LO SCOPRIREMO SOLO VIVENDI – VINCENT BOLLORÉ DICE A TUTTI CHE ANDRÀ IN PENSIONE IL 17 FEBBRAIO 2022, IN OCCASIONE DEI 200 ANNI DALLA FONDAZIONE DELL’AZIENDA DI FAMIGLIA. MA A PARIGI NESSUNO CI CREDE. ANCHE PERCHÉ NON È MAI STATO COSÌ ATTIVO COME NEGLI ULTIMI TEMPI. UN IPERATTIVISMO CHE TERRORIZZA MACRON, CHE GRAZIE ALLA MERKEL HA BLOCCATO L'ACQUISTO DELLA TV M6 – VINCENT HA SEMPRE NAVIGATO A DESTRA: CHE FARÀ ALLE PRESIDENZIALI, SOSTERRÀ ERIC ZEMMOUR, STAR DELLA SUA TV “CNEWS”? DI SICURO NON APPOGGERÀ MARINE LE PEN, MA...
Leonardo Martinelli per "la Stampa"
vincent bollore emmanuel macron
Lo dice a tutti, ci scherza sopra: Vincent Bolloré, 69 anni, ha un'app sul suo smartphone, che indica quanto manca al 17 febbraio 2022, l'anniversario dei 200 anni dalla fondazione dell'azienda familiare. Allora, promesso, tirerà i remi in barca e lascerà carta bianca ai figli.
«Si consacrerà interamente alle sue attività filantropiche e al cammino verso la redenzione», ha detto di recente l'amico René Ricol, esperto finanziario. Perché, si sa, Bolloré è un fervente cattolico, finanzia il restauro di decrepite cappelle nella sua Bretagna. E il miliardario è una presenza costante alle messe domenicali nella chiesa di Saint-Tropez, quando d'estate va in vacanza lì, nella villa di proprietà.
Ma siamo proprio sicuri che voglia andare in pensione? A Parigi non ci crede nessuno o quasi, tanto più che il nostro, famoso per i suoi raid finanziari, non è mai stato così attivo come negli ultimi tempi. Ed è un iperattivismo che preoccupa Emmanuel Macron.
Correva il 1981 e Vincent resuscitò l'impresa dei Bolloré a Ergué-Gabéric, in terra bretone, allora sull'orlo della bancarotta. Fabbricava cartine per le sigarette e lui la riconvertì nelle pellicole di plastica. Giovane, bello e orgoglioso: che storia positiva. Da quella base, abilissimo, ha creato un impero, che va dalla logistica alle concessioni petrolifere e ferroviarie (soprattutto in Africa), fino ai media (dopo aver preso il controllo di Vivendi nel 2015).
Nel frattempo il «piccolo principe» (lo chiamavano così), si è tramutato agli occhi dei media nello «smiling killer». In francese esiste perfino un neologismo, «bollorizzare una società». È la conquista di un'azienda a partire da un'insospettabile minoranza, per poi fare tabula rasa: tagliare i vertici e mettere gli uomini fidati nei posti giusti. Il giochino lo ha fatto tante volte.
Con Vivendi e con Telecom Italia mediante Vivendi. Lo ha tentato con Mediaset, ma (per il momento) gli è andata male. Poi con il gruppo di Arnaud Lagardère, attivo in diversi settori, ma soprattutto i media, che in vecchiaia sono l'insana passione di Vincent. Arnaud, erede poco capace della sua azienda familiare, temeva la scalata di un fondo d'investimento, Amber.
Chiamò in aiuto Bolloré, che entrò nel capitale per sostenerlo, in nome (diceva lui) del sentimento d'amicizia che aveva nutrito per il padre scomparso di Arnaud. Ma poi la sua quota lievitò e Bolloré si alleò addirittura con Amber: iniziava la bollorizzazione. Oggi Vivendi è il primo azionista (detiene il 29%).
bernard arnault xavier niel delphine arnault
In funzione anti-Bolloré, nel capitale è entrato Bernard Arnault, il re del lusso. Ma la sua quota resta inferiore. Ha solo impedito che Vincent si lanciasse in un'Opa su Lagardère, che in tanti a Parigi danno in futuro come inevitabile. A suggerire al patron di Lvmh di scendere in campo sarebbe stato Emmanuel Macron.
E quando Bertelsmann ha messo in vendita la tv M6 in Francia, il presidente francese avrebbe chiamato addirittura Angela Merkel, per convincere quel gruppo tedesco a non cedere il canale a Vivendi, in lizza per acquisirlo. In effetti gli ha preferito Tf1, la principale tv privata francese, controllata da un'altra dinastia di miliardari francesi, i Bouygues. Pure loro, nel 1997, erano entrati nel mirino dello «smiling killer», occhi azzurri e sguardo d'acciaio.
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Aveva cercato di scalare il gruppo (mentre a Martin Bouygues diceva di non preoccuparsi, che avevano fatto le elementari assieme, che erano «amici»). Alla fine non vi riuscì, ma Bolloré portò a casa una plusvalenza di un miliardo e mezzo di euro. Perché Macron lo teme così tanto? Senza sbandierarlo, Vincent ha sempre navigato in una destra cattolica e conservatrice.
Che, invecchiando, sta diventando sempre più tradizionalista. E destra estrema. Macron affronterà le presidenziali nell'aprile 2022 e ha paura di Bolloré e dei suoi media. Di una tv controllata da Vivendi, CNews, il magnate ha fatto una sorta di Fox News alla francese, vettore di complottismo senza complessi.
Ogni sera ospita in diretta la logorrea nazionalista e anti-islam di Eric Zemmour, che dovrebbe candidarsi alle presidenziali. Intanto pure Europe 1, la radio del gruppo Lagardère, sta prendendo la stessa strada: l'ha imposto il primo azionista del gruppo. Cos' ha in mente Bolloré?
È improbabile che voglia sostenere Marine Le Pen (lui, rampollo dell'alta borghesia: sarebbe il colmo, mica è un gilet giallo). Più plausibile che dia una mano a Zemmour. Oppure a un candidato sovranista che spunterà fuori, a sorpresa.
Secondo alcuni, potrebbe sostenere il nuovo astro nascente Xavier Bertrand, che però non è espressione dell'estrema destra, ma di quella sociale. Comunque avversario credibile di un liberale e laico come Macron: tanto basta al nostro raider, uomo di fede ma a tratti espressione della violenza congenita del capitalismo. Che uomo contraddittorio, sfuggente. Ma nella sua testa ha le idee chiare.
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