Aldo Grasso per il “Corriere della Sera”
Che cos’è Roma, santa e dannata di Roberto D’Agostino e Marco Giusti, regia di Daniele Ciprì? (Rai Play). È La dolce vita di Fellini come l’avrebbe voluta Ennio Flaiano? È la faccia notturna e nascosta di Caro Diario di Moretti? È La grande bellezza di Sorrentino depurata della parte onirica? È il Bouvard e Pécuchet di una città sciattona e sgangherata? Forse, più semplicemente, è il più bel documentario finora girato non su Roma ma sull’idea di Roma.
Dago e Giusti - Roma, santa e dannata
«Amare Roma è facile, capire Roma non solo è impossibile, ma è inutile»: su un battello che procede di notte sul Tevere, i due compari («come Dante e Virgilio, come Ric e Gian» dice D’Agostino; «come Tomas Milian e Bombolo», ribatte Giusti) ci guidano attraverso le contraddizioni della Città Eterna.
Ecco, l’idea di fondo è cercare di capire in cosa consista questa eternità. Non nelle vestigia del passato, mura aureliane e rovine, non nella Roma capoccia ma nel legame oscuro che da sempre lega cinicamente la cialtroneria all’effervescente circolazione delle idee.
dago e marco giusti in roma santa e dannata
«La via diretta è un labirinto» dice Dago a proposito di una vecchia iscrizione: il labirinto è il lato pagano della città. Un vecchio cinema a luci rosse di proprietà della Santa Sede diventa prima la Muccassassina e poi l’ufficio stampa del Giubileo: in questo eterno ritorno dell’uguale, il tempo ciclico regola le albe e i tramonti di Roma, il sole sorge libero e giocondo tra tragedia e farsa.
dago in roma santa e dannata 5
Carlo Verdone racconta le sue prime visite ai locali notturni, con Monica Guerritore, vestita da calciatore della Roma, che sparisce con Alain Delon. Il Piper diventa «l’oratorio laico» della meglio gioventù capitolina. L’avvocato Giorgio Assumma racconta di come papa Wojtyla volle farsi un giro di notte per Roma, versione clergyman, non riuscendo più a rientrare dentro le mura leonine.
dago e marco giusti NEL DOCU-FILM ROMA SANTA E DANNATA
Il piantone: «Ma se tu sei il Papa, possibile che non c’hai le chiavi di casa?». Enrico Vanzina descrive le doti seduttive di Berlusconi, quando volle farsi romano. C’è un’osservazione di Dago che è la chiave interpretativa di tutto il doc: «A Roma non c’è niente di più vivo di un funerale. Alla fine, tutti commentano: che funerale, meglio di una festa!».
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