Gian Antonio Stella per il “Corriere della Sera”
Ricordate gli irresistibili bobbisti giamaicani? Non avevano mai visto la neve, erano stati coinvolti da un miliardario eccentrico e si divertivano un sacco in quello sport che non c'entrava niente con la loro storia. Non arrivavano alla ventina. Noi ce l'avremmo, la storia. Scritta da campioni indimenticabili in inverni gonfi di neve. Anche i bobbisti nostrani, però, sono ormai rarissimi: diciassette in tutta l'Italia.
Più una ventina di giovani che praticano slittino e skeleton. Domanda: vale davvero la pena di spendere 85 milioni di euro (cinque a testa) per dare loro una pista su cui allenarsi e correre qualche rara gara? Sono ormai cinque anni che Cortina d'Ampezzo, il Veneto e quel pezzo di Paese convinto che prima di spendere una tombola per un progetto occorra fare bene i conti, sono spaccati.
E lo stesso presidente del Comitato olimpico internazionale Thomas Bach, tirato in ballo da una lettera di Marina Menardi del Comitato civico di Cortina e da quanti si oppongono al ricchissimo investimento, ha preso posizione spiegando che sì, ovvio, se la Regione del Veneto costruisce un nuovo centro, questo sarà usato durante i giochi ma con una premessa: «La sostenibilità è una colonna portante dell'agenda olimpica 2020 (...) Per quanto riguarda la pista da bob, il Cio è stato chiaro nella sua posizione, ovvero che costruire una nuova pista a Cortina non è un requisito per i Giochi olimpici. Nessuna nuova infrastruttura dovrebbe essere costruita senza un piano operativo solido e sostenibile».
La cittadina ampezzana, seimila abitanti scarsi e in calo, per fare un esempio, può reggere il peso d'una gestione del nuovo impianto di 400.000 euro l'anno? Mah... Se lo chiedeva nel 1955 un innamorato di Cortina, Indro Montanelli, sul Borghese dell'amico Longanesi, a proposito del palazzo del ghiaccio: «Costa un miliardo e 200 milioni di lire (una ventina di milioni di euro oggi, ndr ) e sarà capace di ottomila spettatori. Lei mi dirà che ottomila spettatori non saranno difficili da raccogliere, fra tanta gente che verrà quassù nel periodo delle gare. Certo. Ma dopo il periodo delle gare, chi rifonderà al Municipio di Cortina le 150 mila lire al giorno che occorrono alla manutenzione?». Fate i conti: un peso annuale pari a 950 mila euro attuali. Un macigno, per il bilancio comunale.
Ma senza andare così indietro negli anni, possibile che non abbia insegnato nulla la catastrofe economica e d'immagine dell'impianto costruito a Cesana Torinese per le Olimpiadi invernali 2006? «I francesi per il bob ci avevano offerto la possibilità di usare la loro pista costruita quattordici anni prima a La Plagne per le invernali di Albertville 1992», racconta amara Evelina Christillin, l'anima operativa di quei Giochi. «Certo, era a tre ore da Torino, ma era lì, già fatta, e ci avrebbe fatto risparmiare 110 milioni. Andammo a vederla: entusiasti.
Tra l'altro avremmo anticipato il futuro: nel 2026 le spese (enormi) dei Mondiali di calcio saranno divise tra Stati Uniti, Canada e Messico. Macché: il presidente del Coni Giovanni Petrucci e più ancora il ministro degli Esteri Franco Frattini si opposero. Non era dignitoso, per loro. E oggi l'impianto di Cesana è lì abbandonato da anni. L'ho spiegato, riconoscendo l'errore anche mio di non aver lottato di più contro quella follia, a Luca Zaia, che pure è una persona che stimo. Macché».
Historia magistra vitae? Magari. Tanto è vero che anche l'Austria, com' è stato ricordato nei giorni scorsi, si era offerta di risolvere il problema «prestando» la pista di Innsbruck (da Cortina alla «sorella olimpica» Milano ci vogliono cinque ore, da Cortina al capoluogo tirolese due e mezzo) ma ha ricevuto la stessa risposta: «No, grazie».
E il bello è che quest' Olimpiade era stata presentata dai promotori (Ansa 7 febbraio 2018) come «economicamente light, con strutture temporanee, basso impatto ambientale e il marchio dell'unica candidatura veramente alpina, se paragonata a Torino e Milano». «Il villaggio olimpico, ad esempio, così come il centro stampa, sarebbero realizzati con strutture temporanee, da smantellare al termine dei Giochi, al massimo con qualche modulo che potrebbe essere usato per la Protezione Civile». Posti letto? «2.300».
Mamma mia! E «la storica pista di bob intitolata a Eugenio Monti (il 'rosso Volante'), chiusa da 10 anni»? «Dovrebbe essere ristrutturata». Il giorno dopo lo stesso Zaia insiste: «Il bob si fa a Cortina, sarebbe un insulto toglierlo. C'è una pista storica che va o demolita o recuperata, e portata a una visibilità internazionale». Ma i tempi cambiano. Il villaggio olimpico non sarà più smantellato ma, visto che ormai gli alloggi ci saranno, spiega oggi Zaia, li «lasceremo in eredità per studenti e lavoratori stagionali».
E magari domani, chissà, potrebbero essere dati in concessione a qualcuno... Quanto ai costi previsti per la nuova pista da bob, i timori sono stati appena confermati dal Progetto di fattibilità tecnico economica: costerà in totale 85 milioni di euro. Se va bene. Il doppio, praticamente, dei primi preventivi. Come a Cesana. Auguri.
Gli ambientalisti del Mountain Wilderness Italia, proprio ieri, alla vigilia dell'arrivo a Cortina del governatore veneto per presentare il suo libro «Ragioniamoci sopra» (invito saggio), hanno rifatto i conti sull'operazione Olimpiadi complessiva: «Il totale delle spese previste per gli impianti nel 2019 era di 177.551.574 dollari. I conteggi presentati sono in euro, le due monete viaggiano su una quasi parità del valore della valuta. Il conto reale a luglio 2022 è salito a 2 miliardi 302.384.733 euro. Negli Extra spese rientrano il Mountain media Center, 1.187.120 dollari, la cerimonia di apertura altri 1.402.960, quella di chiusura 1.141.680».
Per non dir dei danni ambientali. A partire dalla distruzione di un piccolo parco urbano appena fatto e del parco avventura costruito a ridosso della vecchia pista di bob e costato allora un pacco di euro con «percorsi attrezzati da un albero all'altro per adulti, ragazzi e bambini, con 145 attraversamenti da un albero all'altro sempre diversi» e «carrucole, ponti tibetani, cavi e reti» col massimo rispetto del bosco e degli alberi giganteschi destinati alla motosega. Spazio, spazio, spazio!
La nuova pista ha bisogno di 1.895 metri quadrati per piazzare, oltre al percorso del bob, edifici nuovi per 18.000 metri cubi di cemento. I cortinesi, stando al referendum tra gli abitanti, sono contrari. Ma chi ama i boschi, da queste parti, pare contare sempre meno. Basti guardare insieme con Gildo Siorpaes, ex campione di sci e di bob, gli squarci fatti nelle foreste ampezzane per le nuove piste sciistiche, con strade larghissime e parcheggi immensi ricoperti non dall'erba promessa ma da pietrisco a spacco da cava: «Non erano questi, i miei boschi. Non erano questi».