GANCIO DESTRO A TOSEL - LA “BICAMERALE GIALLOROTTA”, DA D’ALEMA A PADOAN, DA GASPARRI A CENTO, SROTOLA UNA ROSICATA DELUXE CONTRO IL GIUDICE SPORTIVO CHE HA SQUALIFICATO PER QUATTRO TURNI MATTIA DESTRO
G. Sal. Per "la Stampa"
Per vent'anni abbiamo perso tempo: la vera emergenza giustizia risponde al nome di Gianpiero Tosel, pm per 35 anni e ora giudice sportivo. Finito nel mirino del partito unico dei romanisti, da Pier Carlo Padoan a Paolo Cento, da Massimo D'Alema a Maurizio Gasparri, per aver squalificato il centravanti Destro che aveva sferrato una manata al cagliaritano Astori. Il giudice ha acquisito la segnalazione della Procura, interpellato per due volte l'arbitro, accertato scrupolosamente i presupposti di utilizzabilità della prova tv, infine ha sentenziato. La Roma farà ricorso, deciderà un collegio d'appello.
A parere dei giuristi un'applicazione rigorosa e un'interpretazione coerente della norma. Ma i politici, come qualsiasi arruffapopolo, si avventano sul malcapitato giudice. E si mette all'opera la Bicamerale dell'Olimpico, immortalata da Umberto Pizzi in indimenticabili gallery cafonal su Dagospia a imperitura memoria di riunioni consumate nella tribuna vip, «il salotto più importante d'Italia dopo la morte della mitica Maria Angiolillo». Si distingue il Pd, definendo Tosel «inadeguato» e la sua sentenza la prova di «una nuova calciopoli».
D'Alema, ammiccando in tv come uno che la sa lunga, insinua che uno juventino se la sarebbe cavata con uno sconto (impossibile: Destro è stato condannato al minimo della pena!). Il no global Cento, di cui da tempo si erano perse le tracce ma fu sottosegretario di Padoa-Schioppa all'Economia, denuncia l'applicazione di «una moviola all'amatriciana».
Per una volta le parti s'invertono.
Mentre la sinistra sbraita contro il giudice (con inconcludenti argomenti alla Ghedini-Capezzone-Santanchè), la destra ragiona e ipotizza soluzioni raffinate. Prendi Maurizio Gasparri: niente invettive. Poco dopo aver speso due parole su Berlusconi ai servizi sociali, si profonde con l'Adnkronos in un'articolata e prudente disamina del caso Destro. Rileva «un'inaccettabile applicazione anomala della prova tv», confida in un ribaltone giurisprudenziale in appello e invoca una riforma della giustizia. Sportiva, s'intende. Perché Silvio è perso, il campionato ancora no.




