UNA THOHINTER DA RIDERE - GINO&MICHELE: “L’INTER INDONESIANA? FA PENSARE ALLA GASTROENTERITE” – ANDREA AGNELLI: “LA CAPITALE DELL’INDONESIA? JA…KARTONE” (MA CHI GLIELE SCRIVE, NEDVED?)

1. INTER A THOHIR - LA CAPITALE DELL'INDONESIA È JAKARTONE

Da Gazzetta.it
La ferita è sempre aperta, anche se mitigata dall'ironia. La fine dell'era Moratti e l'inizio di quella Thohir ha scatenato mille ipotesi e teorie; addirittura ipotetiche scommesse sulla durata dell'interregno indonesiano. Ma ha altresì stuzzicato la fantasia sul web. E proprio perché la ferita è sempre aperta e un po' dolorosa, il presidente della Juventus Andrea Agnelli ha pensato di dire la sua , ma addolcendo la pillola all'insegna dell'umorismo.

Jakartone - Il numero 1 bianconero ha infatti postato su Facebokk un messaggio ironico e, perché no, provocatorio: "La capitale indonesiana ribattezzata oggi 15 ottobre...non più Jakarta ma Jakartone". In che senso? Semplice: quello scudetto, il tricolore del 2005/2006/ assegnato all'Inter dopo Calciopoli fu definito "di cartone"; da qui il gioco di parole. Una "boutade" sufficiente per infiammare i social network.

 

 

2. GINO E MICHELE: NON MORIREMO INDONESIANI

Luca Pisapia per "Il Fatto Quotidiano"
Abbiamo firmato" ha annunciato Massimo Moratti davanti agli uffici della Saras. Da ieri l'Inter è ufficialmente di proprietà del tycoon indonesiano Erick Thohir, 43 anni, che con 250 milioni ha rilevato il 70% della società nerazzurra. Thohir porterà nel board nerazzurro i soci Roeslani e Soetedjo, e al primo cda di fine ottobre sapremo se Moratti rimarrà o meno presidente. In una fresca mattina milanese di metà ottobre cala il sipario su mezzo secolo di calcio italiano; ne parliamo con due tifosi interisti e milanesi doc: Luigi Vignali e Michele Mozzati, meglio noti come Gino e Michele.

Iniziamo da Massimo Moratti: cosa ha rappresentato per l'Inter?
Gino: È un amico di cui possiamo parlare solo bene, come presidente a noi tifosi ha dato molto: basti pensare al triplete del 2010. Mi spiacerebbe se lasciasse completamente la società, vorremmo che rimanesse almeno come presidente e che continuasse a esserci del "morattismo" nell'Inter.

Michele: Lo conosciamo da tanti anni e sappiamo che è una persona perbene, oltre che un grande imprenditore e un presidente che nel bene e nel male ci ha dato tante soddisfazioni. Soprattutto nel bene. Moratti è stato sicuramente l'ultimo dei presidenti tifosi, quindi non mi dispero che se ne sia andato, perché se ha venduto la società l'ha fatto per il bene dell'Inter. Insieme abbiamo condiviso tanti momenti, e insieme continueremo a tifare Inter, e saremo tutti un po' più liberi, quando tifiamo, di gioire e incazzarci da tifosi puri.

A questo punto è necessaria la vostra impressione su Thohir.
G: Ha la faccia simpatica. Noi milanesi siamo molto pragmatici, c'è una vecchia battuta che girava sui loggionisti, che alla prima della Scala vedevano arrivare gli industriali brianzoli ed esclamavano ‘chi c'ha i soldi s'intende anche di musica!'. Bene, prendiamo atto che Thohir ha i soldi, e quindi s'intenderà sicuramente anche di calcio.

M: Mi fido di quello che ha detto Moratti, e cioè che lui è sereno perché ha ceduto la società a gente affidabile e credibile. L'importante è che se arrivino dei soldi all'Inter siano puliti, e per quanto ne so, sembra proprio che sia così.

Leggere dell'Inter indonesiana, cosa vi ha fatto pensare?
G: Alla gastroenterite. A parte gli scherzi, lo vedo come un atto di fede, Moratti è il primo dei tifosi e quindi l'avrà fatto per il bene degli interisti. Il calcio è cambiato, i grandi club sono dei business internazionali ed è giusto affacciarsi su mercati che valgono 5-6 volte quello nazionale. Vedremo come questo signore indonesiano si butterà nell'avventura Inter, in giro c'è molta curiosità e, come in tutte le manifestazioni dei milanesi, un filo di scetticismo.

M: Mi fa pensare che il calcio è diventato anche in Italia un affare globale, e se da un lato mi spiace, dall'altro penso che sia oramai inevitabile. Forse in questo l'Italia arriva un po' in ritardo, come sempre, e il motivo è che il calcio italiano non ha mai dato garanzie di limpidezza che potessero attrarre investitori da fuori. Spero che dopo tutti gli scandali ci stiamo avviando verso orizzonti più sereni.

Un pensiero sul Milan, e sulle voci di un cambio di proprietà anche sull'altra sponda?
G: Ho sentito che anche loro hanno avuto un incontro con gli arabi, è la dimostrazione che da soli non ce la si fa più, e la strada è quella di internazionalizzarsi.

M: Come tutti i grandi club anche loro hanno il problema che il campionato italiano è meno importante di un tempo, e il denaro non ha stessa facilità di circolazione. Anche il Milan dovrà misurarsi con questa realtà. Poi quest'anno hanno sbagliato molti acquisti, come in passato l'Inter, e il calcio non perdona: se sbagli la campagna acquisti non vinci un cazzo.

Farete Zelig in Indonesia o prenderete un comico indonesiano?
G: Beh, diciamo che l'Indonesia sarebbe una bella platea con 280-300 milioni di abitanti. Se adesso facciamo 5 milioni di spettatori in Italia, in Indonesia ne potremmo fare 25, ci potremmo pensare.

M: Per adesso queste cose lasciamole al pallone, l'Indonesia è un bel paese, ma forse è più facile fare una squadra di calcio che una trasmissione comica.

E allora, per chiudere?
G: Non moriremo mai indonesiani, la milanesità prima di tutto. Diciamo che abbiamo fatto un'apertura al signore indonesiano, ma l'Inter rimane a casa nostra. Non siamo noi che andiamo a giocare a Giacarta, è lui che viene a Milano.

M: L'importante è non morire calcisticamente, poi se non morire indonesiani o meno lo vedremo col passare dei decenni. Per adesso ci prendiamo Thohir e vediamo cosa combinerà.

 

 

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