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CALCIO DOTTO - MILAN-LAZIO IN UNO STADIO MEZZO VUOTO SI GIOCA A RITMI DOPOLAVORISTICI - ROMA-INTER ERA STATA UNA PARTITA MIGLIORE MA, ANCHE LÌ, CHE STRAZIO - JUVE E NAPOLI DAVANTI, MA IL NAPOLI SI REGGE SUGLI SPILLI E LO SPILLO È HIGUAIN, FINCHÉ DURA (LA DIETA)
Giancarlo Dotto per Dagospia
Campionato a quattro marce. Juve e Napoli davanti, ma il Napoli si regge sugli spilli e lo spillo è Higuain, finché dura. Roma, Inter e Fiorentina dietro, ma la Viola arranca, poi c’è un limbo di per niente aurea mediocrità che va dal Milan all’Empoli, dove si finge di sbavare un posto Europa League (circostanza che ti può spezzare le gambe se presa ai preliminari di luglio, vedi Sampdoria), il resto è affanno da retrocessione.
Mai come questa volta il ritorno al nostro cortile dopo i match di coppe della settimana sa di minestra rancida servita in una scodella di pessimo coccio dove galleggia una mosca morta. E ti riscoppia dentro la voglia di una superlega europea. L’ultima a San Siro, Milan-Lazio, stadio alopecico e ululante. Berlusconi e Galliani in tribuna due maschere di cera, sai quel rancore grandioso di chi ha vissuto troppo e tempi decisamente migliori, sopravvissuti a se stessi. In campo partita da ritmi dopolavoristici, da pance sazie.
Più eccitante un cavallo a dondolo, di quelli a gettone che stanno fuori dai bar di periferia per bambini indigenti. Almeno le giostre hanno le luci, la musichetta e poi quell’andamento ipnotico, qui si va a piccoli strappi, conati dentro un mar morto. Stranamente l’apatico Felipe Anderson dell’ultimo anno sembra l’unico spiritato. Ma dura un tempo. Mihajlovic non ha dato un gioco ma nemmeno un’anima al suo Milan e lo pagano per questo, dare anime. Balotelli e Menez non sono nemmeno parenti di se stessi. Le due pareggiano, quanto basta per salvare due panche già estinte.
il gol valido annullato al torino contro la juventus
Roma-Inter sabato sera era stata una partita migliore ma, anche lì, che strazio, l’Olimpico mezzo vuoto. Ma almeno ritmo e voglia, se togli il pachiderma Dzeko, la cui sagoma è ormai un valore aggiunto, per gli avversari (vedi il mirabile muro sul tiro di Salah). Pensi a Barcellona, Madrid, ma anche Leicester, Dortmund, Colonia, qualunque stadio di Germania e Inghilterra. Una festa ribollente. E hanno la televisione anche loro, giuro. Campionato il nostro che vive di mediocri certezze.
La Juve è fuori categoria, ma le basterebbe la difesa che ha per spopolare e un portiere quarantenne che fa i record. Ti basta Higuain, un fenomeno panzutello che vede la porta con mirino incorporato per stravincere partite che si mettono male, ma non per farsi sbattere fuori nell’Europa minore alla prima occasione seria. Lo scontato uccide lo sport. Il fatto è che nella nostra serie A ci sono otto, nove squadre che la fanno da vittime predestinate quando salgono ai piani alti.
Succede anche in Spagna, ma almeno lì ancora ci credono e la gente va allo stadio. Una volta c’erano Genoa e Sampdoria, una piazza calda e due squadre fiammanti, oggi la depressione assoluta, se poi butti un occhio sui bilanci. Una volta c’erano Empoli e Sassuolo, la provincia del bel calcio. Due partite da suicidio, l’Empoli in casa con il Palermo e il Sassuolo con l’Udinese. Non ci resta che appassionarci a piccole storie, come quella del Carpi che, sorvolando la pochezza delle altre, rischia di farcela.
Siamo l’ultima o la penultima (in Grecia stanno peggio) ruota del carro, senza le risorse intellettuali e morali per ripartire. Il calcio, si sa, si aggiorna come se ogni novità, anche la più ovvia, fosse la porta per l’inferno (vedi le ultime conquiste techno). Oggi non gli resta che adeguare se stesso al resto della Storia. Un campionato europeo. Ci metterà una vita, due vite, ma è inevitabile. Nel frattempo, almeno da noi, lo sbadiglio diventerà un contagio di massa.
roma inter
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