VIENI AVANTI, MARINO! CONTRORDINE: PIGNATONE AFFONDA ANCHE IL SINDACO PER CAOS! ALTRO CHE CAMPIONE NELLA GUERRA CONTRO MAFIA CAPITALE: “HA FATTO TROPPO POCO”, DA PARTE SUA “TENTATIVI DI SCARSA EFFICACIA”. NON BASTA LA “FACCIA PULITA”…
Giovanni Bianconi per “Il Corriere della Sera”
Tre Dipartimenti su quindici erano in mano a Mafia Capitale. Provocando un condizionamento andato al di là di ciò che hanno messo in evidenza le indagini della Procura sulla corruzione utilizzata dalla «banda» guidata da Massimo Carminati e Salvatore Buzzi per pilotare la politica cittadina. Durante la Giunta di centrodestra, ma anche dopo. Ecco perché sarebbe stato opportuno sciogliere il Comune di Roma, essendo la struttura troppo inquinata e compromessa.
giuseppe pignatone e lirio abbate
I commissari prefettizi che per sei mesi hanno spulciato le carte giudiziarie e amministrative l’hanno scritto e ripetuto in maniera esplicita, nella riunione del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza in cui s’è deciso il destino del Campidoglio. Ma la soluzione scelta dal prefetto Gabrielli è stata un’altra.
buzzi e marino twittati da marcello fiori
Per via della cosiddetta «discontinuità» tra l’amministrazione dell’ex sindaco Gianni Alemanno (indagato per associazione mafiosa) e quella dell’attuale, Ignazio Marino. Tuttavia sull’operato della Giunta in carica pesa una valutazione poco lusinghiera contenuta nella relazione del procuratore Giuseppe Pignatone: i tentativi di liberarsi dal giogo dell’organizzazione smascherata dall’inchiesta sono stati «pochi e di scarsa efficacia». Come dire che si poteva fare di più e meglio; e in ogni caso non sono bastati la «faccia pulita» e le buone intenzioni per affrancare il governo della città dagli interessi criminali.
Ciò non toglie che, come ripetuto più volte in questi mesi dal magistrato, Roma non è Palermo né Reggio Calabria o Napoli; «è troppo grande e complessa per essere controllata dalle organizzazioni mafiose né ce n’è una in grado di controllare il mercato criminale escludendo tutte le altre, come invece avviene a Palermo o a Reggio Calabria». E Mafia Capitale non è espressione di una storia e una struttura assimilabili a Cosa nostra o alla ‘ndrangheta, che resistono da decenni agli arresti dei capi e perpetuando potere e influenze a prescindere dal prestigio criminali dei singoli esponenti.
Dunque anche il procuratore ha concluso per l’ipotesi di sanzioni più blande ma ugualmente utili a contrastare l’infiltrazione mafiosa, rispetto allo scioglimento dell’assemblea comunale. Suggerito invece dalla commissione prefettizia in virtù della compromissione raggiunta nella gestione dei Dipartimenti dedicati alla gestione del verde pubblico, delle politiche sociali e dell’emergenza abitativa.
Tre settori nei quali le cooperative di Buzzi e quelle da lui controllate anche indirettamente avrebbero ottenuto appalti senza gara o con procedure irregolari per anni, garantendosi guadagni tanto sostanziosi quanto illeciti. Oltre quelli accertati dall’inchiesta penale; ci sono infatti assegnazioni di lavori che i magistrati non avevano scandagliato perché non se ne faceva cenno nelle intercettazioni tra gli inquisiti, che i commissari prefettizi hanno verificato e segnalato.
Rispetto a questa fotografia, però, il prefetto Gabrielli ha ritenuto di poter intervenire su singoli responsabili a livello tecnico, senza coinvolgere l’organo politico elettivo nel suo complesso. Anche perché al momento del suo insediamento il neo-sindaco Marino ha chiesto l’intervento degli ispettori del ministero dell’Economia per verificare eventuali irregolarità della situazione ereditata; dando in questo modo un segno tangibile di voler avviare un nuovo corso, nonostante — come sottolineato dai commissari — i rilievi ministeriali non abbiano poi avuto seguito fino all’esplosione dello scandalo. E in ogni caso la dimensioni degli appalti pilotati da Buzzi restano poca cosa rispetto al «gigantismo» del bilancio comunale e dell’amministrazione capitolina.
Nemmeno il procuratore Pignatone ha mai negato la differente situazione tra le due amministrazioni, non fosse che per il «dialogo diretto, e in posizione sovraordinata, tra Carminati e il più stretto collaboratore dell’ex sindaco Alemanno», cessato col ricambio politico. Ma i tentativi di rimettere ordine da parte della Giunta Marino si sono rivelati flebili e senza successo, come dimostrano gli atti dell’indagine.
A luglio 2013, quando Marino voleva rimuovere il dirigente dell’Ama Giovanni Fiscon, arrestato nella «retata» di dicembre 2014, «Buzzi si preoccupa di costruire il consenso politico tra consiglieri espressione della maggioranza e assessori, al fine di respingere l’offensiva del sindaco». Tra le persone contattate c’era Mirko Coratti, l’ex presidente del consiglio comunale ora agli arresti domiciliari per corruzione.
GRAMAZIO TREDICINE OZZIMO CORATTI
Dopo aver mosso le sue pedine Buzzi esultò con un sms telefonico, «Marino 0 Fiscon 2», utilizzato oggi da Pignatone per argomentare l’inefficacia delle contromosse della nuova Giunta rispetto al condizionamento. Sebbene anche lui, nel tirare le somme, abbia fatto prevalere le considerazioni contrarie allo scioglimento per mafia .