camossi jacobs

CHE COSA C'È DIETRO IL FORFAIT AI MONDIALI DI MARCELL JACOBS? IL CAMPIONE OLIMPICO NON HA CORSO LA SEMIFINALE DEI 100 METRI PER EVITARE GUAI PEGGIORI - L'INCERTEZZA GIÀ PRIMA DELLE BATTERIE, IL DOLORE ALL’ADDUTTORE, I TEMPI CHE NON LASCIAVANO PRESAGIRE NULLA DI BUONO PER LA FINALE – IL COACH CAMOSSI: “ANDARE AVANTI NON SAREBBE STATO GIUSTO, TROPPO PERICOLOSO”

Giulia Zonca per “la Stampa”

 

jacobs

I100 metri iniziati al rallentatore, con un cartellino giallo a segnare il ritardo, erano un segnale chiaro: non si corre con il freno a mano tirato, carichi di inquietudine e gonfi di pensieri. Marcell Jacobs lascia il Mondiale con una singola batteria, il campione olimpico guarda gli americani occupare il podio dal lettino della fisioterapia. Seduto.

 

Non fermo, agitato dai tempi delle medaglie che non sono supersonici, da Kerley che lo ha lungo stuzzicato e che non se lo trova in corsia quando diventa, a pieno merito, l'uomo più veloce in circolazione. Un titolo strano che non può essere legato al cronometro perché quello è sempre di Bolt ed è invece un'investitura. Chi si prende la competizione più importante dell'anno comanda.

Nel 2021, a Tokyo, Jacobs.

 

jacobs

Nel 2022, a Eugene, Kerley con altri due velocisti a stelle e strisce dietro. Jacobs può solo guardare l'occasione buttata, la conferma bucata. Cento metri da spettatore e non da protagonista, un bivio che ha battezzato il Mondiale Usa e potrebbe anche segnare il futuro. La scelta che lo preserva per concedergli nuove meraviglie o la decisione che lo zavorra imballando un sistema.

 

Ormai è stata fatta e conta crederci, ma in quelle ore infinite, passate a valutare i pro e i contro prima della semifinale, gli ultimi mesi sono andati avanti e indietro come un film in fase di montaggio, dove ogni sequenza diventa una possibile svolta, un potenziale errore e poi si arriva alla camera di chiamata, la porta sullo start e lui ci entra con un'ammonizione.

 

camossi jacobs

«Yellow card», l'incaricato lo sventola tre volte perché Jacobs non è in orario ed è davvero strano, i suoi spostamenti prima di una gara sono sezionati secondo un rito calcolato alla perfezione. Come lui l'americano Bracy, redarguiti, ma il problema non è la sanzione è il tempismo mancato. Primo segno di fastidio, solo che poi c'è la voglia di andare, di correre e di farsi vedere. Già troppe uscite promesse e mancate per aggiungerne un'altra, anche se tutto il team sa che mancherebbero altri dieci giorni di lavoro alla forma ideale e che ogni passo è un potenziale azzardo.

 

A un certo punto tocca stabilire se andare o fermarsi e lì sono tutti d'accordo per il via libera, per provarci. Quando Jacobs si stacca dai blocchi sembra la chiamata giusta, partenza ottima, primo segmento persino un filo meglio di quello dei Giochi. Un'illusione, l'ennesima in giorni fatti di convinzioni e tormenti, dietro un continuo sali e scendi e a 15 metri è già tutto finito: Jacobs cambia la posizione e sente il dolore all'adduttore della coscia destra e dai 30 ai 60 metri è solo paura di farsi male, poi dai 60 agli 80 apre come fosse un ricordo, una necessità, il brivido di rammarico che dice quanto il fisico sarebbe pronto a lasciarsi andare e insieme quanto è troppo presto.

 

MARCELL JACOBS AI CAMPIONATI ITALIANI DI RIETI

«Fa dispiacere, un gran dispiacere vedere come pur con una corsa condizionata dall'indurimento del muscolo, Marcell sia riuscito a tratti a raggiungere la velocità vista ai Giochi. Vuol dire che il lavoro dell'inverno è servito ed è rimasto, vuole come sempre dire che il suo talento è evidente e fuori dal comune, ma andare avanti non sarebbe stato giusto, troppo pericoloso», Paolo Camossi, il tecnico, ormai «golden coach», non ha alcun rammarico, anche se la finale ha lasciato a tutta l'Italia un senso di incompiuto, «potevamo pure fare una buona semifinale però con troppi rischi e poi dopo un'ora e 50, per come sta, non avrebbe recuperato, non se la sarebbe giocata».

 

Quindi fermo mentre l'America accelera e manda pure in cielo i top gun per festeggiare e Kerley, con la sua voce profonda, eccita lo stadio: «Usa, baby» e poi twitta a Jacobs «I just want my 1v1 ». Non quest' anno, prossima tappa Chorzov, il 6 di agosto, poi gli Europei, alla ricerca di un cronometro che faccia abbastanza rumore per arrivare fino a qui. Per dare spazio al futuro, ma quello non fa mai promesse.

marcell jacobs ai mondiali indoor di belgrado 2marcell jacobs ai mondiali indoor di belgrado 1marcell jacobs marcell jacobs marcell jacobs ai mondiali indoor di belgrado 3marcell jacobs 7marcell jacobsmarcell jacobs

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