1. IL CALCIO LI FA E POI LI ACCOPPIA: DOPO TAVECCHIO ELETTO PRESIDENTE NONOSTANTE LE 5 CONDANNE PENALI NEL “PEDIGREE” – COME DIREBBE LUI –, IL CALCIO AZZURRO SI APPRESTA A SALUTARE IL PRIMO C.T. TUTTORA SOTTO INCHIESTA PER ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE 2. SE CONTE È L’ALLENATORE PIÙ VINCENTE D'ITALIA (3 SCUDETTI), PORTA IN DOTE ANCHE 3 INCHIESTE PENALI NELLE QUALI È FINITO PER PASTICCI COMBINATI PRIMA AL BARI (PROCURA DI BARI), POI ALL’ATALANTA (PROCURA DI BERGAMO), INFINE AL SIENA (PROCURA DI CREMONA) 3. STREPITOSO IN ITALIA, CATASTROFICO IN EUROPA: L’ULTIMA IN CHAMPIONS, CON LA JUVE DI TEVEZ E PIRLO, INCAPACE DI SUPERARE UN GIRONE ELIMINATORIO DI DIFFICOLTÀ MINIMA 4. QUAND’ERA A TORINO, CONTE LITIGÒ CON PRANDELLI CHE CONVOCAVA E SPREMEVA TROPPO I SUOI JUVENTINI; ORA, DA C.T., HA CHIESTO CARTA BIANCA PER FARE IL BELLO E IL CATTIVO TEMPO CON STAGE E RADUNI MAI CONCESSI PRIMA A UN SELEZIONATORE. CI SARÀ DA DIVERTIRSI
1. IL PRIMO C.T. TUTTORA SOTTO INCHIESTA PER ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE
Paolo Ziliani per Il Fattoquotidiano
La Nazionale italiana ha un nuovo allenatore. Antonio Conte ha detto sì, gli sponsor colmeranno la distanza tra lo stipendio che prendeva alla Juventus (oltre 3 milioni e mezzo netti) e quello che poteva garantirgli la Figc (poco più di 1,5 milioni). La differenza la metterà un’azienda tedesca: la Puma pagherà 2 dei 4 milioni all’anno (più bonus) fino al 2016. Carlo Tavecchio, appena calato sulla Figc, ha preso il migliore su piazza. un colpaccio, se carissimo (diventerà il “manager pubblico” più facoltoso del Paese). Ma ci sono altri aspetti.
Dopo Tavecchio eletto presidente nonostante le 5 condanne penali nel “pedigree” – come direbbe lui –, ecco Conte che diventa c.t. della nazionale portando in dote 3 scudetti ma anche 3 inchieste penali nelle quali è finito, negli ultimi anni, per pasticci combinati prima al Bari (procura di Bari), poi all’Atalanta (procura di Bergamo), infine al Siena (procura di Cremona); e siccome c’è una prima volta per tutto, il calcio azzurro si appresta a salutare il primo c.t. tuttora sotto inchiesta per associazione per delinquere.
Il procuratore capo di Cremona, Roberto Di Martino, sta attendendo l’esito degli esami disposti sul pc e l’iPhone sequestrati ad Antonio Conte la mattina del 28 maggio 2012 nell’ambito dell’inchiesta “Last bet”: quella che provocò l’apertura del processo sportivo conclusosi con la squalifica di Conte di 10 mesi, poi ridotti a 4.
le dimissioni di conte viste dalla rete 18
È il calcio italiano che si rinnova: da sempre sotto ricatto di ultrà e razzisti, taroccatori e violenti, porta sul trono federale un presidente che promette di combattere gli africani mangia-banane e sulla panchina azzurra un allenatore che un mese dopo il divorzio con l’Atalanta viene intercettato al telefono col pregiudicato capo-ultrà Galimberti, detto Bocia.
le dimissioni di conte viste dalla rete 2
“Il contenuto delle parole del Conte – si legge nel rapporto della Squadra Mobile inspiegabilmente sente la necessità di chiamare il Bocia, consiste nell’elogiare il capo ultrà e tutta la sua tifoseria e nello sputtanamento della società dell’Atalanta e dei giocatori. (...) Nello specifico il Conte esordisce dicendo che voleva salutare il Galimberti perché ha un gran rispetto per lui (...) poi attacca i giocatori più vecchi che non lo hanno aiutato e la società che non lo ha mai tutelato”.
Pochi giorni dopo, il Bocia viene condannato per violazione del Daspo e Conte che fa? Gli manda un sms di solidarietà: “Ho letto sul giornale che ti hanno dato 5 mesi: mi dispiace molto. Un abbraccio. Antonio C.”.
Nel calcio come nella politica, questa è l’Italia e questi sono gli italiani: tutti dr. Jekyll e mr. Hyde. Perché se Conte è l’allenatore più inquisito, a livello penale e sportivo, è anche il più vincente: 3 scudetti e 2 Supercoppe italiane con la Juve nelle ultime 3 stagioni, una promozione in A col Siena nel 2011, una col Bari nel 2009.
Tantissimo, considerando che Conte allena solo da 8 stagioni. Autentico prototipo dell’allenatore-martello, a mo’ del Trap che lo lanciò nella Juve e del Sacchi che lo portò a “Usa 94” apprezzandone le doti di generosità e irriducibilità, Conte ha fatto del motto bonipertiano “Vincere non è importante: è la sola cosa che conta” il primo e unico comandamento della sua personale Tavola di Mosè (della panchina).
Bandiera e capitano juventino prima ai tempi di Trapattoni, poi di Lippi, ha un palmares che molti fuoriclasse si sognano: 5 scudetti, 4 Supercoppe italiane, 1 Coppa Italia e ancora 1 Champions League, 1 Intercontinentale, 1 Coppa Uefa e una Supercoppa Uefa da giocatore; e da allenatore abbiamo detto (aggiungete le Panchine d’Oro vinte nel 2012 e nel 2013 e il Globe Soccer Awards nel 2013).
Il suo divorzio dalla Juve, ancora freschissimo, non è stato capito né metabolizzato dai tifosi bianconeri: letteralmente pazzi di lui, che dopo i settimi posti delle malinconiche gestioni Ferrara-Zaccheroni-Del Neri era arrivato alla Juve trasformandola, come d’incanto, nel Cigno di sempre.
Strepitoso in Italia, con uno scudetto (il primo) strappato coi denti a un Milan mostruosamente più forte, aveva malamente floppato in Europa: l’ultima in Champions, con la Juve di Tevez e Pirlo, di Pogba e Buffon, di Vidal e Llorente incapace di superare un girone eliminatorio di difficoltà minima con Galatasaray e Copenaghen.
Cinque punti sprecati contro i turchi, due contro i danesi; eppure Conte, totalmente incapace di autocritica, della Waterloo aveva dato la colpa alla società: “Non puoi andare in un ristorante da 100 euro con 10 euro in tasca”. Il tutto mentre Dortmund e Atletico Madrid, che in confronto alla Juve sono club poveri, andavano in finale con giocatori pagati 4 soldi (per dire: l’Atletico ci andava con Tiago e Diego, scarti bianconeri).
I GIOCATORI DELLA JUVE FESTEGGIANO ANTONIO CONTE DOPO LO SCUDETTO
Troppo facile vincere con Messi e CR7, pensa Andrea Agnelli; che dopo anni di musi lunghi, ingaggia Evra e Morata invece di Cuadrado e Suarez aprendo, di fatto, le pratiche di divorzio da Conte. Ora, a sorpresa, l’allenatore va a sedersi sulla panchina della nazionale, che dopo i tonfi di Lippi (Sudafrica) e Prandelli (Brasile) sembra la Juve terremotata del dopo Ferrara-Zaccheroni e del dopo Del Neri.
Quand’era a Torino, Conte litigò a lungo con Prandelli che convocava e spremeva troppo i suoi juventini (vedi Chiellini, vedi Pirlo); ora, da c.t., ha chiesto carta bianca per fare il bello e il cattivo tempo con stage e raduni mai concessi prima a un selezionatore. Ci sarà da divertirsi. Garantito.
CONTE ESULTANZA PER IL TERZO SCUDETTO DI FILA
2. CONTRATTO BIENNALE, GUADAGNERÀ 4 MILIONI L’ANNO PIÙ BONUS METÀ DALLA FIGC, IL RESTO DALLA PUMA. MA SCOPPIA LA POLEMICA
Fulvio Bianchi-Francesco Saverio Intorcia per la Repubblica
Conte è il nuovo commissario tecnico dell’Italia, con un contratto biennale: martedì mattina sarà presentato all’Hotel Parco dei Principi a Roma. Guadagnerà circa 4 milioni netti a stagione, più bonus legati alla qualificazione all’Europeo (un milione, sarà la prima edizione a 24 squadre), al raggiungimento della finale a Parigi (500 mila euro) e al miglioramento del ranking Fifa di almeno 5 posizioni (altri 500 mila, l’Italia al momento è al 14° posto).
ENRICO ROSSI BRUNO MANFELLOTTO
Esattamente un mese fa Conte aveva rassegnato le dimissioni dalla Juventus. Ora diventa il ct più pagato della storia azzurra. Più di lui al mondo, secondo Forbes , solo Fabio Capello (ct della Russia per 8,3 milioni lordi, con tassazione assai favorevole).
Immediate le polemiche: «Con quei soldi si pagano 200 insegnanti o infermieri», accusa Enrico Rossi, governatore della Toscana. L’ex ad di Eni Paolo Scaroni, in piena bufera sugli stipendi dei manager pubblici, guadagnava 4,5 milioni lordi.
Per Conte, metà stipendio verrà pagato dalla Figc: circa 2 milioni, sommando l’ingaggio già garantito a Prandelli nell’ultimo contratto (poi stracciato proprio da Cesare dopo la figuraccia brasiliana) con quello percepito dal dimissionario Sacchi come coordinatore delle giovanili, ruolo assunto dal nuovo ct.
L’altra metà sarà pagata dalla tedesca Puma, che farà di Conte il suo testimonial, senza intaccare la cifra già garantita a via Allegri, 14 milioni l’anno fino al 2018. Già in passato i ct siglavano un accordo personale con lo sponsor tecnico, ma solo per indossarne le scarpe (al Trap andavano circa 200 mila euro, a Prandelli poco più del doppio).
Qui, lo sforzo economico è imponente, proporzionato all’esclusiva del ct come uomo immagine. Un’operazione tutta nuova nella sua formula: senza l’azienda partner, non starebbe in piedi. A chiuderla, l’esperta di marketing Giulia Mancini per Conte e l’avvocato Gallavotti per la Federazione.
Immediate, sui social network, le perplessità dei tifosi e le prime polemiche sulle cifre e le modalità dell’affare, che consentono di aggirare il tetto sullo stipendio del ct, pur senza gravare sulle casse federali. Tavecchio aveva spiegato già tutto al presidente del Coni Malagò prima del voto.
E il presidente della Lega di B, Andrea Abodi, intervenuto a Radio24, ha subito replicato: «La trattativa non contraddice gli impegni assunti, Figc e partner concorrono in modo distinto e separato e il concorso degli sponsor avviene già in altri paesi, con successo. La Figc non è un ente pubblico, ma privato, e il costo di Conte va visto come un investimento. Se fa guadagnare alla Figc più risorse, è un fatto non marginale».
Difficile, invece, immaginare che uno come Antonio Conte, capace di escludere Vidal o Pogba per un piccolo ritardo alla Juve, possa farsi condizionare nelle sue scelte dallo sponsor, che veste molti azzurri e ha in Mario Balotelli il principale uomo immagine. «Conte non è il tipo che metterebbe a repentaglio il risultato per piegarsi», ha ripetuto Abodi.
Se gli ostacoli economici sono stati materialmente superati ieri, la Federcalcio aveva già detto sì a Conte sugli stage durante il campionato, quelli a lungo richiesti invano da Prandelli, e sulla collaborazione dei club di A nel monitoraggio degli azzurri durante la stagione. Nel suo staff, porterà con sé i fedelissimi Angelo Alessio, vice, Massimo Carrera, collaboratore tecnico, e Paolo Bertelli, preparatore atletico. Il team manager sarà Claudio Gentile.