LE MANI DEI CINESI SULL’AFGHANISTAN - PECHINO GUARDA CON MOLTO INTERESSE QUELLO CHE SUCCEDE A KABUL, E APRE AI TALEBANI: “SONO PIU SOBRI E RAZIONALI RISPETTO ALL’ULTIMA VOLTA, SPERIAMO CHE DIANO SEGUITO AL LORO ATTEGGIAMENTO POSITIVO” - IL PAESE È RICCO DI MINERALI, GIACIMENTI DI ORO, RAME E PIETRE PREZIOSE, CHE IN TANTI VOGLIONO SFRUTTARE, E LE MILIZIE JIHADISTE NON SONO IN GRADO DI FARLO. PECHINO SÌ. E SI PRENOTA...
1 - AFGHANISTAN: CINA, TALEBANI PIÙ SOBRI E RAZIONALI
(ANSA) - PECHINO, 19 AGO - I talebani sono "più sobri e razionali" rispetto all'ultima volta in cui sono saliti al potere in Afghanistan e la Cina spera che diano seguito al "loro atteggiamento positivo" costruendo "un sistema politico adeguato" alla situazione.
La portavoce del ministero degli Esteri Hua Chunying, nella conferenza stampa quotidiana, ha osservato che "alcune persone hanno ripetutamente sottolineato la loro sfiducia nei confronti dei talebani, ma quello che voglio dire qui è che nulla al mondo può stare fermo".
A tal proposito, ha notato Hua, "preferisco guardare le cose dialetticamente, vedere il passato e il presente, le parole e le azioni".
2 - E NELL'OMBRA CINA E RUSSIA AVRANNO SPAZIO
Guido Olimpio per il “Corriere della Sera”
L'intelligence Usa aveva previsto la vittoria talebana, ma ha sbagliato i tempi. Sperava di avere ancora qualche settimana, invece c'è stato un tracollo repentino. Tutto si è sciolto, liquefatto dalla pressione dei talebani e dalla persuasione del denaro.
La miscela ha piegato la debole resistenza di chi era già rassegnato. In alcune aree i guerriglieri hanno pagato i soldati perché abbandonassero le posizioni senza sparare. Hanno ripetuto lo schema adottato dalla Cia dopo l'11 settembre 2001.
Allora gli americani spedirono ad acquistare la fedeltà - a tempo - di signori della guerra. Gli agenti raggiungevano località sperdute a bordo di elicotteri di fabbricazione russa, all'interno casse di contanti. Oggi con il nuovo potere a Kabul potrebbero aprirsi delle possibilità per le spie di ogni bandiera.
I talebani, nell'esigenza di governare, non possono cacciare tutti. Ci saranno epurazioni, metteranno i loro nei posti chiave, però lasceranno spazi. E il denaro fa vacillare la fedeltà. La corruzione ha minato le fondamenta di esercito e Stato, la stessa corruzione può compromettere i «puri sulla terra».
Mohammad Ashraf Ghani e Xi Jinping
Mosca, che segue con altrettanto interesse, scommette sulle future divisioni tra i mullah, alcuni degli esperti moscoviti prevedono spaccature. Quando la Casa Bianca ha ridotto la presenza militare dall'intelligence era partito il grido d'allarme: non potremmo agire, siamo senza scudo. Però c'erano dei punti d'appoggio.
vignette del global times sugli usa e l'afghanistan
Adesso si riparte da zero, con il peso della missione passato ai locali. Agli afghani che riusciranno ad operare senza destare sospetti, ai miliziani inglobati negli apparati. Gli occhi sul campo valgono molto di più dell'intelligence condotta da lontano, oltre l'orizzonte, fatta di voli spia, droni e intercettazioni.
La soluzione (debole) proposta dagli americani quando hanno fissato la data della loro partenza, un tentativo di riempire un vuoto. Nulla è facile, esiste il rischio dell'intossicazione, con l'informatore non affidabile che propina frottole. Uno dei più grandi disastri della Cia è avvenuto a Khost, sempre in Afghanistan nel 2009, quando un gruppo di 007 venne ucciso da una fonte, un medico giordano che ha fatto il triplo gioco.
afghanistan profughi in fuga dai talebani
Prima militante agguerrito, poi presunta talpa per gli Usa, infine attentatore suicida qaedista-talebano. L'attenzione sarà su più livelli. Il primo riguarderà la gerarchia talebana e aspetterà di cogliere dissensi. Il malcontento diventa la fessura che si trasforma in breccia.
Il secondo coinvolge i quadri, gli impiegati, chiunque sia inserito nella società (compresi medici e infermieri). Il terzo è il fronte rappresentato dai terroristi, qaedisti e Isis. Tutti vorranno capire quale sarà l'atteggiamento concreto dei talebani verso gli ospiti. Poi ci sono gli affari.
afghanistan profughi in fuga dai talebani
È un territorio ricco di miniere, in tanti vogliono sfruttarle e le nuove autorità dovranno aprirsi ai tecnici stranieri. I cinesi - se ci saranno le garanzie e le stanno già chiedendo da settimane - sono pronti. A scavare e osservare.
2 - QUEL TESORO DI MINERALI CHE FA GOLA A RUSSIA E CINA
Flavio Pompetti per “il Messaggero”
C'è un'altra guerra, silenziosa e sotterranea, che ha accompagnato il confronto tribale e la lotta dei talebani per il controllo dell'Afghanistan negli ultimi trent' anni, tra l'occupazione russa e quella statunitense. È la guerra per il controllo dei minerali, in quella che è forse l'ultima terra di frontiera ancora esistente al mondo: ricca di materie prime, povera di risorse per utilizzarle, e di controllo politico per evitare la loro fuga all'estero.
vignette del global times su taiwan, usa e l'afghanistan
Il prodotto interno lordo dell'Afghanistan è di appena 19 miliardi l'anno provenienti per lo più dal traffico dell'oppio, che è comunque un prodotto base di estrema importanza per buona parte delle industrie farmaceutiche internazionali. Il Pil afghano non è tra i più bassi del mondo, ma è certamente tale da porlo nel versante dei paesi poveri.
Per contro, la ricchezza nascosta nelle viscere del suo territorio ammonta ad almeno mille miliardi di dollari. Giacimenti di oro, rame, uranio e pietre preziose abbondano nel paese.
GEOLOGI RUSSI
La prima mappatura del tesoro fu fatta da geologi russi a metà degli anni '70, non a caso a pochi anni dall'ingresso dei carri armati sovietici a Kabul, al culmine di uno dei tanti conflitti con gli Usa in tempi di Guerra Fredda.
Incapace di dar vita ad una industria estrattiva in larga scala per mancanza di risorse industriali e finanziarie, il paese si è dotato con l'aiuto della World Bank di una legge che centralizza il rilascio delle licenze, per evitare che i gruppi tribali che hanno il controllo delle province autorizzino contratti con le società estere. Ma l'Afghanistan non è un campione di legalità, e trent' anni di dissesto politico non hanno certo aiutato ad assicurare il controllo centrale del potere.
IL RAPPORTO
I russi durante i nove anni di occupazione hanno fatto man bassa di smeraldi, rubini, cobalto e zaffiri. Poche settimane dopo l'11 settembre 2001 il Pentagono commissionò alla geologa Bonita Chamberlin un rapporto sulle risorse minerarie dell'Afghanistan, che una volta confezionato indicava 1.407 possibili siti minerari e 91 risorse estraibili. Tra queste il più importante è il litio, vettore della rivoluzione elettrica prossima ventura.
La sua disponibilità è tale da aver fatto ribattezzare il paese: «L'Arabia Saudita del litio». È stata questa consapevolezza secondo l'Occrp l'agenzia statunitense che fa da cane da guardia alla corruzione internazionale, a motivare le estensioni della durata della missione militare, sia durante il mandato di Obama che quello di Trump.
vignette del global times sugli usa, taiwan e l'afghanistan
Nei primi mesi della sua presidenza Donald Trump su sollecitazione di Ashraf Ghani inviò a Kabul tre esperti minerari per studiare la possibilità di estrarre terre rare, essenziali per l'industria elettronica. Il Pentagono in quegli anni ha usato la task force per la stabilizzazione economica dell'Afghanistan e dell'Iraq per introdurre nella provincia di Kunar un contrattista privato dell'area della Difesa degli Usa: la Sodevco, che iniziò ad estrarre la preziosa cromite, materiale di estrema purezza usato come additivo nella rifinitura dei pannelli di aereo e dell'acciaio.
Il divieto legale fu aggirato nominando dietro lauta commissione il fratello del presidente, Hashmat Ghani, amministratore della Sodevco afghana. La licenza di estrazione fu concessa da due signori della guerra locali, vera autorità amministrativa della regione, e il governo Usa finanziò il progetto con 4 milioni di dollari in macchinari estrattivi. La truffa fu scoperta due anni dopo, e portò alla cancellazione del programma.
LE RISORSE
La scarsa centralizzazione del potere gioca a favore di chi ha capitali da investire, ed è determinato ad appropriarsi delle risorse. È così che i cinesi negli ultimi anni sono riusciti ad assicurarsi contratti per lo sviluppo di infrastrutture del valore di 110 milioni di dollari. Una cifra ridicola se paragonata al potenziale estrattivo della miniera di rame Aynak, il secondo giacimento per volume al mondo, che la cinese MCC Group si è assicurato nel 2007 con un contratto per lo sfruttamento della durata di trent' anni.
La Cina soffre la mancanza di materie prime entro il suo territorio, ed è a caccia di contratti dovunque possibile. Il rame afghano sarà un additivo potente alla sua economia, quando sarà possibile estrarlo. Finora le operazioni sono state ostacolate dalla mancanza di sicurezza, e da una disputa sullo spionaggio operato dall'intelligence di Pechino ai danni di iuguri afghani. La svolta politica offre ora nuove possibilità e nuove sfide.
I talebani potrebbero divenire il nuovo referente delle operazioni estrattive internazionali, ma la loro spina nel fianco ancora una volta è la scarsa tenuta delle cerniere nelle province, specialmente del nord, particolarmente ricco di litio.
vignette del global times sugli usa e l'afghanistan 1i talebani mostrano le armiafghanistan scontri tra talebani e civiliMappa