1- LO STRANO SILENZIO DEI MINISTRI TECNICI SUL TIRO AL BERSAGLIO CONTRO IL PIO RAPPRESENTANTE DI SANT’EGIDIO ANDREA RICCARDI, L'UOMO PER CUI VELTRONI ("SE MONTI NON VA AL COLLE, A PALAZZO CHIGI CI ANDRA' LUI") IMMAGINA UN FUTURO DA PREMIER 2- E POI L’USCITA DA SANTORO CON CUI CARLO DE BENEDETTI HA AFFETTATO CULATELLO BERSANI E UCCELLATO PASSERA. QUINDI LA STRANA INTERVISTA DEL MAGO DALEMIX CHE AFFIDA AL ‘CORRIERE’ LA SUA GUIDA DI ISTRUZIONI ALLA PROSSIMA LEGISLATURA. ESSI’: LA CORSA AL DOPO-MONTI SEMBRA DIVENTATA ‘DIECI PICCOLI INDIANI’ DI AGATHA CHRISTIE 3-CHI RESISTERA' FINO ALLA FINE? SUPERMARIO, CERTO. MA ANCHE CORRADINO PASSERA. CHE CERCA AMICI A SINISTRA AL PUNTO DA SORPRENDERE PER “AFFETTUOSITA’” ANCHE VALENTINO PARLATO, CON CUI HA PARLATO AL TELEFONO GIORNI FA: “STIAMO FACENDO IL POSSIBILE PER GARANTIRE IL PLURALISMO, CARO PARLATO. IO STO COL ‘’MANIFESTO’’. SE CHIUDE È UNA SCONFITTA ANCHE PER ME, SA?” (SLURP, SLURP!)

Tommaso Labate per il Riformista

Quarantasei senatori del Pdl "sfiduciano" Andrea Riccardi senza che gli altri Professori reagiscano. Massimo D'Alema affida al Corriere la sua guida di istruzioni alla prossima legislatura. Carlo De Benedetti stronca la candidatura a premier di Bersani. La corsa al 2013 è cominciata. E assomiglia sempre più a Dieci piccoli indiani.
Si tratta di tre episodi separati, ovviamente. Ma tutti e tre hanno a che fare con la scelta dell'inquilino di Palazzo Chigi nella prossima legislatura.

Per capire che cosa c'entri tutto questo con Andrea Riccardi bisogna fare un passo indietro di qualche settimana. Al giorno in cui Walter Veltroni, confidandosi con alcuni compagni di partito, si lascia sfuggire un «vedrete, finirà così: il presidente del Consiglio dopo le elezioni del 2013 sarà di nuovo Mario Monti. E, se il Professore andrà al Quirinale, c'è sempre Andrea Riccardi».

L'auspicio di Veltroni, uno dei due frontmen (l'altro è Enrico Letta) dell'ala grancoalizionista del Pd, dev'essere passato di orecchio in orecchio e di bocca in bocca. Tanto è vero che, nel momento in cui il fondatore della Comunità di Sant'Egidio è finito sott'accusa per la frase sul boicottaggio manu alfaniana del supervertice chez Monti («Alfano voleva creare il caso, strumentalizzare.

È la cosa che mi fa più schifo della politica»), praticamente nessun collega di governo l'ha difeso.
Perché, come spiega un fedelissimo di Veltroni, «la vera questione non sono i falchi del Pdl che provano a sfiduciare Riccardi, che tra l'altro si muovono contro Berlusconi». Ma «il silenzio di chi, dentro il governo e nella maggioranza, ha accuratamente evitato di solidarizzare con lui, costringendolo a scusarsi più volte per una frase tutto sommato innocente».

Strano ma vero, in difesa di Riccardi intervengono solo alcuni sostenitori della Grande Coalizione. Quelli del Pd («La fatwa Pdl contro Riccardi è la perfetta rappresentazione di un Pdl allo sbando», scrive su Twitter Paolo Gentiloni) e quelli del Terzo Polo («La richiesta di dimissioni per una mezza frase è un po' sopra le righe», mette a verbale lo spin doctor casiniano Roberto Rao).

Da tutti gli altri, Bersani compreso, soltanto silenzio. È il segnale del cecchinaggio del primo dei Dieci piccoli indiani in corsa per il dopo-Monti?
Il secondo indiano, che pure si muove nell'ottica del centrosinistra classico, finisce nel mirino di Carlo De Benedetti. Che ieri, nel corso di un'intervista rilasciata alla trasmissione di Michele Santoro Servizio pubblico, torna a stroncare le ambizioni del segretario del Pd. «Bersani candidato premier? Ho molta stima e amicizia per lui», è la premessa dell'Ingegnere. «Ma, al di là dei meriti o demeriti delle persone, la gente vuole archiviare questo periodo». Insomma, conclude, «vuole voltare pagina».

Impossibile sapere se i desiderata di De Benedetti siano tornati a coincidere con quelli di Eugenio Scalfari, che s'è speso per sia la riconferma di Monti a Palazzo Chigi sia per quella di Napolitano al Quirinale. Sta di fatto che l'intervento dell'Ingegnere completa un quadretto in cui da ieri è tornato anche Massimo D'Alema.
In un'intervista rilasciata al Corriere della Sera, il presidente del Copasir ha invocato «il ritorno dei partiti», auspicando per il 2013 che sia il vincitore delle urne a «creare una nuova maggioranza».

È l'anticipazione del suo endorsement pro Bersani? Tutt'altro. Sembra infatti che il segretario del Pd abbia accolto con molta freddezza le parole di D'Alema. Perché? Semplice. Nello schema che ha in mente l'ex presidente del Consiglio, uno dei principali sostenitori della riforma elettorale ispano-tedesca, le alleanze vengono dopo le elezioni. E quelle che ha in testa «Massimo», dice uno dei suoi uomini di fiducia, «rimandano a un progetto di fusione tra Pd e Sel, che dopo il voto del 2013 potrebbero stringere i bulloni di un patto di legislatura con Casini».

In questo schema c'è Bersani premier? Difficile.
L'unico dei possibili candidati alla premiership che finora è riuscito a rimanere lontano dalla bufera, al punto che in molti lo considerano l'artefice della strategia del silenzio su Riccardi, è Corrado Passera. L'ex numero uno di Intesa-Sanpaolo, considerato a ragione o a torto l'uomo che garantisce Silvio Berlusconi all'interno dell'esecutivo (anche sulle frequenze tv care a Mediaset), sta silenziosamente cercando alleati a sinistra.

Susanna Camusso, in alcune conversazioni private, l'ha addirittura definito «l'unico ministro con cui si può parlare seriamente». Non solo. Dopo aver risolto la vertenza Fincantieri a Genova piace anche alla Fiom, Passera. Che l'altro giorno, rispondendo a una telefonata di Valentino Parlato, è riuscito a sorprendere anche l'ultimo grande vecchio del manifesto: «Stiamo facendo il possibile per garantire il pluralismo, caro Parlato. Io sto col manifesto. Se chiude è una sconfitta anche per me, sa?».

 

ANDREA RICCARDI MASSIMO DALEMA Pier Luigi BersaniCARLO DE BENEDETTIMario MontiVALTER VELTRONINapolitano VALENTINO PARLATO

Ultimi Dagoreport

elly schlein almasri giuseppe conte giorgia meloni

DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI CHURCHILL PER NON FINIRE NELLA TRAPPOLA PER TOPI TESA ALL'OPPOSIZIONE DALLA DUCETTA, CHE HA PRESO AL BALZO L’ATTO GIUDIZIARIO RICEVUTO DA LO VOI PER IL CASO ALMASRI (CHE FINIRÀ NELLA FUFFA DELLA RAGION DI STATO) PER METTERE SU UNA INDIAVOLATA SCENEGGIATA DA ‘’MARTIRE DELLA MAGISTRATURA’’ CHE LE IMPEDISCE DI GOVERNARE LA SUA "NAZIONE" - TUTTE POLEMICHE CHE NON GIOVANO ALL’OPPOSIZIONE, CHE NON PORTANO VOTI, DATO CHE ALL’OPINIONE PUBBLICA DEL TRAFFICANTE LIBICO, INTERESSA BEN POCO. DELLA MAGISTRATURA, LASCIAMO PERDERE - I PROBLEMI REALI DELLA “GGGENTE” SONO BEN ALTRI: LA SANITÀ, LA SCUOLA PER I FIGLI, LA SICUREZZA, I SALARI SEMPRE PIÙ MISERI, ALTRO CHE DIRITTI GAY E ALMASRI. ANCHE PERCHE’ IL VERO SFIDANTE DEL GOVERNO NON È L’OPPOSIZIONE MA LA MAGISTRATURA, CONTRARIA ALLA RIFORMA DI PALAZZO CHIGI. DUE POTERI, POLITICO E GIUDIZIARIO, IN LOTTA: ANCHE PER SERGIO MATTARELLA, QUESTA VOLTA, SARÀ DURA...

donald trump zelensky putin

DAGOREPORT - UCRAINA, LA TRATTATIVA SEGRETA TRA PUTIN E TRUMP È GIA' INIZIATA (KIEV E UE NON SONO STATI NEANCHE COINVOLTI) - “MAD VLAD” GODE E ELOGIA IN MANIERA SMACCATA IL TYCOON A CUI DELL'UCRAINA FREGA SOLO PER LE RISORSE DEL SOTTOSUOLO – IL PIANO DI TRUMP: CHIUDERE L’ACCORDO PER IL CESSATE IL FUOCO E POI PROCEDERE CON I DAZI PER L'EUROPA. MA NON SARA' FACILE - PER LA PACE, PUTIN PONE COME CONDIZIONE LA RIMOZIONE DI ZELENSKY, CONSIDERATO UN PRESIDENTE ILLEGITTIMO (IL SUO MANDATO, SCADUTO NEL 2024, E' STATO PROROGATO GRAZIE ALLA LEGGE MARZIALE) - MA LA CASA BIANCA NON PUO' FORZARE GLI UCRAINI A SFANCULARLO: L’EX COMICO È ANCORA MOLTO POPOLARE IN PATRIA (52% DI CONSENSI), E L'UNICO CANDIDATO ALTERNATIVO È IL GENERALE ZALUZHNY, IDOLO DELLA RESISTENZA ALL'INVASIONE RUSSA...

donnet, caltagirone, milleri, orcel

DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1% DI GENERALI? ALL’INIZIO IL CEO DI UNICREDIT SI POSIZIONERÀ IN MEZZO AL CAMPO NEL RUOLO DI ARBITRO. DOPODICHÉ DECIDERÀ DA CHE PARTE STARE TRA I DUE DUELLANTI: CON IL CEO DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, OPPURE CON IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI? DIPENDERÀ DA CHI POTRÀ DARE PIÙ VANTAGGI A ORCEL - UNICREDIT HA IN BALLO DUE CAMPAGNE DI CONQUISTA: COMMERBANK E BANCO BPM. SE LA PRIMA HA FATTO INCAZZARE IL GOVERNO TEDESCO, LA SECONDA HA FATTO GIRARE LE PALLE A PALAZZO CHIGI CHE SUPPORTA CALTA-MILLERI PER UN TERZO POLO BANCARIO FORMATO DA BPM-MPS. E LA RISPOSTA DEL GOVERNO, PER OSTACOLARE L’OPERAZIONE, È STATA L'AVVIO DELLA PROCEDURA DI GOLDEN POWER - CHI FARÀ FELICE ORCEL: DONNET O CALTA?