credit suisse

DEBIT SUISSE! – LO SCUDO DA 50 MILIARDI MESSO A DISPOSIZIONE DALLA BANCA CENTRALE SVIZZERA NON BASTA: OGGI IL TITOLO DI “CREDIT SUISSE” TORNA A PERDERE IN BORSA E MANDA IN ROSSO TUTTI I LISTINI EUROPEI – A ZURIGO OSTENTANO SICUREZZA, MA IN MOLTI NUTRONO DUBBI SUL FATTO CHE LA BANCA TORNI AI FASTI DI UN TEMPO – LA MOSSA “GEOPOLITICA” DEI SAUDITI, L’IPOTESI COMPLOTTONE (CON DIETRO AMERICANI E LA RIVALE UBS) E LE MANIE DI GRANDEZZA CHE HANNO PORTATO A FARE OPERAZIONI SPERICOLATE IN STILE “AMERICANO”

1. CREDIT SUISSE TORNA A PERDERE IN BORSA NONOSTANTE LO SCUDO DA 50 MILIARDI

Estratto dell’articolo di Giuliana Ferraino per www.corriere.it

 

MEME SUL CROLLO IN BORSA DI CREDIT SUISSE

Il Credit Suisse sprofonda di nuovo in Borsa a Zurigo, dove in primo pomeriggio è arrivato a perdere quasi il 12% a 1,79 franchi. È durato solo un giorno il rimbalzo favorito dal sostegno della Swiss Nation Bank, la banca centrale svizzera, che ha messo a disposizione dell’istituto di credito 50 miliardi di franchi di liquidità. Uno scudo offerto dopo il crollo del 24.25% registrato martedì, ma durante la seduta la banca elvetica era arrivata a perdere oltre il 30%.

 

Il tonfo di Credit Suisse manda in rosso i listini europei. La Borsa di Zurigo cede lo 0,86%, il Cac 40 di Parigi l’1,01%, il Dax 30 di Francoforte lo 0,87% e il Ftse 100 di Londra lo 0,71%. In decisa flessione dell’1,21% l’Ibex 35 di Madrid. Vendite più contenute sull’Aex di Amsterdam, che cede lo 0,27%.

 

Ammar al-Khudairy

[…] Come ha dichiarato in un intervista al Corriere della SeraMohamed El-Erian, presidente del Queens’ College a Cambridge e advisor di Allianz, la liquidità messa a disposizione della SNB «dovrebbe essere sufficiente per gestire lo stress da liquidità. Non risolve però le questioni relative al modello di business del Credit Suisse».

 

Per calmare i mercati, oltre al ricorso alla liquidità della banca centrale, il Credit Suisse potrebbe far leva sugli altri investitori strategici, che affiancano la Saudi National Bank nell’azionariato, tra cui la Qatar Holding che il 5,03% e l’asset manager Olayan Group con il 4,93%. Durante la crisi del 2008, per rafforzare la propria posizione, la rivale Ubs aprì il capitale al fondo sovrano di Singapore Gic. In alternativa, […] potrebbe decidere vendere alcuni delle sue attività […].

 

AXEL LEHMANN CREDIT SUISSE

2. SCUDO DA 50 MILIARDI, CREDIT SUISSE RESPIRA "TRANQUILLI, SIAMO TROPPO GRANDI PER FALLIRE"

Estratto dell’articolo di Francesco Bertolino per “la Stampa”

 

[…] In apparenza […] a Zurigo la vita scorre placida come sempre: non ci sono code dinanzi agli sportelli della banca né si percepisce preoccupazione fra i passanti. Nelle stanze dei bottoni, però, si avverte ancora l'eco della tensione che ha spinto le assicurazioni sul fallimento di Credit Suisse a 1000 punti base. Tale livello equivale a una probabilità di default a cinque anni del 50%. Eccessi della speculazione? È la tesi di molti zurighesi e di Credit Suisse che ieri ha ribadito la propria solidità patrimoniale e capacità di far fronte a eventuali riscatti.

CAMPUS CREDIT SUISSE

 

[…] La convinzione diffusa è però che sia presto per celebrare: l'istituto ha ancora una lunga strada per ritrovare il profitto e chissà se mai tornerà ai 44 miliardi di capitalizzazione del 2017 (ieri erano 8,1, meno di un quinto). Prova ne sia che, dopo una breve pausa, ieri i credit default swap di Credit Suisse hanno ripreso a salire e i prezzi dei bond a scendere.

Nubi di sfiducia che preannunciano nuovi rovesci.

 

«Le autorità hanno aspettato troppo a intervenire e ora la reputazione del sistema finanziario elvetico è in pericolo», sostiene un consulente che ha lavorato a lungo per Credit Suisse. «La fuga dei depositi dalla banca era in atto da tempo», sottolinea, «la clientela di Credit Suisse non è composta da impiegati, ma da gente che di soldi se ne intende e ha fiutato subito il pericolo».

credit suisse

 

Poiché le difficoltà erano note da mesi, però, il banchiere non si spiega il tracollo improvviso delle azioni. O meglio, trova delle ragioni che nulla hanno a che fare con i fondamentali economici della banca.

 

«Le dichiarazioni del presidente di Saudi National Bank, primo azionista al 10%, sono state una mazzata […]: non è compito suo ma del cda discutere eventuali aumenti di capitale», prosegue Il riferimento è all'«assolutamente no» pronunciato mercoledì da Ammar Alkhudairy in risposta a chi chiedeva se sarebbe stato disponibile a fornire altri fondi a Credit Suisse. Il manager saudita ha poi corretto il tiro, chiarendo che citava limiti regolamentari e che comunque l'istituto era solido. Ma ormai era tardi: il mercato aveva già venduto a piene mani le azioni europee, dimenticando d'un tratto il collasso di Silicon Valley Bank e Signature Bank negli Stati Uniti.

 

Credit Suisse

Qualcuno maligna che sia in fondo questa la ragione della "gaffe" saudita e dell'accanimento borsistico sugli istituti del Vecchio Continente: un diversivo per distogliere l'attenzione dal secondo e terzo crac bancario per dimensione nella storia americana. «Non è un segreto che gli anglosassoni non amino la nostra neutralità diplomatica», soggiunge un altro ex Credit Suisse, rammentando la repentina uscita dall'azionariato della banca del fondo Usa Harris Associates. Pur riconoscendo gli errori di Credit Suisse, dunque, nella comunità finanziaria svizzera si va a caccia del cui prodest, con esiti più o meno credibili. Di certo, seppur involontariamente, la rivale Ubs sta traendo vantaggio dai tormenti della concorrente. […]

 

silicon valley bank

2 - SALVAGENTE PER CREDIT SUISSE MA GLI SVIZZERI NON SI FIDANO “SE I RICCHI SCAPPANO...”

Estratto dell’articolo di Filippo Santelli per “la Repubblica”

 

[…] «Trasferirò il conto da Ubs, per sicurezza », dice Lars, 29 anni, che lavora nelle risorse umane e ha appena prelevato. Del resto, il secondo colosso nazionale del credito è lì a 50 metri, all’altro lato della piazza simbolo della finanza elvetica. «Se tanti clienti facoltosi hanno perso fiducia e portato via i soldi, perché dovrei averla io?».

 

Già, la fiducia: il termine torna spesso. Stringi stringi, è quella a tenere in piedi una banca. Una banca svizzera a maggior ragione. E il suo capitale di fiducia – dei mercati, dei patrimoni, e, si scopre a Zurigo, pure dei correntisti – Credit Suisse sembra averlo bruciato. Operazioni di finanza spericolata con perdite miliardarie, manager strapagati che fanno spiare i collaboratori, una galleria di clienti poco raccomandabili.

 

CREDIT SUISSE

«Da ieri ha passato un punto di non ritorno», sentenzia Lukas Hässig, cane sciolto del giornalismo finanziario, che per gli articoli al vetriolo sul suo blog Inside Paradeplatz si è beccato una causa dalla banca. «Dentro Credit Suisse convivevano due mondi: da un lato quello americano della banca di investimento, dei profitti ad ogni costo, dall’altro quello svizzero e più terreno della gestione dei patrimoni e del credito tradizionale».

 

L’equilibrio a un certo punto si è rotto: «I manager svizzeri non conoscevano il gioco, quelli di Wall Street sì, e hanno usato i fondi della parte solida per finanziare le loro operazioni». Risultato: le perdite al casinò della finanza hanno intaccato il ramo sano e i grandi patrimoni, capito che i soldi non erano in cassaforte, hanno iniziato a scappare.

 

CREDIT SUISSE

[…] «Al di là dei miti, le banche svizzere hanno sempre vissuto crisi». Vero: non più di 15 anni fa era Ubs che voleva far l’americana, finì nel gorgo dei mutui subprime. Il governo e la Banca centrale orchestrarono un salvataggio da manuale. Nel frattempo, le pressioni americane spingevano Berna a smantellare il segreto bancario, aprendo – in teoria – una nuova era di trasparenza. E invece rieccoci qui: «La fiducia si può recuperare – ribadisce Leutenegger – basta liberarsi da questi rischi inutili e smettere di fare errori». Solo che Credit Suisse di errori continua a farne. […]

Articoli correlati

CREDIT SUISSE PRENDE IN PRESTITO CIRCA 54 MILIARDI DI DOLLARI DALLA BANCA CENTRALE SVIZZERA

LA CRISI DI CREDIT SUISSE VA BEN OLTRE IL CRAC DI SILICON VALLEY BANK - IL TITOLO DELLA BANCA...

DAGONEWS - IL RUOLO CRUCIALE NELLA DEFLAGRAZIONE DELLA CRISI DI CREDIT SUISSE E DEI SAUDITI...

Ultimi Dagoreport

donald trump friedrich merz giorgia meloni

DAGOREPORT - IL FINE GIUSTIFICA IL MERZ... – GIORGIA MELONI HA FINALMENTE CAPITO CHE IL DAZISMO DI TRUMP È UNA FREGATURA PER L’ITALIA. AD APRIRE GLI OCCHI ALLA DUCETTA È STATA UNA LUNGA TELEFONATA CON IL CANCELLIERE TEDESCO, FRIEDRICH MERZ - DA POLITICO NAVIGATO, L’EX NEMICO DELLA MERKEL È RIUSCITO A FAR CAMBIARE IDEA ALLA DUCETTA, PUNTANDO SUI GROSSI PROBLEMI CHE HANNO IN COMUNE ITALIA E GERMANIA (TU HAI SALVINI, IO I NAZISTI DI AFD) E PROPONENDOLE DI FAR DIVENTARE FRATELLI D’ITALIA UN PUNTELLO PER LA MAGGIORANZA PPE ALL’EUROPARLAMENTO, GARANTENDOLE L'APPOGGIO POLITICO ED ECONOMICO DELLA GERMANIA SE SOSTERRA' LA ROTTA DI KAISER URSULA, SUPPORTATA DALL'ASSE FRANCO-TEDESCO – CON TRUMP OLTRE OGNI LIMITE (LA FRASE SUI LEADER “BACIACULO” HA SCIOCCATO “AO’, IO SO' GIORGIA”), COME SI COMPORTERÀ A WASHINGTON LA PREMIER, IL PROSSIMO 17 APRILE?

donald trump peter navarro

DAGOREPORT: COME È RIUSCITO PETER NAVARRO A DIVENTARE L’’’ARCHITETTO" DEI DAZI DELLA CASA BIANCA, CHE STANNO SCONQUASSANDO IL MONDO? UN TIPINO CHE ELON MUSK HA LIQUIDATO COME UN “IMBECILLE, PIÙ STUPIDO DI UN SACCO DI MATTONI”, FU ‘’SCOPERTO’’’ GIÀ NEL PRIMO MANDATO DEL 2016 DALLA COPPIA JARED KUSHNER E IVANKA TRUMP - IL SUO “MERITO” È LA FEDELTÀ ASSOLUTA: NEL 2024 NAVARRO SI È FATTO 4 MESI DI CARCERE RIFIUTANDOSI DI TESTIMONIARE CONTRO ''THE DONALD” DAVANTI ALLA COMMISSIONE D’INCHIESTA PER L’ASSALTO A CAPITOL HILL DEL 6 GENNAIO 2021...

trump modi xi jinping ursula von der leyen

LA MOSSA DEI DAZI DI TRUMP: UN BOOMERANG CHE L’HA SBATTUTO CON IL CULONE PER TERRA – DIETRO LA LEVA DELLE TARIFFE, IL TRUMPONE SI ERA ILLUSO DI POTER RIAFFERMARE IL POTERE GLOBALE DELL’IMPERO AMERICANO. IN PRIMIS, SOGGIOGANDO IL DRAGONE CINESE, L’UNICA POTENZA CHE PUÒ METTERE ALLE CORDE GLI USA. SECONDO BERSAGLIO: METTERE IL GUINZAGLIO AI “PARASSITI” EUROPEI. TERZO: RALLENTARE LO SVILUPPO TECNOLOGICO DI POTENZE EMERGENTI COME L’INDIA - LA RISPOSTA DEL NUOVO ASSE TRA EUROPA E CINA E INDIA, È STATA DURA E CHIARISSIMA. È BASTATO IL TRACOLLO GLOBALE DEI MERCATI E IL MEZZO FALLIMENTO DELL'ASTA DEI TITOLI DEL TESORO USA. SE I MERCATI TROVANO ANCORA LINFA PER LE MATTANE DI TRUMP, PER GLI STATI UNITI IL DISINVESTIMENTO DEL SUO ENORME DEBITO PUBBLICO SAREBBE UNO SCONQUASSO DA FAR IMPALLIDIRE LA CRISI DEL ’29 - CERTO, VISTO LO STATO PSICOLABILE DEL CALIGOLA AMERICANO, CHISSÀ SE FRA 90 GIORNI, QUANDO TERMINERÀ LA MESSA IN PAUSA DEI DAZI, L'IDIOTA DELLA CASA BIANCA RIUSCIRÀ A RICORDARLO? AH, SAPERLO…

giana, turicchi, venier, paolo gallo, cristian signoretto arrigo antonino stefano

DAGOREPORT - AL GRAN BALLO DELLE NOMINE DELLE AZIENDE PARTECIPATE DALLO STATO - FA STORCERE IL NASO IL NUOVO CEO DI ASPI (AUTOSTRADE PER L’ITALIA): ARRIGO GIANA VANTA UN CURRICULUM DI AMMINISTRATORE PRETTAMENTE “LOCALE” E “DE SINISTRA”: MALGRADO SIA STATO IMPOSTO DA SALVINI, GUIDA ATM GRAZIE AL SINDACO BEPPE SALA. E PRIMA ANCORA FU NOMINATO CEO DI COTRAL DALL’ALLORA GOVERNATORE DEL LAZIO NICOLA ZINGARETTI; DOPODICHÉ SI ATTACCÒ ALL’ATAC, SPONSOR IL SINDACO GUALTIERI - RIMANE IN BALLO LA QUESTIONE SNAM: MALGRADO IL PARERE FAVOREVOLE DI CDP ALLA CONFERMA DI STEFANO VENIER, IL CEO DI ENI DESCALZI PUNTEREBBE SU CRISTIAN SIGNORETTO. IN BILICO PAOLO GALLO AL QUARTO MANDATO COME AD DI ITALGAS…

donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - MELONI, CHE JELLA: HA ASPETTATO SETTIMANE PER UN INCONTRO CON TRUMP E NON APPENA GLIELO CONCEDE, IL "DAZISTA" DELLA CASA BIANCA PRIMA SE NE ESCE CON LA TRUCIDA FRASE: “QUESTI PAESI CI CHIAMANO PER BACIARMI IL CULO”, ED OGGI RINCULA COME UN SOMARO SPOSTANDO DI 90 GIORNI L'APPLICAZIONI DEI DAZI (CINA ESCLUSA) – A QUESTO PUNTO, QUALI RISULTATI POTRA' OTTENERE DAL VIAGGIO IN AMERICA? 1) UN TRATTAMENTO “ALLA ZELENSKY” E UN NULLA DI FATTO; 2) UNA PROPOSTA IRRICEVIBILE DI DAZI AL 10% SOLO PER L’ITALIA; 3) TRUMP, DI COLPO RINSAVITO, SFRUTTA L’OPPORTUNITÀ DEL BACIO DI PANTOFOLA DELLA ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' PER APRIRE UNA TRATTATIVA CON L’UNIONE EUROPEA. BUM! PER LA DUCETTA SAREBBE LO SCENARIO DEI SOGNI: ALLA FACCIA DI URSULA-MACRON-MERZ POTREBBE VENDERSI COME “SUO” IL MERITO DI AVER FATTO RINSAVIRE "LO SCEMO DEL VILLAGGIO GLOBALE"...