zio paperone

CACCIA ALL’ORO – MENTRE LE BANCHE CENTRALI STAMPANO CENTINAIA DI MILIARDI DI MONETA ELETTRONICA, UN AMMONTARE PRESSOCHÉ SIMILE DI METALLO PREZIOSO STA SPARENDO DAI RADAR UFFICIALI: QUALCUNO STA AMMASSANDO LINGOTTI A UN RITMO FORSENNATO – PER GOLDMAN SACHS SAREBBE OPERA DELL’1% DEI RICCASTRI DEL MONDO CHE PER PROTEGGERE LE LORO FORTUNE DA UNA NUOVA CRISI FINANZIARIA IN ARRIVO STA…

Mauro Bottarelli per "it.businessinsider.com"

 

lingotti d'oro

In un mondo dove, a livello economico e finanziario, l’imponderabile è ormai da considerarsi regola e prassi – extraordinary is the new normal, parafrasando una famosa serie tv americana – non stupisce che anche il bene rifugio per antonomasia subisca delle mutazioni. E, di colpo, triplichi la sua natura come una dea indiana.

 

Dopo l’oro fisico, gelosamente custodito nei caveau e rimpatriato in fretta e furia dalle Banche centrali di mezzo mondo e quello “di carta” dei futures che regolano il mercato delle bullion banks, ecco che oggi abbiamo a che fare anche con l’oro invisibile. O meglio, non-transparent.

 

goldman sachs

Questa infatti la definizione scelta da Goldman Sachs nel suo allarmante report, ripreso in parte dal Wall Street Journal. Il succo? In un momento in cui le Banche centrali stampano centinaia di miliardi di moneta elettronica da iniettare nel mercato per tamponare la volatilità e euforizzare gli indici, un ammontare pressoché simile di metallo prezioso e valuta cartacea sta sparendo dai radar ufficiali.

 

Insomma, qualcuno sta ammassando oro e banconote con un ritmo e per un controvalore senza precedenti. Perché?

zio paperone

Goldman Sachs pare non avere dubbi: quei flussi inspiegabili fanno quasi certamente riferimento – fatta salva la quota ormai endemica riconducibile ad attività di crimine organizzato – alla scelta del cosiddetto 1% della popolazione mondiale più ricca di cautelarsi e proteggere la propria ricchezza da una nuova crisi finanziaria in arrivo.

 

goldman sachs 1

Insomma, la logica della piscina di Zio Paperone, zeppa di monete d’oro in cui fare il bagno e sentirsi riccamente al sicuro dagli accadimenti di un mondo sempre meno prevedibile.

L’analisi della banca d’affari parte da un presupposto, rappresentato dal grafico sopra: a livello globale e in risposta alle sempre crescenti tensioni geopolitiche, le Banche centrali stanno comprando oro fisico ad un ritmo che conosce pochi precedenti e il 2019, stante il risultato record già registrato nel periodo fra gennaio e ottobre, rischia di pareggiare o mancare di poco la previsione fatta proprio da Goldman a inizio anno, fra lo scetticismo generale.

ORO

 

Ma più interessante appare quanto emerge da questo altro grafico, dal quale si evince che al mondo ci sarebbero 1.200 tonnellate – pari a un controvalore di circa 57 miliardi di dollari – di flussi aurei definiti “inspiegabili” emersi negli ultimi 3 anni.

Insomma, al netto dei dati forniti dal World Gold Council (dopo il 2010) e dal Gold Fields Mineral Services (prima del 2010), il bilancio non torna.

 

trump circondato di oro

E lo stesso vale quando si prendono in esame i benchmark rappresentanti dagli stock impliciti di metalli venutisi a creare nei caveau ufficiali in Regno Unito e in Svizzera, di fatto il frutto delle importazioni totali nette cumulative meno gli stock tracciabili legati agli Etf aurei. Insomma, i conti non tornano. E non di poco.

 

Anche perché, sempre come mostra il grafico, dalla fine del 2016 gli investimenti in oro non trasparenti hanno visto un volume di crescita più ampio addirittura di quello appunto degli Etf, sintomo che la domanda di metallo prezioso sta salendo ma anche che si muove e va a sedimentarsi al di fuori dei circuiti regolamentati e monitorati.

Per Goldman Sachs questa dinamica ha tre spiegazioni.

 

ORO

Primo, l’ovvio tentativo di utilizzare barre e lingotti come strategia di hedging dai rischi geopolitici, un qualcosa che vede però in prima fila le Banche centrali, quindi soggetti che operano in maniera trasparente rispetto agli acquisti.

Secondo, soggetti che vogliono tutelare la loro ricchezza personale da eventuali sanzioni come patrimoniali o addirittura espropri, visto che nascondendo oro in un caveau privato si rende la vita più complicata al governo “predatorio” di turno.

 

Terzo, si temono scenari politici ed economici talmente estremi da voler addirittura bypassare qualsiasi tipo di entità finanziaria di intermediazione tracciabile, non solo per tutelare l’anominato ma anche per evitare anche il minimo rischio di controparte relativamente a quelle posizioni su metallo prezioso.

 

ORO GOLD

Insomma, qualcuno teme che alle viste ci siano tempi davvero cupi sui mercati e nelle società occidentali. Tali da portare con loro una richiesta emergenziale e di massa del bene rifugio per antonomasia capace di svelare, una volta per tutte, il trucco dell’oro di carta, ovvero la quantità minima di oro fisico a disposizione rispetto al numero invece spropositato di futures trattati.

 

Se per caso si arrivasse a uno scenario in cui anche una minima parte di detentori di quei contratti chiedesse la consegna dell’oro fisico sottostante, il mercato salterebbe un minuto dopo sulla catena di controparte.

Oro

 

Meglio, quindi, la ricetta di Zio Paperone. Ma, come anticipato, non soltanto l’oro sta vivendo il particolare fenomeno della sparizione, anche le banconote. Ovvero, il tanto vituperato contante che le autorità vorrebbe sempre più ridimensionare a favore delle transazioni elettroniche e di una cashless society.

 

A detta del Wall Street Journal, il fenomeno sta prendendo dimensioni tali da portare “le Banche centrali a comportarsi sempre più come dei detectives, intente a risolvere il mistero del perché e del dove si nasconda tutto quel denaro“.

 

LINGOTTI D ORO

I numeri, d’altronde, parlano chiaro: degli 1,7 trilioni di dollari in contanti circolanti nel 2018 (in aumento rispetto agli 1,2 trilioni di cinque anni prima), la maggioranza è infatti divenuta da prima offshore rispetto al mercato interno Usa e poi letteralmente sparita, in ossequio allo status di secondo bene rifugio preferito al mondo del biglietto verde (dopo l’oro, ovviamente).

 

Rud Judson, economista della Fed, nel 2017 scrisse in un documento che circa il 60% delle banconote Usa circolanti e il 75% di quelle da 100 dollari – i mitici Benjamins – avevano lasciato il Paese alla fine del 2016, un totale di circa 900 miliardi denominati in greenbacks e detenuti all’estero. Per Judson “quel tipo di detenzione garantisce un certo tipo di protezione contro le tensioni economiche, soprattutto in Paesi con una storia di instabilità conclamata all’interno dei propri sistemi finanziari”.

oro

 

Ma non solo, perché fra i popoli con maggiore tendenza ad ammassare contante ci sarebbero australiani, svizzeri e tedeschi. Insomma, non esattamente il Terzo Mondo o l’epicentro di rivolte e guerre civili.

 

E se qualche accademico si spinge a ipotizzare rischi sistemici dal fatto che una non precisa conoscenza della quantità di contante in circolazione possa portare le Banche centrali a incorrere in errori di calcolo rispetto ai tassi di inflazione attesi, proprio in Germania si bada più al sodo.

 

ORO E DOLLARI

Come fa Sven Bertelmann, responsabili del centro analisi della Bundesbank a Mainz, a detta del quale “la gente nasconde denaro contante ovunque. A volte le banconote sono sepolte in giardino, dove ovviamente cominciano a decomporsi o nascoste in soffitte a cantine, dove vengono mangiate dai topi o danneggiate dall’umidità. A volte, chiudono il denaro dentro buste di plastica e lo nascondo in posti che poi ci si scorda, talmente è ormai automatico il gesto. Ci sono stati casi molto frequenti di sequestri e rinvenimenti, legati a inchieste, al termine dei quali ci siamo ritrovati a mettersi insieme i pezzi di denaro come fossero un puzzle”.

 

ORO LINGOTTO

Ma quanto denaro è finito fuori dai radar ufficiali in Germania? A detta della Bundesbank, oltre 150 miliardi di euro sono stati stoccati fuori dal sistema solo negli anni post-crisi finanziaria. Questo grafico, contenuto nell’ultimo studio sul tema di JP Morgan, sembra gettare acqua sul fuoco, visto che a detta dei responsabili della Bce, ad oggi il trend nella circolazione delle banconote non mostra anomalie.

Ma a contrastare questa vulgata ottimistica ci pensano due dati di fatto.

 

jp morgan

Primo, l‘implementazione della politica di tassi negativi potrebbe incentivare sempre di più il ritiro del contante dai conti correnti e la sua detenzione in forma “privata”, soprattutto se gli istituti cominceranno a trasmettere i costi del denaro imposti dall’Eurotower anche ai clienti retail, come già minacciato da alcuni grossi nomi tipo Deutsche Bank.

 

Secondo, il fatto che proprio il responsabile del dipartimento della Bce chiamato a sovrintendere la circolazione del contante in seno alla Currency Management Division, Henk Esselink, non più tardi dello scorso settembre abbia lanciato il seguente appello alle opinioni pubbliche dell’eurozona: “Tutti dicono che non stanno nascondendo o ammassando privatamente banconote ma i numeri parlano chiaro, quel denaro è chiaramente da qualche parte. E non nelle banche o nel sistema“.

bce

 

E se ogni anno in Australia, stando a dati della banca centrale, circa 7,6 miliardi di dollari (5,2 miliardi in dollari Usa) vengono letteralmente “persi” fra spiagge e cuscini del divano in tentativi di occultamente degni di gatto Silvestro, significa che il trend non è più ascrivibile a una paranoia da day after passeggera o alle mosse da Goldfinger di qualche appartenente ai lucky fews dell’1%.

 

lingotti oro

Nel mondo post-Lehman e governato dalle Banche centrali, è la ricetta di Zio Paperone quella che risulta apparentemente vincente. Nella speranza che chi – comportandosi come Peppone con la vincita segreta al Totocalcio nascosta nel baule e affidata a Don Camillo – sta preparandosi al peggio, alla fine non risulti essere stato solamente un risparmiatore previdente e avveduto. Perché in quel malaugurato caso, rintracciare i flussi invisibili di oro e banconote rappresenterà l’ultima delle priorità.

Ultimi Dagoreport

matteo salvini donald trump ursula von der leyen giorgia meloni ue unione europea

DAGOREPORT – IL VERTICE TRA GIORGIA MELONI E I SUOI VICEPREMIER È SERVITO ALLA PREMIER PER INCHIODARE IL TRUMPIAN-PUTINIANO SALVINI: GLI HA INTIMATO DI NON INIZIARE UNA GUERRIGLIA DI CRITICHE DAL MOMENTO IN CUI SARÀ UFFICIALE L’OK ITALIANO AL RIARMO UE (DOMANI AL CONSIGLIO EUROPEO ARRIVERÀ UN SÌ AL PROGETTO DI URSULA VON DER LEYEN), ACCUSANDOLO DI INCOERENZA – LA DUCETTA VIVE CON DISAGIO ANCHE LE MOSSE DI MARINE LE PEN, CHE SI STA DANDO UNA POSTURA “ISTITUZIONALE” CHE METTE IN IMBARAZZO LA PREMIER

ursula von der leyen giorgia meloni macron starmer armi difesa unione europea

DAGOREPORT – SI FA PRESTO A DIRE “RIARMIAMO L’EUROPA”, COME FA LA VON DER LEYEN. LA REALTÀ È UN PO’ PIÙ COMPLICATA: PER RECUPERARE IL RITARDO CON USA E RUSSIA SUGLI ARMAMENTI, CI VORRANNO DECENNI. E POI CHI SI INTESTA LA RIMESSA IN MOTO DELLA MACCHINA BELLICA EUROPEA? – IL TEMA È SOPRATTUTTO POLITICO E RIGUARDA LA CENTRALITÀ DI REGNO UNITO E FRANCIA: LONDRA NON È NEMMENO NELL’UE E L’ATTIVISMO DI MACRON FA INCAZZARE LA MELONI. A PROPOSITO: LA DUCETTA È ORMAI L’UNICA RIMASTA A GUARDIA DEL BIDONE SOVRANISTA TRUMPIANO IN EUROPA (SI È SMARCATA PERFINO MARINE LE PEN). IL GOVERNO ITALIANO, CON UN PUTINIANO COME VICEPREMIER, È L’ANELLO DEBOLE DELL’UE…

trump zelensky vance lucio caracciolo john elkann

DAGOREPORT – LUCIO E TANTE OMBRE: CRESCONO I MALUMORI DI ELKANN PER LE SPARATE TRUMPUTINIANE DI LUCIO CARACCIOLO - A “OTTO E MEZZO” HA ADDIRITTURA SOSTENUTO CHE I PAESI BALTICI “VORREBBERO INVADERE LA RUSSIA”- LA GOCCIA CHE HA FATTO TRABOCCARE IL VASO È STATA L’INTERVISTA RILASCIATA A “LIBERO” DAL DIRETTORE DI “LIMES” (RIVISTA MANTENUTA IN VITA DAL GRUPPO GEDI) - L'IGNOBILE TRAPPOLONE A ZELENSKY? PER CARACCIOLO, IL LEADER UCRAINO "SI E' SUICIDATO: NON HA RICONOSCIUTO IL RUOLO DI TRUMP" - E' ARRIVATO AL PUNTO DI DEFINIRLO UN OPPORTUNISTA INCHIAVARDATO ALLA POLTRONA CHE "FORSE SPERAVA DOPO IL LITIGIO DI AUMENTARE IL CONSENSO INTERNO..." - VIDEO

giorgia meloni donald trump joe biden

DAGOREPORT – DA DE GASPERI A TOGLIATTI, DA CRAXI A BERLUSCONI, LE SCELTE DI POLITICA ESTERA SONO SEMPRE STATE CRUCIALI PER IL DESTINO DELL’ITALIA - ANCOR DI PIU' NELL’ERA DEL CAOS TRUMPIANO, LE QUESTIONI INTERNAZIONALI SONO DIVENTATE LA DISCRIMINANTE NON SOLO DEL GOVERNO MA DI OGNI PARTITO - NONOSTANTE I MEDIA DEL NOSTRO PAESE (SCHIERATI IN GRAN MAGGIORANZA CON LA DUCETTA) CERCHINO DI CREARE UNA CORTINA FUMOGENA CON LE SUPERCAZZOLE DI POLITICA DOMESTICA, IL FUTURO DEL GOVERNO MELONI SI DECIDE TRA WASHINGTON, LONDRA, BRUXELLES, PARIGI – DOPO IL SUMMIT DI STARMER, GIORGIA DEI DUE MONDI NON PUÒ PIÙ TRACCHEGGIARE A COLPI DI CAMALEONTISMO: STA CON L’UE O CON TRUMP E PUTIN?

friedrich merz

DAGOREPORT – IL “MAKE GERMANY GREAT AGAIN” DI FRIEDRICH MERZ: IMBRACCIARE IL BAZOOKA CON UN FONDO DA 500 MILIARDI PER LE INFRASTRUTTURE E UN PUNTO DI PIL PER LA DIFESA. MA PER FARLO, SERVE UN “BLITZKRIEG” SULLA COSTITUZIONE: UNA RIFORMA VOTATA DAI 2/3 DEL PARLAMENTO. CON IL NUOVO BUNDESTAG, È IMPOSSIBILE (SERVIREBBERO I VOTI DI AFD O DELLA SINISTRA DELLA LINKE). LA SOLUZIONE? FAR VOTARE LA RIFORMA DAL “VECCHIO” PARLAMENTO, DOVE LA MAGGIORANZA QUALIFICATA È FACILMENTE RAGGIUNGIBILE…