Donatella Schettini per “il Messaggero veneto”
Sono 40 le bombe nucleari americane stoccate tra l’aeroporto Pagliano e Gori
di Aviano e la base di Ghedi nel Bresciano, secondo il “Bulletin of the atomic scientists”, della Fas, Federazione degli scienziati americani, pubblicato pochi giorni fa da Hans M. Kristensen e Matt Korda che tratta della forza nucleare degli Stati Uniti. Secondo il bollettino anche nella Pedemontana pordenonese ci sono bombe, con una stima ridotta rispetto al passato, pronte a essere rimodernate con ordigni di maggior precisione.
Nonostante interrogazioni parlamentari, numerose soprattutto in questi ultimi anni, e ricerche non è mai stata confermata la presenza di ordigni nucleari all’aeroporto di Aviano. Supposizioni tante, risposte ufficiali nemmeno una. La loro presenza è una certezza per la Fas, la Federation of American Scientists nata nel 1945, che periodicamente pubblica il bollettino con il conto atomico statunitense.
aerei Usa in decollo da aviano
Nell’ultima versione, pubblicata il 29 aprile, si tirano le somme della forza atomica statunitense: all’inizio del 2019 secondo il bollettino, il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti mantiene una scorta di 3 mila 800 testate nucleari. Si ritiene che siano stoccate in 24 luoghi, 11 negli Stati Uniti e 6 in cinque Paesi europei: Aviano e Ghedi in Italia, Büchel in Germania, Icirlik in Turchia, Kleine Brogel in Belgio e Volkel nei Paesi Bassi dove complessivamente sarebbero stoccate 150 bombe.
Dei cinque siti europei, quello con il maggior numero di bombe è Incirlik, con 50, sebbene ci siano voci, non confermate, che potrebbero essere state ritirate dopo la crisi del 2016 nel Paese. Tra Aviano e Ghedi le bombe sarebbero 40, un numero in diminuzione se riferite a stime effettuate nel passato quando, solo per la provincia di Pordenone, si era ipotizzata la presenza di addirittura 50 testate. Secondo lo studio il numero degli ordigni nucleari in Europa è diminuito dal 2009 «in parte a causa della riduzione della capacità di stoccaggio operativo di Aviano e Incirlik».
Si tratta di armi nucleari non strategiche, bombe nucleari a gravità B61, ordigni all’idrogeno di fabbricazione statunitense, prodotte nell’epoca della Guerra Fredda, ancora oggi negli arsenali a stelle e strisce. Esistono in due versioni, la B61-3 e B61-4, presenti in Europa, ma con i tempi contati. L’amministrazione Usa da tempo, infatti, ha avviato un programma di ammodernamento con il passaggio alle B61-12 che prevede un investimento di svariati miliardi di dollari. Le B61-12 secondo la Fas saranno schierate in Europa dal 2022 al 2024 e a quel punto le vecchie B61 saranno ritirate dagli Stati Uniti.
Ordigni con una aumentata capacità di precisione per ridurre i danni collaterali, con una capacità di penetrazione nel terreno, nel caso di obiettivi sotterranei. Non solo bombe nuove, ma sarà anche realizzato un intervento anche per i siti di stoccaggio: «La Nato - prosegue il bollettino di Kristensen e Korda - sta lavorando a un’ampia modernizzazione delle posizioni nucleari in Europa che prevedono l’ammodernamento delle bombe, aerei e del sistema di stoccaggio delle armi».
«In circostante normali - prosegue il bollettino - le armi nucleari sono tenute sotto controllo del personale della Us Air Force. Il loro uso in guerra deve essere autorizzato dal presidente degli Stati Uniti». La Nato ha anche progettato una estensione della vita dei sistemi di sicurezza per lo stoccaggio delle armi nei prossimi quattro anni: «Il lavoro - prosegue il bollettino - aggiornerà il comando, il controllo e la sicurezza su sei basi attive, Aviano, Buchel, Kleine Brogel, Incirlik e Volkel, e una base di addestramento, Ramstein in Germania».