QUAL È LA VERITÀ NEL CASO DI SOUKAINA EL BASRI? – PER LA GIUDICE "NON SONO EMERSI GRAVI INDIZI DI COLPEVOLEZZA” A CARICO DI JONATHAN MALDONATO, MARITO DELL’INFLUENCER NOTA COME “SIU”, FINITA IN OSPEDALE CON UN FORO NEL PETTO – LA DONNA NON HA MAI ACCUSATO IL PARTNER DI AVERLA AGGREDITA - L'UOMO HA FORNITO AGLI INQUIRENTI DUE VERSIONI: PRIMA HA SOSTENUTO CHE LA MOGLIE FOSSE CADUTA, POI CHE ABBIA PROVATO A TOGLIERSI LA VITA - MALDONATO DICE CHE SIA STATA LA DONNA A CHIEDERGLI DI MENTIRE SUL SUO PRESUNTO TENTATO SUICIDIO (CHE AVEVA GIA' TENTATO)

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Estratto dell’articolo di Giusi Fasano per il "Corriere della Sera”

 

JONATHAN MALDONATO JONATHAN MALDONATO

La premessa è che «non sussistono gravi indizi di colpevolezza a carico di Maldonato Jonathan in relazione al delitto di tentato omicidio». Di questo si è convinta la giudice delle indagini preliminari di Biella durante l’interrogatorio per la convalida del fermo del marito di «Siu», l’influencer marocchina Soukaina El Basri ricoverata — dal 16 maggio in prognosi riservata — all’ospedale Maggiore di Novara con un buco nel petto.

 

Lui è stato fermato il 22 per il tentato omicidio, appunto. Ma il gip — che pure ha convalidato il fermo — non ha applicato le misure cautelari (obbligo di firma e divieto di avvicinamento più braccialetto elettronico) per quel reato ma per il reato di maltrattamenti in famiglia, contestato assieme al tentato omicidio e alla violazione dei sigilli (lui sarebbe entrato nella sua casa sotto sequestro).

 

SOUKAINA EL BASRI - JONATHAN MALDONATO SOUKAINA EL BASRI - JONATHAN MALDONATO

Nel motivare la mancanza di indizi gravi sul reato più importante, la giudice scrive che «in definitiva la tesi del tentato omicidio si basa prevalentemente (se non esclusivamente) sulla scarsa credibilità della versione resa dall’indagato, in relazione alla quale anche questo gip nutre parecchie riserve. Tuttavia, deve altresì essere evidenziato che obiettivamente emergono elementi a conforto di tale ricostruzione».

 

Ricordiamo qual è «tale ricostruzione: l’indagato ha prima raccontato che sua moglie fosse scivolata e avesse sbattuto contro lo spigolo di una cassettiera. Poi ha corretto: era una bugia che mi ha chiesto lei di riferire; in realtà si è ferita cercando di uccidersi ma non voleva che si sapesse per il timore di tornare in psichiatria (più di 10 anni fa era stata seguita in psichiatria per due brevi periodi). La stessa donna ha sostenuto la tesi della caduta accidentale.

 

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Quindi, tornando alla giudice, ecco il ragionamento: «Nonostante El Basri sia rimasta cosciente sino alle 13.10 (l’ambulanza fu chiamata attorno alle 8 del mattino) e sia rimasta sola sia con gli operatori del 118 sia con i medici del pronto soccorso (sola, cioè senza il marito di fronte, ndr ), ha sempre confermato la tesi della ferita accidentale. Questo comportamento mal si concilia con la dinamica del tentato omicidio, appare logicamente più coerente invece con il timore del ricovero in psichiatria».

 

Altro «elemento a conforto della ricostruzione di lui: Siu aveva già compiuto in passato «gesti anticonservativi»; «tutti i familiari dell’indagato riferiscono che lui, a loro, ha raccontato la versione del tentato suicidio di lei e del fatto che lei gli ha chiesto di mentire con la versione della caduta accidentale».

 

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E infine: Jonathan non aveva «mai aggredito fisicamente» Siu, come lei stessa aveva dichiarato nella querela di un anno fa. E ancora. Ammesso che davvero lei abbia tentato il suicidio, la giudice non può non chiedersi dove sia finito l’oggetto con il quale si è ferita (al momento non trovato).  […]

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