ANCHE TRUMP HA RINUNCIATO A FARE LA PACE IN UCRAINA IN 24 ORE – IL TYCOON HA CAPITO CHE LA TRATTATIVA È DELICATA E DURERÀ ALMENO QUALCHE MESE. LA SUA STRATEGIA È UN MIX DI FRASI GENTILI E MINACCE: DA UN LATO VUOLE BLANDIRE PUTIN ACCANTONANDO LE OFFESE DI BIDEN (“MACELLAIO”, “CRIMINALE”, ECCETERA). DALL’ALTRO USA L’ARMA DELLE SANZIONI, CHE PERÒ APPARE SEMPRE PIÙ SPUNTATA – IL RUOLO DI MARCO RUBIO: IL SEGRETARIO DI STATO NOMINATO PRATICAMENTE ALL’UNANIMITÀ (99 VOTI SU 100 AL SENATO). PUÒ CONTARE SU UN CONSENSO BIPARTISAN E LA SUA OPINIONE È CHIARA (“NON SI PUÒ ABBANDONARE L’UCRAINA”)
UCRAINA: TRUMP, 'VOGLIO INCONTRARE IL PRESIDENTE PUTIN MOLTO PRESTO'
ZELENSKY - DONALD TRUMP - FOTO LAPRESSE - 2
(Adnkronos) - "Voglio incontrare il presidente Putin molto presto". A dichiararlo, intervenendo a Davos, è stato il presidente americano Donald Trump. "Per evitare ulteriori perdite di vite umane", ha aggiunto. "E' una vera e propria carneficina. Dobbiamo fermare questa guerra".
USA: TRUMP, 'PUTIN VOLEVA DENUCLEARIZZAZIONE, DISCUSSA ANCHE CON CINA'
(Adnkronos) - "Putin voleva la denuclearizzazione" e sul tema ha avuto anche "una buona conversazione con la Cina". Lo ha dichiarato il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, intervenuto in video durante il World Economic Forum di Davos. Il tycoon ha ricordato di aver avuto una conversazione a riguardo con il presidente russo nel 2020, poco prima delle elezioni perse a discapito di Joe Biden.
TRUMP, L'UCRAINA È PRONTA A FARE UN ACCORDO PER FINIRE LA GUERRA
(ANSA) - "L'Ucraina è pronta a un accordo per la fine della guerra. La guerra non sarebbe dovuta iniziare. Molte più persone sono morte di quanto viene detto". Lo ha detto Donald Trump.
QUAL È LO SCHEMA DI TRUMP (CON RUBIO) PER SPINGERE PUTIN E ZELENSKY A TRATTARE. L'ARMA DEL "CONTATTO DIRETTO" CON LO ZAR
Estratto dell’articolo di Giuseppe Sarcina per www.corriere.it
[…] La strategia […] è abbozzata. E ieri lo stesso presidente ha messo in chiaro alcuni punti fermi, intimando a Putin di terminare questo «stupido» conflitto, se vuole evitare un'altra ondata di sanzioni. Nelle scorse settimane il team di Kellogg aveva trasmesso più o meno lo stesso messaggio alle controparti di Mosca.
Primo: la nuova Amministrazione è disponibile a trattare, ma non a spacciare la resa incondizionata dell'Ucraina per un accordo di pace.
Secondo: Washington è pronta ad affrontare il tema della sicurezza complessiva nell'Est Europa, compresa le esigenze di sicurezza sollevate dal Cremlino.
Terzo: tutto ciò non significa accettare il metodo delle invasioni unilaterali e, appunto, le «stupide» guerre che ne derivano.
Lo schema di Kellogg è stato poi integrato dal contributo del neo Segretario di Stato, Marco Rubio. La nomina dell'ex parlamentare della Florida è stata ratificata dal Senato, il 21 gennaio scorso, praticamente all'unanimità: 99 voti su 100.
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Un particolare che naturalmente non è sfuggito né ai russi né agli ucraini. Rubio può contare sul consenso bipartisan di repubblicani e democratici, in un modo che ha pochi precedenti. […]
Nella sua audizione al Congresso, Rubio si è sintonizzato con l'atteggiamento largamente maggioritario tra deputati e senatori, repubblicani compresi: non si può lasciare l'Ucraina nelle mani di Putin.
Anche perché una delle conseguenze immediate sarebbe l'occupazione di Taiwan da parte della Cina. Nello stesso tempo, Rubio ha spiegato che la Russia e soprattutto l'Ucraina devono accettare «delle concessioni». La pace sarà il frutto di un compromesso.
Ora bisognerà capire quale sarà il punto di caduta della trattativa. Trump ha aggiunto un passaggio fondamentale. La nuova Casa Bianca vuole accantonare i giudizi di valore su Putin, che torna a essere il «presidente» della Russia.
Dimenticati gli appellativi usati da Joe Biden e dallo stesso Volodymyr Zelensky: «macellaio», «criminale» e così via. Il cambio di passo, però, non va equivocato. Ora Trump si aspetta una mossa di sostanza da Putin: le frasi gentili e i complimenti non bastano. In caso contrario gli Stati Uniti minacciano una rappresaglia economica non ben precisata.
L'obiezione di diversi analisti è che l'arma dei dazi sembra spuntata. Ma attenzione, finora americani e occidentali hanno evitato di colpire direttamente gli altri partner commerciali russi, a cominciare dalla Cina. L'avvertimento di Trump, quindi, non è indirizzato solo a Mosca.
Il presidente Usa conta di evitare l'escalation con il contatto diretto con Putin: la famosa telefonata cui stanno lavorando gli sherpa dell'una e dell'altra parte.
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