"SONO INERTE, ADDORMENTATA, E MI STANNO VIOLENTANDO" - LA TESTIMONIANZA DI GISELE PELICOT, LA 70ENNE FRANCESE CHE PER DIECI ANNI È STATA DROGATA DAL MARITO, CHE POI LA FACEVA STUPRARE DA SCONOSCIUTI RECLUTATI ONLINE E REGISTRAVA TUTTO: "IL MIO MONDO È CROLLATO. I NOSTRI AMICI CI DICEVANO CHE ERAVAMO LA COPPIA IDEALE. QUANDO L'HO SCOPERTO VOLEVO SPARIRE, PENSAVO A PRENDERE L’AUTO CON IL MIO CANE E A FARLA FINITA" - IL MARITO È STATO INCASTRATO PER CASO: ERA STATO FERMATO PER…
Estratto dell'articolo di Stefano Montefiori per www.corriere.it
Il processo di Avignone per gli stupri di Mazan conosce questa mattina il suo momento più drammatico con la testimonianza della vittima, la settantenne Gisèle Pélicot, che per una decina d’anni è stata drogata e resa incosciente dal marito, prima di venire violentata nella loro casa di Mazan, nel sud della Francia, da decine di sconosciuti da lui reclutati.
È stato lo stesso marito a filmare le violenze, che sarebbero probabilmente continuate se nel settembre 2020 non fosse stato denunciato dopo avere filmato di nascosto tre clienti in un supermercato. Durante le indagini per quel reato i poliziotti hanno scoperto i video di 92 stupri, e identificato 50 responsabili oltre al marito. Trentacinque di loro hanno riconosciuto rapporti sessuali, ma non l’intenzione di commettere violenza, nonostante i video siano inequivocabili.
[…] Il 2 novembre 2020, marito e moglie sono convocati nel commissariato di polizia di Carpentras. «Per cinquant’anni ho sempre sostenuto mio marito. Non abbiamo avuto una vita lineare, ma siamo sempre rimasti uniti. Sono sempre rimasta accanto a lui durante i problemi finanziari, di coppia, di salute. Quando ci hanno convocati pensavo di dovere risolvere una formalità. Ma il poliziotto mi pone una serie di domande, non capisco».
Richiesta di un giudizio sul marito, Gisèle Pélicot risponde «una persona per bene, o un brav’uomo, non mi ricordo esattamente. Ma il poliziotto mi avverte, le mostrerò cose che non le faranno piacere, e io non immagino cosa possa essere. Mi porge una fotografia, ma non ho gli occhiali, non riconosco la donna sul letto. Il poliziotto mi dice di guardare bene. Faccio fatica a riconoscermi, ho strani indumenti addosso. Alla terza foto gli dico di fermarsi. Sono scene di violenza, sono inerte, addormentata, e mi stanno violentando. Anzi, violenza non è la parola giusta, è una barbarie. Ho solo un desiderio, rifugiarmi a casa mia».
A destra Gisele P. , la vittima di Dominique P, con la figlia Caroline Darian
«Il mio mondo crolla. Tutto quello che ho costruito con il signor Pélicot cade in pezzi. Tre figli, sette nipoti, una coppia unita. I nostri amici ci dicevano che eravamo la coppia ideale. Voglio sparire, penso a prendere l’auto con il mio cane e a farla finita». […]
Gisèle Pélicot ha visto i video delle violenze subite nel maggio scorso. «Li ho visti tutti, tutti. Non sono scene di sesso, sono scene di violenza. Sono due o tre sopra di me, io sono inerte. Voglio che la mia testimonianza sia pubblica perché nessuna donna debba subire una sottomissione chimica come quella che ho patito io. Per quanto riguarda me, il male è fatto. Ma ho voluto queste udienze a porte aperte per aiutare tutte le donne, che forse non saranno mai riconosciute come vittime». […]