VA DA NESSUNA PARTE…

elon musk donald trump caveau oro

DAGOREPORT - ALTA TENSIONE TRA IL MONDO FINANZIARIO AMERICANO E KING TRUMP - PRIMA DI DICHIARARE GUERRA A WASHINGTON, I GRANDI FONDI E I COLOSSI BANCARI ASPETTANO CHE TRUMP E MUSK CACCINO IL PRESIDENTE DELLA FEDERAL RESERVE  PER IMPORRE I BITCOIN COME RISERVA NAZIONALE. UNA MONETA DIGITALE E SOVRANAZIONALE CHE AFFOSSEREBBE IL DOLLARO, E QUINDI L'ECONOMIA USA. E GOLDMAN SACHS SI PORTA AVANTI CONSIGLIANDO DI INVESTIRE IN ORO - LE RIPERCUSSIONI PER L'ITALIA: MELONI SA CHE I GRANDI FONDI, SE VOLESSERO, POTREBBERO MANDARE GAMBE ALL'ARIA IL DEBITO TRICOLORE...

luca zaia marina berlusconi matteo salvini il foglio

FLASH – PARE CHE LUCA ZAIA, DOPO AVER LETTO L’INTERVISTA-MANIFESTO RILASCIATA DA MARINA BERLUSCONI AL “FOGLIO”, ABBIA COMMENTATO SODDISFATTO: “QUESTA C’HA LE PALLE”. IL SEGRETARIO DELLA "LIGA VENETA", ALBERTO STEFANI, AVREBBE SUBITO RIFERITO IL COMMENTO DEL “DOGE” A SALVINI. COME L'HA PRESA L'EX TRUCE DEL PAPEETE? NON HA GRADITO L’ENDORSEMENT PER LA “CAVALIERA”: QUESTA VOLTA LA TISANELLA CHE CONSIGLIA SEMPRE AI "SINISTRELLI ROSICONI" L'HA DOVUTA BERE LUI, PER PLACARSI…