CARDINALE, BENEDICI QUESTO DIAVOLO! EX BANCHIERE DI GOLDMAN SACHS, GERRY CARDINALE NEL 2014 HA CREATO "REDBIRD", IL FONDO CON CUI ACQUISIRÀ IL MILAN PER 1,3 MILIARDI DI DOLLARI - SARÀ UNA RIVOLUZIONE PER IL MONDO DEL CALCIO CHE DIVENTA UN BUSINESS MULTIMEDIALE: CARDINALE NON È UN MECENATE, È UN INDUSTRIALE DELLO SPORT CHE VUOLE METTERE IL MILAN AL CENTRO DI UN PROGETTO CHE PUNTA SUI MEDIA. L'OBIETTIVO? PORTARE IL DIAVOLO NEL GIRO DI QUALCHE ANNO A UN VALORE DI 3 MILIARDI DI DOLLARI…
Mario Platero per “la Repubblica – Affari & Finanza”
Cominciamo dal pedegree, perché il successo di Gerry Cardinale, fondatore e amministratore di Red-Bird, prossimo proprietario del Milan e operatore sportivo potenzialmente rivoluzionario per il nostro Paese, non è il frutto del caso o dell'improvvisazione.
Nonni immigrati dall'Italia, cresciuto a Filadelfia, si laurea a Harvard summa cum laude, vince una Rhodes Scholarship, forse la più prestigiosa borsa di studio post universitaria americana, per andare a Oxford, dove prende un Master in filosofia, politica ed economia. Stessa borsa, università e corso che fece Bill Clinton molti anni prima.
Questo per dire che uno come lui avrebbe potuto fare qualunque cosa, ma il suo curriculum finì sul tavolo di Goldman Sachs e quelli lo convinsero a dedicarsi a un lavoro più pragmatico e soprattutto molto più remunerativo di quel che potesse offrire la politica o il giornalismo.
È stato con loro per vent' anni nel Private Equity Group - dotazione 100 miliardi di dollari - fino al 2014, quando ha spiccato il volo da solo lanciando la "RedBird" ("uccello rosso"). Uomo molto riservato, ho chiesto un po' della sua storia a un suo ex capo a Goldman Sachs: ne ha tessuto le lodi senza riserve.
Mi ha raccontato della prima moglie, dei figli adorabili, di un divorzio molto amichevole e della nuova moglie Holly; della prestanza fisica di un cinquantenne che ne dimostra dieci di meno. «Era molto focalizzato e affidabile sul lavoro - mi dice il suo ex capo - trasparente, privato, low profile. Certo se compra il Milan potrà dare l'addio alla sua ossessione per il basso profilo ».
Lo conosce anche Rocco Commisso, il colorito proprietario della Fiorentina che ho incontrato la settimana scorsa all'evento organizzato dalla Lega Serie A, una cena nel meraviglioso Tempio Dendur al Metropolitan Museum per rilanciare e promuovere il nostro calcio:
«Bravissima persona, ha lavorato anche nel mio settore, ho avuto a che fare con lui quando ha organizzato una piattaforma via cavo. Però, però... voglio dire una cosa molto chiara: quando si dice che compra il Milan per 1,3 miliardi... quelli non sono soldi suoi, lui fa il bello con i soldi degli altri. A Firenze, fino all'ultimo centesimo, sono quattrini miei, del mio patrimonio personale, anche per costruire il nuovo centro sportivo».
Senza accorgersene, Commisso mette a fuoco la differenza di prospettiva e possibilità nel settore sportivo fra uno come lui - e come molti altri proprietari - e questo conglomerato chiamato RedBird che opera soprattutto nel settore sportivo integrato, una costellazione economica moderna e non padronale, che non fa dello sport il fiore all'occhiello dopo una vita dedicata a costruire una fortuna in altri settori, ma ne fa l'oggetto centrale dei suoi affari. Un passaggio di questo genere, proprio quello che farà Cardinale con l'acquisto del Milan, porterà una rivoluzione copernicana in Italia.
Fino a ora infatti, come Commisso, i proprietari dei club acquistavano una squadra, grande o piccola, con l'unica (e apprezzabilissima) ambizione di vincere, non quella di costruire una piattaforma industriale multimediale. Lo stesso vale per gli americani che hanno investito nel calcio italiano, i Pallotta o i Friedkin (Roma), i Platek (Spezia), Robert Lewis e John Aiello (Cesena) e perfino i Singer di Elliott, con il Milan (che hanno rilevato escutendo il pegno di un prestito non ripagato), non hanno comprato le squadre per metterle al centro di un progetto sportivo che punta sui media, ma per il coronamento di un sogno.
Il fondo di Gerry Cardinale ha invece come uno degli oggetti centrali del suo business lo sport, inteso appunto, nella sua accezione moderna, come settore multimediale integrato. Oggi RedBird ha circa 6 miliardi di dollari di capitale, attraverso una importante partecipazione in Fenway di quasi 2 miliardi di dollari ha interessi nel Liverpool, arrivata alla finale di Champions League di Parigi, nei Boston Red Sox, campioni di baseball, e nei Pittsburgh Penguins, grande squadra di hockey su ghiaccio.
Direttamente RedBird ha il controllo di Dream Sport, una piattaforma tecnologica sportiva in India, particolarmente forte nel cricket e in un'altra decina di sport, la Xfl, una lega di football americano che include otto squadre, Nil, una potente agenzia di marketing e rappresentanze sportive, c'è anche una partecipazione nella Nfl, l'altra lega nazionale per il football americano. Potrei continuare, ci sono investimenti anche in altri settori, quello energetico ad esempio, ma Cardinale con la sua RedBird ha soprattutto creato una piattaforma sportiva integrata con ramificazioni globali.
Alla quale aggiunge il Milan, squadra che secondo fonti di mercato dovrebbe comprare per 1,3 miliardi di dollari. L'obiettivo? Portarla nel giro di qualche anno a un valore forse di 3 miliardi di dollari. Di nuovo, la formazione di Cardinale in questo settore sportivo non è arrivata per caso. Ha imparato a Goldman Sachs, dove, investendo i capitali di famiglie e istituzioni importanti, aveva creato una piattaforma multimiliardaria che puntava allo sport e ai media.
La più impegnativa è stata la Yankees Entertainment and Sports (Yes) Network, la rete sportive regionale più importante in America; ha anche messo a punto l'operazione Legends Hospitality, un'azienda che opera nella distribuzione dei biglietti, del merchandising e dei servizi costituita per servire e fare da appoggio ai New York Yankees e ai Dallas Cowboy. A Goldman ha anche strutturato la Suddenlink Communication, uno dei più importanti operatori via cavo in America, quel business, appunto, di cui mi parlò Commisso. Niente capita per caso.
Di conglomerate sportive in America ce ne sono varie, la più grande è Liberty Media, con un valore stimato di 17 miliardi di dollari e interessi negli Atlanta Braves e nella Formula Uno. Un altro personaggio di cui vi ho parlato sulle pagine di Affari & Finanza è Stan Kroenke, il suo gruppo Kroenke Sports and Entertainment, controlla oltre ai Rams, che hanno vinto il Superbowl, l'Arsenal nel Regno Unito, i Denver Nuggets (pallacanestro Nba) e altre sette squadre di vario genere principalmente in Colorado e, soprattutto, il grande stadio di Los Angeles. Complessivamente vale quasi 10 miliardi dollari. Come Cardinale, non è un industriale che compra una squadra per hobby.
È un industriale dello sport e non c'è dubbio che questa è la direzione in cui ci si muoverà se i grandi club vorranno contare sul piano internazionale. Chissà che in Italia non si cominci davvero da Gerry Cardinale.