Tatiana Siegel per www.variety.com
Traduzione di Marco Zonetti per Dagospia
Il 2024 non potrebbe arrivare più in fretta. Quando, la notte di San Silvestro, l'orologio scoccherà la mezzanotte dando l'addio al 2023, Hollywood chiuderà i dodici mesi forse più tumultuosi dell'attuale generazione, con la mecca del cinema scossa da scioperi devastanti, dall'implosione dei film dei supereroi e da profonde spaccature su ogni questione, dall'Intelligenza Artificiale a Israele.
Ma quando Hollywood inizierà il nuovo anno, soffrirà forse di mostruosi postumi da sbornia? Molte delle controversie più spinose rimangono infatti irrisolte.
"C'è un enorme vuoto di leadership, e la situazione non cambierà nel breve periodo" dichiara Michael Nathanson, già capo degli MGM Studios e della Columbia Pictures.
Nathanson, che ha esordito nel mondo del cinema e della Tv negli anni Settanta, fa notare che Lew Wasserman, Bob Daly e Mike Ovitz incutevano rispetto e timore, riuscendo a galvanizzare l'industria cinematografica in periodi caotici come quelli degli scioperi di sceneggiatori e attori.
"Bob Iger (amministratore delegato della Disney, ndt) non è più quel genere di leader. Se non se ne fosse andato nel 2020 per poi tornare, lo sarebbe" aggiunge Nathanson. "Quanto a Ted Sarandos (amministratore delegato di Netflix, ndt), non ci si fida ancora del fatto che possa ricoprire quel ruolo. Come se la gente dicesse: "Quali sono le sue motivazioni? Davvero passeremo questo o quest'altro progetto a Netflix?"".
Uno degli agenti più in voga del momento, Ari Emanuel della Endeavor, sembrava più interessato a sparare a zero su Bryan Lourd e Kevin Huvane della CAA anziché mantenere la mano ferma nei momenti più critici degli scioperi. (In ottobre, mentre infuriava la protesta del sindacato SAG-AFTRA, Emanuel ha invitato Lourd e Huvane a "prendersi un periodo di aspettativa" sulla scia della causa intentata da Julia Ormond e ha asserito che i due fossero complici nelle molestie sessuali di Harvey Weinstein.)
susan sarandon - sciopero di attori e sceneggiatori a hollywood
Al tempo stesso, Iger, tornato alla Disney in qualità di Amministratore Delegato nel novembre 2022, deve ancora prendere dimestichezza con il suo secondo mandato.
La macchina della Pixar, un tempo onnipotente, ha mostrato segni di difficoltà quando il suo unico film del 2023, "Elemental", ha raccolto solo 496 milioni di dollari al botteghino mondiale. Cotanta performance ha seguito l'innegabile fiasco di "Lightyear - La vera storia di Buzz" (226 milioni di dollari).
Nel frattempo, nella sua dichiarazione di ottobre al fisco, la Disney ha riconosciuto - per i primi nove mesi dell'anno finanziario 2023 - un calo di profitti a doppia cifra nella branca sportiva che comprende l'emittente televisiva via cavo ESPN.
Dall'esterno, Iger si è guadagnato critiche senza precedenti (per lui) da parte delle varie fazioni in protesta, anche per le dichiarazioni rilasciate in un'intervista alla CNBC a luglio, secondo le quali gli sceneggiatori e gli attori in sciopero "non sono per niente realisti".
doctor strange nel multiverso della follia 1
E come se non bastassero le ambasce del capo della Disney, a fine novembre l'investitore attivista Nelson Peltz ha lanciato una "proxy battle," una guerra delle deleghe, marcando così la sua seconda presa di potere dell'anno.
Ma non c'è niente che abbia scatenato il panico in quel di Hollywood quanto lo spettacolare tonfo della Marvel. Lo studio ha infatti avuto un grattacapo dopo l'altro da quando qualità e incassi al botteghino sono colati a picco, con in testa il disastroso "The Marvels" a novembre. Il film, costato 250 milioni di dollari, ne ha raccolti solo 203 milioni in tutto il mondo.
Iger ha dato la colpa al Covid, facendo notare che: "Sul set [nell'estate del 2021] non c'è stata una supervisione degna di questo nome, per così dire; quella in cui i dirigenti controllano davvero cosa viene fatto giorno dopo giorno dopo giorno".
Ma su tale spiegazione qualcuno ha obiettato, evidenziando che i dirigenti controllavano quotidianamente anche nel bel mezzo delle restrizioni relative ai viaggi. Inoltre, nel 2021, anche la produzione di "Dottor Strange nel Multiverso della Follia" è stata ostacolata dalle restrizioni dovute al Covid, ma il film è stato distribuito un anno dopo "The Marvels" incassando quasi un miliardo di dollari.
SUSAN SARANDON SCARICATA DALL AGENZIA UTA DOPO I COMMENTI ANTISEMITI
Ulteriore disgrazia, lo studio ha tagliato i ponti con l'attore Jonathan Majors dopo che, in questi giorni, il tribunale lo ha riconosciuto colpevole di aggressione e violenze domestiche. Majors era sul punto di diventare il personaggio clou del prossimo film degli "Avengers".
Adesso il timore più forte è che, se arrancano i film Marvel, l'intero ecosistema cinematografico finisca per essere a rischio, malgrado "Barbie" e "Oppenheimer".
"Abbiamo necessità che i film Marvel funzionino" dichiara il dirigente di una multinazionale concorrente della Disney. "Portano al cinema spettatori che poi guardano altri film. Un prodotto come "The Marvel" ci danneggia tutti quanti."
All'altro capo di Burbank, i film DC della Warner Bros. hanno avuto altrettanti guai con i supereroi. Lo studio sta trattenendo il fiato nella speranza che il sequel di "Aquaman" atteso per fine mese ribalti la parabola discendente del botteghino inaugurata da "The Flash" uscito quest'anno (271 milioni di dollari in tutto il mondo) e da "Blue Beetle" (129 milioni).
Un'altra minaccia esistenziale, poi, è stata quella degli scioperi e dei tanti mesi di stop alle produzioni.
benedict cumberbatch doctor strange nel multiverso della follia.
"Le sale sono perlopiù sopravvissute [al Covid], ma gli scioperi hanno incrinato visibilmente il processo di guarigione" dichiara l'analista di Walk Street Eric Wold della B. Riley. "Il botteghino stava recuperando. Si aveva la chiara evidenza che i consumatori fossero intenzionati a guardare i film in sala. Invece adesso nutriamo parecchie incertezze sui piani di produzione e su come sarà il 2024. Ed ecco un altro ostacolo al recupero dell'industria cinematografica."
Mentre i dissensi fra studios e sindacati erano perlopiù attesi, in pochi avevano previsto le spaccature interne alla Writers Guild of America riguardo alla sua reazione verso gli attacchi terroristici del 7 ottobre scorso in Israele.
La WGA si è attirata le critiche di un nutrito contingente dei suoi stessi membri quando si è rifiutata di rilasciare una dichiarazione in seguito agli attentati di Hamas. Il 21 ottobre la presidente della WGA Meredith Stiehm ha inviato una mail a un gruppo di sceneggiatori che richiedevano a gran voce una dichiarazione ufficiale. Stiehm ha spiegato che non ve ne sarebbe stata alcuna perché, citiamo testualmente, "molti membri ci hanno chiesto di astenerci" e perché "il consenso generale è ben lontano".
La presidente ha invece fornito recapiti di strutture sanitarie di aiuto psicologico e un numero di telefono di emergenza anti-suicidi, lasciando perplessi e facendo infuriare molti membri illustri.
La dichiarazione della Stiehm secondo cui il consenso generale era impossibile da raggiungere è stata poi confutata da alcune fonti, le quali hanno fatto notare che gli sceneggiatori mediorientali le avevano fatto pervenire un testo equilibrato in cui si dava tanto spazio al dolore degli ebrei quanto a quello dei musulmani.
susan sarandon - sciopero di attori e sceneggiatori a hollywood
Il silenzio della WGA, assieme alle critiche a Israele espresse dopo il 7 ottobre da più parti dell'industria cinematografica, ha colto molti di sorpresa, visto e considerato quanto Hollywood si era invece dimostrata coesa in occasione di altri attentati terroristici quali l'11 settembre e la strage del Bataclan a Parigi. Che avevano visto il pieno sostegno delle celebrità, con tanto di raccolte fondi e concerti di beneficenza.
Nel bel mezzo di tali discordie, la Spyglass ha licenziato Melissa Barrera, che avrebbe dovuto essere la star del prossimo "Scream", per via dei suoi post pro-Palestina pubblicati sui social e giudicati "hate-speech". Mentre per motivi analoghi la UTA ha dato il benservito a Susan Sarandon.
SCIOPERO SCENEGGIATORI HOLLYWOOD.
Se riguardo a Israele Hollywood resta divisa, le battaglie tra sindacati e studios sono state infine sedate – a settembre per WGA e a novembre per SAG-AFTRA. Ma sono in molti a domandarsi come proteggere i membri dall'emergere dell'Intelligenza Artificiale, uno dei temi più caldi su cui si è dibattuto durante la fase negoziale degli scioperi.
Schuyler "Sky" Moore, socio dello studio legale Greenberg Glusker, ritiene che gli studios metteranno alla prova il proprio rapporto con i lavoratori in un futuro non molto distante, forse anche il prossimo anno.
"Mi sto preparando psicologicamente al momento in cui gli studios realizzeranno un film e bypasseranno i sindacati usando l'Intelligenza Artificiale, cosa che sono convinto avverrà" dichiara. "Gli accordi sindacali esistono per regolare trattamento, condizioni di lavoro e retribuzione dei lavoratori. Ebbene, se non si utilizzano i lavoratori saltandoli completamente a piè pari, i sindacati non possono farci proprio niente."
susan sarandon - sciopero di attori e sceneggiatori a hollywood
sciopero sceneggiatori hollywood 7 SCIOPERO SCENEGGIATORI HOLLYWOOD. IL CAST DI OPPENHEIMER