DAGOREPORT
GIORGIA MELONI - DISCORSO ALL ATLANTIC COUNCIL
Urla e strepiti della Ducetta, così fuori con gli otoliti da minacciare di mollare l’Armata BrancaMeloni, l’immancabile esposto alle autorità di Crosetto, i soliti sospetti di complotti…
E tutto ‘sto casino perché qualche disgraziato di Fratelli d’Italia ha reso pubblico un post della chat di Fratelli d’Italia che chiedeva ai parlamentari tutti di essere assolutamente presenti in aula martedì prossimo, 8 ottobre, per la nomina del nuovo giudice della Corte Costituzionale?
Come mai nel partito della Melona è scattata una disperata caccia alla “talpa” che ha spifferato il blitz sulla Consulta? Per capire come si è arrivati a un tale scombussolamento di otoliti da portare la premier a dire “Mollerò per l’infamia di pochi”, bisogna fare un passo indietro e ricostruire la vicenda.
GIORGIA MELONI SI INCAZZA CON I PARLAMENTARI DI FDI IN CHAT
Sono ormai dieci mesi che alla Corte Costituzionale “manca” un giudice. La massima Corte è composta da 15 membri: 5 li nomina il Presidente della Repubblica, 5 la magistratura (3 Cassazione, 1 Corte dei Conti e 1 Consiglio di Stato) e 5 il Parlamento in seduta comune.
Finora le sette votazioni a scrutinio segreto sono finite con una fumata nera, per giunta con i votanti in calo. Ma questa volta, Giorgia Meloni non può sbagliare: ha un “suo” candidato, Francesco Saverio Marini, di provata fedeltà (è l’autore del “premierato”) e proveniente da una famiglia stabilmente di destra (come scrive “Repubblica, “suo padre è Annibale, ex presidente della Consulta di provata fede aennina che, scaduto quel mandato, fu scelto da Gianfranco Fini anche come membro laico del Csm”).
Ma la ragione per cui la Ducetta ha fretta è un’altra: la Consulta ha in mano tutti i dossier più importanti per il Governo. C’è il premierato, al momento ancora impantanato in Parlamento, ma che dovrà passare le forche caudine della Corte. C’è la norma sulla cittadinanza, per cui è atteso un parere.
E infine, e soprattutto, c’è l’Autonomia: il 12 novembre la Consulta dovrà decidere sulle questioni di legittimità costituzionale sollevate dalle Regioni sulla riforma. La bocciatura, anche solo in parte, della legge tanto cara a Salvini, sarebbe una manna per Giorgia Meloni.
MESSAGGIO INVIATO AI PARLAMENTARI DI FRATELLI D'ITALIA PER IL VOTO SULLA CONSULTA
La sora Giorgia è ben consapevole che il referendum sull’autonomia potrebbe essere l’inizio della sua fine: i sondaggi certificano che i cittadini, soprattutto al Sud, sono contrari, e l’affluenza è data in aumento. Ora, se la Consulta bocciasse l’autonomia, o anche solo una parte di essa, l’iter del referendum si bloccherebbe, con grandi festeggiamenti a Palazzo Chigi.
Si arriva così a venerdì 4 ottobre. In mattinata, il sito di Repubblica batte la notizia: “Meloni prova a eleggere un "suo" giudice della Consulta. E convoca i parlamentari di FdI: "Martedì nessuno assente al voto"”. L’articolo, firmato Liana Milella, contiene i dettagli (e lo screenshot, di un messaggino fatto circolare nelle chat di Whatsapp del partito, in cui si invitano i parlamentari a non fare cazzate e a presentarsi in formato testuggine per far passare il giudice Marini. Questo perché per ottenere il risultato desiderato la maggioranza non potrà avere defezioni: servono 363 voti, i tre quinti di Camera e Senato in seduta comune.
COMPOSIZIONE ATTUALE DELLA CORTE COSTITUZIONALE
Quella “fuga di notizie” fa partire l’embolo di Giorgia Meloni che, come ha riportato “il Fatto quotidiano” ieri, si sfoga a sua volta nelle chat di Fdi con un livore mai visto prima verso le sue truppe: “Io alla fine mollerò per questo. Perché fare sta vita per far eleggere sta gente anche no. L’infamia di pochi mi costringe a non avere rapporti con i gruppi. Molto sconfortante”.
Parole a cui è seguito l’annuncio del ministro della Difesa, Guido Crosetto, che nella stessa chat ha annunciato che farà un esposto alla magistratura, creando ulteriore panico tra i big nel gruppone Whatsapp (chissà come si sente il “Giuda” che ha “tradito” la fiducia della premier, in queste ore).
Certo, non fa mai piacere avere “talpe”, ma la reazione è apparsa spropositata, visto che notizie del genere sono sempre uscite (e sempre usciranno). E allora perché tanta incazzatura?
I BIG DI FRATELLI D ITALIA CONTRO LA TALPA IN CHAT - SCREENSHOT PUBBLICATO DAL FATTO QUOTIDIANO
La regina della Garbatella aveva in mente un blitz segreto, con cui cogliere di sorpresa la sinistra: sperava che con l’assenza di molti parlamentari d’opposizione, il voto sarebbe stato facilissimo. Un gioco da ragazzi, come sarebbe stato poi rendere l’autonomia “incostituzionale”, una volta ottenuta l’ambita poltrona per il fido Marini. E invece, la “talpa” di Fdi ha spifferato tutto, e ora il voto è a rischio…
Dettaglio non casuale: anche Forza Italia ha chiamato a raccolta i suoi parlamentari, con un messaggio simile a quello di Fdi. La Lega, invece, non l’ha fatto: la scusa ufficiale era il raduno di Pontida, ma evidentemente anche nel Carroccio hanno annusato il trappolone meloniamo per sfanculare un eventuale e letale referendum sull’autonomia…
MELONI PUNTA LA CONSULTA TRE GIUDICI DI AREA PER FERMARE I REFERENDUM
Estratto dell’articolo di Giovanna Vitale e Liana Milella per “la Repubblica”
https://www.repubblica.it/politica/2024/10/06/news/meloni_giudici_consulta_referendum-423538048/amp/
autonomia differenziata vignetta by rolli il giornalone la stampa
Giorgia Meloni vuole battere Donald Trump sull’arrembaggio ai giudici costituzionali? Parrebbe proprio di sì. Lui, da presidente Usa, ne nominò ben tre alla Corte suprema, e tutti conservatori. Lei, solo per ora, vuole prendersi il primo, ma se la manovra dovesse riuscire punta all’ en plein , pronta a piazzare alla Consulta almeno altri due giuristi di provata fede. Riuscendo perfino a battere in spregiudicatezza l’ex Potus repubblicano perché scegliere per la Corte il proprio consigliere giuridico, certificato nell’organigramma del governo, significa andare oltre ogni ipotizzabile conflitto d’interessi. Ma tant’è.
Accade questo nelle segrete stanze di Palazzo Chigi. Dove Francesco Saverio Marini, l’autore materiale del ddl sul premierato, è in procinto di spiccare il salto e cambiare palazzo. Da piazza del Quirinale potrà vigilare sul destino delle riforme della sua “signora e padrona”. E tenerla confidenzialmente aggiornata su eventuali sentenze scomode.
GIORGIA MELONI CON SILVANA SCIARRA ALLA PARATA DEL 2 GIUGNO
Sempre che martedì prossimo la maggioranza, che dovrebbe garantire 363 voti, giusto i tre quinti dell’emiciclo, riesca davvero a raggiungere quel magico numero per incoronare il figlio di Annibale Marini, l’ex presidente della Consulta di provata fede aennina che, scaduto quel mandato, fu scelto da Gianfranco Fini anche come membro laico del Csm. Una famiglia per un partito e un’ideologia, sempre a destra.
Meloni l’aveva dichiarato il 4 gennaio, giunta in conferenza stampa col raffreddore: «Adesso le carte le diamo noi». E intende mantenere la parola. Con un blitz che piglia di sorpresa pure Tajani e Salvini.
AFFLUENZA IN CRESCITA AL REFERENDUM SULL AUTONOMIA - NOTO SONDAGGI
Ma per la premier la priorità è mettere al sicuro l’Autonomia differenziata, minacciata dal referendum. Con una mossa a sorpresa il presidente della Consulta, Augusto Barbera, pure lui in scadenza il 21 dicembre con i suoi due vice Franco Modugno e Giulio Prosperetti, ha difatti fissato per il 12 novembre l’udienza per decidere sulle questioni di legittimità costituzionale sollevate da quattro Regioni: Puglia, Toscana, Sardegna e Campania. Facendo scattare l’allarme rosso ai piani alti dell’esecutivo perché la riforma può cadere del tutto o uscire fortemente azzoppata.
[…] «Noi non accetteremo alcun tipo di blitz sull’elezione dei giudici costituzionali», ha avvertito ieri la segretaria del Pd Elly Schlein. «È gravissimo anche solo averlo appreso dalla stampa. Questa concezione proprietaria delle massime istituzioni della Repubblica deve finire qui, e vederci tutti mobilitati a difesa delle garanzie democratiche ».
[…] la presidente del Consiglio allo sgarro istituzionale. Voleva aspettare la fine dell’anno per scegliere tutti insieme i quattro magistrati che sarebbero mancati in quel momento, magari lasciandone soltanto uno alla minoranza, ma ora ha fretta. Le sue riforme e il suo governo sono in bilico.
Via allora all’sms, poche righe tutte in maiuscolo inviate giovedì mattina per serrare i ranghi e obbligare i parlamentari FdI a presidiare l’aula. «Attenzione, martedì 8 ottobre, ore 12.30, indispensabile la presenza di tutti al voto per la Corte costituzionale ». Nessuna assenza giustificata, chi è in missione rientri. Il giorno dopo, stesso sms da Forza Italia. Repubblica li rivela entrambi e Meloni s’infuria per la fuga di notizie.
augusto barbera sergio mattarella
Ma proprio quell’ordine perentorio e la successiva arrabbiatura tradiscono il timore di non farcela. Tant’è che lo stesso Marini conferma di essere l’unico candidato in pole, senza aggiungere altro. Via sms si limita a incrociare le dita. Né lui né la maggioranza vedono conflitti d’interesse. […]
ITER DELLA RIFORMA SULL AUTONOMIA augusto barbera
giorgia meloni contro le accise su benzina e diesel nel 2019 2