Estratto dell'articolo di Silvia M.C. Senette per www.corriere.it
«A Canazei lo sanno tutti, da anni. Le foto di quei festini alcolici sono rimbalzate sui cellulari di tutti i ragazzi del paese e tra i giovani coinvolti, studenti dell’istituto alberghiero di Tesero, c’è anche il figlio di un notissimo politico della zona». L’avvocata Karol Pescosta, titolare dello studio legale di Pozza di Fassa, difende uno dei dodici teenager trentini che devono rispondere a vario titolo di danneggiamento e invasione di terreni ed edifici in concorso di fronte al Tribunale dei minorenni di Trento.
Le feste durante il lockdown
Il fascicolo prende il via dalla denuncia del 12 giugno 2021 presentata ai carabinieri di Canazei dalla nipote dei proprietari di un’abitazione privata: la baita della famiglia bolognese Roncari-Tamburini era stata presa di mira in tre diverse occasioni, tra il dicembre 2020 e l’aprile 2021, da un gruppo di giovani della «Canazei bene».
Le feste ad alto tasso etilico, avvenute tra un lockdown e l’altro al termine di sciate fuoripista, si erano concluse con arredi sfasciati, impianti divelti, porte scardinate, mobili distrutti e velux in frantumi. Persino un frigorifero, il televisore e l’affettatrice finiscono fuori dal balcone, mentre i materassi diventano orinatoi di gruppo. Danni per 130 mila euro che ora i genitori dei ragazzi coinvolti, imprenditori, politici in vista e stimati dipendenti pubblici della località turistica, dovranno risarcire.
Le foto su Instagram
Il 16 febbraio 2024 avrà inizio il processo. Per alcuni, intanto, si è già aperto il capitolo dei lavori socialmente utili. Quello che viene definito «il capobranco», minorenne ancora per un mese, è già noto alle forze dell’ordine e, parallelamente, deve difendersi da un’altra denuncia legata a detenzione e spaccio di stupefacenti, di cui sarebbe assuntore abituale. Una vicenda nella quale avrebbe coinvolto altri minori e dalla quale emergerebbe l’influenza che aveva sui coetanei.
«Era riuscito a convincerli che la casa era dello zio e prossima alla demolizione — spiega l’avvocata Pescosta —. E l’incoscienza lo aveva portato a postare su Instagram una foto dell’immobile devastato: così i carabinieri hanno potuto stringere il cerchio delle indagini. […]».
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