“ERIC CLAPTON E LA MORTE DI NOSTRO FIGLIO? QUESTIONE DI SECONDI” – VITA, AMORI E DOLORI DI LORY DEL SANTO: “ARBORE? MI VIDE AL RISTORANTE, LUCIANO DE CRESCENZO MI SEGUÌ IN BAGNO, MI DISSE: VUOI VENIRE IN TV PER FARE UNA CHE PORTA IL CAFFÈ? AVEVO REALIZZATO IL MIO SOGNO” – “L’UOMO CHE MI HA AMATO DI PIÙ? QUALCUNO RIMASTO SEGRETO, CHE HA ACCETTATO TUTTO, ANCHE CHE AVESSI FIGLI DA ALTRI. TRA DI NOI NON C’ERA UN RAPPORTO FISICO. GIANNI AGNELLI? L’HO FREQUENTATO PER DUE ANNI, VOLEVA CHE FOSSI SEMPRE LÌ. GEORGE HARRISON? SIAMO STATI INSIEME TRE GIORNI. FECE CHIUDERE LA PISCINA DI UN HOTEL 5 STELLE PER STARE DA SOLO CON ME. DODI AL FAYED? STEMMO INSIEME UN LONG WEEKEND. A STAVROS NIARCHOS HO DETTO NO: CAPII CHE SAREI STATA UNO SFIZIO” - LA FOTO CON IL MARINARIO PER “VENDETTA” DOPO AVER VISTO ADNAN KHASHOGGI CON UN’ALTRA, I TOY BOY E…
Candida Morvillo per il "Corriere della Sera"
Lory Del Santo, qual è il momento in cui capisce che è diventata famosa?
«Anni ’80, con la magica combinazione di stare in tv con Renzo Arbore a Tagli, ritagli e frattaglie e di stare con l’arabo».
Il saudita Adnan Khashoggi, miliardario fra i più ricchi del mondo.
«Ero a Parigi in discoteca, uno sconosciuto mi fa: vieni a Saint Tropez che ti presento un amico? Non ci ero mai stata, vado, ma mi pago il biglietto. Ho pensato: se paga lui, poi, chi sa. Arrivo su questo yacht enorme, il Nabila: mai visto una cosa del genere. Il giorno dopo, la barca era sul Corriere, presentata come la più grande del mondo. Al che, ci sono rimasta».
Com’era Khashoggi?
«Un giocoliere, divertente, non alto, rotondetto. Rideva sempre, aveva occhi furbastri. Misi a frutto l’inglese imparato coi libricini “cento frasi fatte”. Ci avevo speso le notti a studiare: volevo fare la modella a Londra, a Parigi. Comunque, stemmo insieme sei mesi, mi aveva messo sotto il suo ombrello, ma dovevo stare attenta a non uscirne. Invece, mi feci fotografare dal marinaio sul Nabila e uscii su tutti i giornali del mondo. Pensai: quando mi capiterà un’occasione così? Avevo già il senso della pubblicità».
Così diventò famosa e perse lo sceicco.
«Non si fidava più di me. Ma avevo scelto io di non stare più nella gabbia d’oro: andare col suo autista da Dior a scegliere quello che volevo non mi bastava, non era quello il mio sogno. Io volevo affermarmi, non essere la sconosciuta sotto l’ombrello. In più, lui mi aveva tradito. Avevo visto un’altra in barca, di notte. Sentii di non essere importante per lui e feci la foto».
Che ne è dal famoso rubino da 300 milioni di lire che lui le regalò?
luciano de crescenzo lory del santo renzo arbore
«Era un semplice collier con un rubino piccolo, un rubinetto rosso a forma di cuore. Poi, nei secoli, si è trasformato in qualsiasi cosa e, a Roma, mi fu rubato».
Qual è il primo ricordo da bambina?
«Mio padre nella bara. L’unico ricordo che ho di lui. Non mi spiegavo perché dormisse in un letto che non era il suo. Avevo tre anni e mezzo. Il secondo ricordo è mia madre che non mi capiva. Quanti ricordi uno può avere? I miei sono tutti di mia madre che non mi capiva. Non ha mai avuto fiducia in me, non mi ha creduta per tutta la vita».
Siamo a Povegliano Veronese, primi anni ’60.
«Sono nata nella stalla, papà, contadino, voleva diventare allevatore e aveva sei mucche. In casa, non c’erano i vetri alle finestre, sono nata e quasi morta di broncopolmonite. Poi, mamma resta vedova e povera, con due figlie. Andava nei campi a cercare lavoro, non l’ho mai vista seduta a far nulla».
lory del santo george harrison
Lei che bimba è stata?
«Paurosa. Avevo paura di sbagliare ed essere punita. Sono cresciuta nell’idea di essere un peso. Se sognavo qualcosa, era fuggire e non essere mai più di peso a nessuno».
Come arrivano la moda, la tv?
«Guardavo le modelle sulle riviste, pensavo: come sono belle. Ed ero maniaca dei film. Sono partita dicendo che mi sarebbe bastato poco. Col poco, sono sempre stata felice. Non posso dimenticare il momento in cui sono entrata alla Rai per la prima volta: avevo la pelle d’oca. Poi, feci la comparsa in un film di Dino Risi: passando dalle porte secondarie, parlando col fotografo di scena, facendo cose assurde. Ma ero felice anche delle cose più piccole: sono stata per tutta la vita la bambina con grandi occhioni, felice di qualsiasi cosa accadesse».
Come arriva Arbore?
«Mi vide al ristorante, Luciano De Crescenzo mi seguì in bagno, mi disse: vuoi venire in tv per fare una che porta il caffè? Pensai: portare un caffè in tv e mi pagano! Per me, avevo già realizzato il mio sogno. Quando Fiorucci mi scelse per la sua campagna pensai: wow. Ho vissuto un’avventura incredibile e dopo tanti anni sono ancora qua. La soluzione è resistere: se resisti, non è più che hai avuto fortuna, ma che hai avuto tenacia».
Perché adesso è a Los Angeles?
«Ho preso una casa per due mesi: due miei ex, molto più giovani, rimasti miei amici da una vita sono tutti e due qui, accasati. Uno l’ho conosciuto che compiva il giorno dopo 16 anni. Eravamo da Ugo Tognazzi a Fregene, lui era molto bello, suo padre era attore di spaghetti western e mi faceva la corte, ma vinse il ragazzo».
Ma era minorenne.
«Era alto uno e novanta, aveva fatto una serie tv, si ricorda Love me Licia? Era quello col ciuffo colorato. L’altro aveva 19 anni. Oggi, sono due begli uomini eclettici, intelligenti. Mi piace qua. Sta per arrivare Marco Cucolo, il mio fidanzato, mi addolora che mi dicano: stai ancora con quello lì? Sa le solite critiche…».
Perché ha 33 anni meno di lei, è senz’arte né parte?
«Io per tutta la vita ho seguito gli uomini, erano loro quelli con un lavoro imprescindibile e io andavo dove loro andavano. A un certo punto, ho deciso che ero io quella che voleva essere seguita. Marco non sa che fare di sé, lo so, ma va bene così. Di recente, dopo l’Isola dei famosi, abbiamo fatto un ceck up del rapporto, gli ho detto: non sia mai che devo sentire la frase “per causa tua non ho fatto carriera”, tu puoi fare quello che vuoi. E lui: ma io sono felice così».
Gianni Agnelli era uno di quelli che lei doveva seguire?
«L’ho frequentato per due anni, voleva che fossi sempre lì: a Parigi, a Torino, in barca… Mi voleva alle sue cene per soli uomini, con lui, Jas Gawronski, Mario d’Urso... Credo che tanti uomini mi hanno voluta perché sono di compagnia, rispettosa, non pretendo nulla. Non sono mai stata con qualcuno per un ritorno economico, ho amato l’unicità, l’intelligenza, l’eclettismo. Se c’è un uomo irraggiungibile, mi piace dire: l’ho conosciuto».
Con Donald Trump è stata o no?
«Ho perso l’occasione. Era molto divertente. Stavo arredando una casa. Chiama e gli dico che ero tutto impolverata, è arrivato, gli operai pensavano fosse mio marito, chiedevano a lui che fare e lui rispondeva. Io, nella vita, mi sono divertita. Con Trump, con George Harrison, con Dodi Al Fayed».
Quanto tempo con George Harrison?
«Tre giorni. Fece chiudere la piscina di un hotel 5 stelle per stare da solo con me. Face arrivare sushi, fu pazzesco. Parlammo per ore».
Dodi Al Fayed?
«Fu l’estate prima di Diana. Lo conobbi al Byblos di Saint Tropez. Stemmo insieme per un long weekend. Mi presentò addirittura suo padre. Andai nel loro albergo di Parigi, il Ritz, ma a me importava di più il mio lavoro: ho preso queste storie come avventure che arricchivano la mia vita. A Stavros Niarchos ho detto no: capii che sarei stata uno sfizio».
Eric Clapton, invece, le regalò l’anello di fidanzamento.
«Con lo zaffiro blu e i brillanti, come Carlo con Diana. Siamo stati insieme cinque anni. A Milano, mi ritrovo a cena seduta vicino a questo musicista barbone. Non sapevo chi fosse, gli do il numero. Il giorno dopo, il Corriere della Sera parlava del suo concerto di grande successo».
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Di nuovo il Corriere. Questa è ruffianeria.
«Le giuro che leggere tutti i giorni il Corriere è stata la mia fortuna: per avere una conversazione con questi uomini interessanti, dovevo essere informata e questo ha fatto la differenza. Comunque, con Eric poi successe quello di cui non voglio parlare».
Il vostro Conor, cinque anni, che cade dal balcone e muore.
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«Il destino è fatto di secondi. Due secondi prima, non sarebbe successo. Chi sa quante volte per due secondi le cose invece non sono accadute e magari sono rimasta viva io. Ora, vado avanti pensando: ci sono ancora. Se no, entri in depressione e non ne esci più. È come essere seppellito vivo, ti buttano col badile la terra sopra e tu vedi tutto, ma quando vanno via tu, con un dito, riesci a liberarti. Vedo questa immagine di continuo. Vedo che, nonostante tutto, tiro fuori le dita e sopravvivo».
Quante volte ha sentito la terra sulla faccia?
«Più di una. Lì fu il destino. Poi, con Loren, la disgrazia».
Si è suicidato a 19 anni, due anni fa. Soffriva di anedonia.
«Gliel’hanno diagnosticata postuma. Io ho sempre solo pensato che fosse speciale, perché era bravo, buono, non si è mai drogato o avuto brutte amicizie. Come potevo immaginare una malattia mentale? A scuola, gli insegnanti mi dicevano: sta sempre da solo, ma è bravo. L’unica anormalità era che era troppo intelligente: parlava poco, ma se parlava, diceva cose fulminanti».
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Aveva mai conosciuto suo padre, il tedesco Dennis Schaller?
«Non gli interessava farlo. Ha studiato a Miami, lì c’era un suo fratello e non l’ha voluto conoscere, anche se la mamma del ragazzo era Ingrid Casares, nel frattempo diventata la fidanzata di Madonna. Una volta, Madonna mi scrisse per invitarci a New York: ci teneva che i due fratelli s’incontrassero. Loren rispose: I’m not interested».
Di figli, lei ne ha persi tre.
«Ho perso anche quello di Richard Krajicek, il tennista. È nato a Milano, prematuro ma perfetto, è morto in due settimane per un’infezione. Con Richard ho sofferto molto, per questo e non solo. Mi tradì. E fu lui a lasciarmi. Mi disse: in campo, devo concentrarmi per essere il numero uno, invece, penso a te e mi distraggo. Disse: la nostra storia deve finire. Ho pianto per mesi, ho pianto in tutti i taxi di New York. Quando mi stava passando, lui ritornava perché non riusciva a stare lontano».
Chi l’ha amata di più?
«Qualcuno rimasto segreto, che ha accettato tutto, anche che avessi figli da altri e mi ha amata solo per avermi al suo fianco, senza che ci fosse un rapporto fisico. I miei figli, che non hanno avuto un padre, hanno avuto lui, che li ha amati come fossero suoi. È stato un amore puro perché i nostri accordi non potevano essere compromessi: non poteva esserci il tradimento».
Perché non si è mai sposata?
«Perché, quando finisce, si parla sempre di denaro e non mi è mai interessato il denaro».
A 63 anni, qual è il bilancio della sua vita?
«Mi è piaciuta e non rinnego nulla perché l’ho vissuta sempre nella verità».
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