UNA VOLTA IN SERIE A GIOCAVA GENTE CHE S’INCAZZAVA SUL SERIO, ALLA ROMEO BENETTI, OGGI CI TOCCA LA SFURIATINA MOSCIA DI OSVALDO, CHE SCAPRICCIA COME UNA FEMMINUCCIA SE ICARDI NON GLI PASSA LA PALLA
Malcom Pagani per il “Fatto quotidiano”
Nelle praterie del non senso, tenendo sempre alta nel cuore la lezione del Bagaglino, Mauro Icardi e Pablo Daniel Osvaldo cavalcano come nessun altro. Tra un insulto all’universo mondo via Twitter, uno schiaffo negli spogliatoi, un alterco con i tifosi e un adulterio pubblicizzato oltre misura, i due amano esagerare e fedeli clienti del western in mutande, detestano i finali scontati.
Così martedì notte, nel teatro dello Juventus Stadium, si sono esibiti da par loro. Un contropiede, una palla non passata da Icardi a Osvaldo e Pablo che nonostante la maschia mediazione di Fredy Guarin, manda platealmente a fare in culo sia il compagno di squadra, sia il suo allenatore Roberto Mancini destinatario di un consiglio inopportuno: “Parla a Icardi, non sa giocare”.
Mancini, un tipo che da giocatore e da tecnico, il “balotellismo” l’aveva prima interpretato con i calzini abbassati e poi combattuto con tuta e fischietto, adesso, stanco di tanto duellare, ha deciso come tanti altri in precedenza che la pazienza ha un limite. Quindi Icardi è perdonato, ma Osvaldo è fuori rosa, si allena a parte ed è in procinto di essere ceduto (è arrivato in prestito dal Southampton) perché: “Con certe reazioni” ha detto il Mancio, non si costruiscono né gruppi né orizzonti rosei.
All’insopportabile e antichissima isteria di fondo del campione viziato, la modernità ha offerto strumenti utili ad acuire la malattia. Sotto l’occhio delle telecamere, quel che una volta restava nelle sacre mura dello spogliatoio, esonda in scenette invereconde in presa diretta che eccitano gli animi e forniscono pessimo esempio a branchi selvaggi che – il recente Napoli-Fiorentina di Coppa Italia è lì a dimostrarlo – sanno come piegare la pseudolezione della stella alla guerra per bande che ammanta i dintorni del pallone di casa nostra. La lista degli allenatori con cui Osvaldo è entrato in conflitto, da Papadopulo a Luis Enrique, è lunghissima.
Ogni volta la stessa storia. Buoni propositi all’inizio, primi screzi, finale rissoso e bagagli da preparare. Per Daniel Pablo (che fuori dal campo è una testa più che pensante e che una volta in pantaloncini mostra il peggio di sé) la figura dell’allenatore incarna Cerbero. Un nemico.
addonizio andreazzoli foto mezzelani gmt
Un guardiano aggressivo. Una limitazione della propria libertà. E quando si sente costretto o peggio sottovalutato, il puntero, attacca. Al povero Andreazzoli, al tramonto della esperienza romana dell’argentino, Osvaldo regalò un soave “È un incapace” sentendosi dare in risposta del piagnucoloso.
Tutto magnifico, ma lontano dalle mattane ormai virate seppia dei Diego Maradona. Osvaldo è figlio dei suoi tempi e anche la sua eversione suona come modesta imitazione di presunti epigoni che arrabbiati erano davvero. All’epoca in cui il calcio italiano poteva vantare Benetti o Gianfranco Zigoni e le sue galline al guinzaglio, Osvaldo avrebbe visto il campo di battaglia da lontano. Oggi al guinzaglio è l’educazione e in epoca di pensieri magri, illuminano la scena persino i moralisti.