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UN'ALLEANZA TRA DUE DEBOLEZZE - SIAMO COSI’ MAL MESSI SUGLI STADI, CON IMPIANTI INDECENTI, CHE PER OSPITARE GLI EUROPEI DEL 2032 CI DOBBIAMO METTERE AL TRAINO DELLA TURCHIA, PER UNA CANDIDATURA CONGIUNTA: SENZA GLI IMPIANTI FATTI COSTRUIRE DA ERDOGAN, LA FIGC NON AVREBBE POTUTO PROPORRE L’ITALIA - IL PATTO FA COMODO ANCHE AD ANKARA CHE USERA’ NOI PER NASCONDERE LE VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI – A DUE ANNI DALLA FRASE DI DRAGHI (“ERDOGAN, UN DITTATORE DI CUI ABBIAMO BISOGNO”), DELL’AUTOCRAZIA TURCA NON FREGA PIU’ NIENTE A NESSUNO…

1 - ITALIA ALL’ULTIMO STADIO

Estratto dell’articolo di Matteo De Santis per “la Stampa”

 

gabriele gravina

Insieme per forza e per reciproca convenienza. Meglio accompagnate, colmando con i pregi dell'una i difetti della candidatura dell'altra, che avversarie, evitando di sbranarsi, per l'appalto dell'Europeo di calcio: l'opportunistico abbraccio tra Turchia e Italia, concepito e partorito in meno di due mesi dalle rispettive Federazioni calcistiche, è sfociato in una lettera formale di comunione d'intenti inviata ieri alla Uefa.

 

Euro 2032, sempre che il governo continentale del pallone ne convenga formalmente il prossimo 10 ottobre nella riunione del Comitato Esecutivo a Nyon, si dividerà a metà sulla rotta italo-turca: di 51 partite in programma, a meno di nuovi cambi di formula e di allargamenti oltre le 24 squadre attuali, 25 si giocheranno sicuramente in almeno cinque stadi italiani e altrettante in almeno cinque impianti turchi.

 

ITALIA E TURCHIA - FORMULA EUROPEO 2032

Da ottobre, dopo il semaforo verde dell'Uefa (non automatico, ma quasi scontato con la totale assenza di altre candidature), i due comitati organizzatori, destinati a rimanere separati, avranno tre anni per spartirsi le sedi della gara inaugurale e della finale, nonché stabilire le almeno cinque città (più una di riserva) ospitanti italiane e le almeno cinque su suolo turco. Solo a ottobre 2026, a quasi sei anni dal calcio d'inizio, calerà il velo su quali stadi saranno teatro della 19ª rassegna continentale e quali no.

 

DRAGHI ERDOGAN - MEME BY CARLI

Sia Italia sia Turchia sceglieranno dalle liste di dieci impianti a testa presentate nei dossier di candidatura singola: sul versante italiano favorite Roma (Olimpico), Milano (al momento ancora a San Siro, candidato per ospitare una finale di Champions League tra il 2026 e il 2027, in attesa di novità concrete con i nuovi stadi di Milan e Inter), Torino (Stadium), Napoli e altro posto in bilico tra Firenze, Bari, Bologna e Genova; sulla sponda turca partono in netto vantaggio almeno due dei tre impianti di Istanbul, Ankara e Trabzon.

 

[…] La candidatura turca, con 21 stadi realizzati nell'ultimo decennio, 17 in costruzione (e 6 di questi in consegna), brillava per impiantistica e infrastrutture. Tanto che Erdogan, nello scorso autunno, non ha avuto problemi a stanziare un altro miliardo di euro. Effetti speciali e opere mastodontiche bilanciate, però, dagli ostacoli della questione dei diritti umani, dalla situazione politica e dei rilievi per un'organizzazione carente, sul piano degli accessi all'impianto, del traffico (il riferimento è all'accoglienza dei tifosi di Manchester City e Inter) mossi dall'Uefa in occasione della scorsa finale di Champions all'Ataturk.

mario draghi recep tayyip erdogan 2

 

Il progetto italiano, che secondo le stime di PricewaterhouseCoopers potrebbe avere una ricaduta positiva di quasi 4 miliardi sul Pil, rischiava di partire zavorrato dall'arretratezza degli impianti e dalle lungaggini burocratiche.

[…]

 

2 - PIÙ "INDISPENSABILE" CHE "DITTATORE" L'EVOLUZIONE DI ERDOGAN DA DRAGHI A OGGI MARIO DRAGHI, EX PREMIER "

Estratto dell’articolo di Giordano Stabile per “la Stampa”

 

Da oggi Recep Tayyip Erdogan si sente molto più "indispensabile" e molto meno "dittatore". Sono passati poco più di due anni da quell'aprile del 2021, quando l'allora premier Mario Draghi definì il leader turco un autocrate, ma con il quale bisognava fare i conti perché tutto sommato ne avevamo bisogno. Una battuta poco diplomatica e intrisa di realpolitik, e almeno così la presero gli stessi turchi, senza troppi drammi. La crisi si chiuse subito.

ERDOGAN PUTIN

 

Oggi come allora, anzi di più, l'Italia ha bisogno della Turchia, e la Turchia ha bisogno dell'Italia, e questo vale per tutta l'Europa. […] Nel secolo abbondante che è passato Turchia e Italia si sono scontrate armi in pugno in Libia e poi nella Prima guerra mondiale. E se vogliamo di nuovo in Libia dal 2014 in poi, quando la Tripolitania è passata sotto un governo ispirato dai Fratelli musulmani che ad Ankara, vedono il loro grande protettore, e Roma si è vista scivolare di mano una delle sue ultime zone di influenza.

 

Ma l'Italia ha bisogno della Turchia, e viceversa. In ballo ci sono il controllo dei flussi migratori, un interscambio importante che sfiora i 20 miliardi di dollari all'anno, investimenti nel tessile e nell'automotive. Erdogan osserva il Bosforo di colpo svuotato dalle navi commerciali per via del ritiro della Russia dall'accordo del grano e la guerra che si allarga al Mar Nero. Allunga lo sguardo più a Nord, dove trincee lunghe mille chilometri dividono l'Europa dal blocco euroasiatico. Vede un dramma e un'opportunità.

recep tayyip erdogan mario draghi 2

 

Quello che doveva diventare la Russia, il grande ponte per unire il mezzo miliardo di europei ai cinque miliardi di asiatici in crescita impetuosa, potrebbe diventarlo la sua Turchia. E lo sport, da qui al 2032, sarà il suo biglietto da visita. Lo sport unisce. A volte divide, come si è visto due giorni fa nella scherma, o nell'ex Iugoslavia dove gli ultras fecero da detonatore alla guerra civile. Questa volta deve unire, e italiani e turchi non possono non essere d'accordo.

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