“L’ATALANTA HA MESSO TROPPO E SI E’ IMPEDITA DI RAGIONARE” - SCONCERTI: “LA LAZIO È STATA PIÙ IN PARTITA, CON PIÙ ORDINE, UN SOFFIO DI CALCIO DIVERSO. HA AVUTO PIÙ QUALITÀ, CIOÈ LA FORTUNA DI POTER METTERE IN CAMPO A FINE PARTITA UNO COME MILINKOVIC CHE SALTA PIÙ IN ALTO DI TUTTI E VINCE DA SOLO - L'ATALANTA HA FATTO TANTO, IL SUO VERO PREMIO DEVE ESSERE L'ARRIVO IN CHAMPIONS" - GIANNI MURA: "L'ATALANTA AVREBBE MERITATO UN CALCIO DI RIGORE"
Mario Sconcerti per il “Corriere della sera”
Non è stata una bella partita, ma come fai a dirlo a quelli che erano in campo, alle decine di migliaia che sono arrivati da Bergamo. La Lazio ha avuto più qualità, cioè la fortuna di poter mettere in campo a fine partita uno come Milinkovic che salta più in alto di tutti e vince da solo. Anche questa è differenza. Mi spiace per l’Atalanta, mi spiace davvero, anche chi scrive ha diritto a un sentimento. Ma l' Atalanta è stata sotto la sua linea, è stata meno ordinata, più confusa perché quasi soltanto muscolare.
Ha messo non tutto nella gara, ha messo troppo. Si è impedita di ragionare. Non ho mai visto per cinque minuti una linea sul campo resistere, sempre in tanti dietro al pallone, all'avversario, inseguendo un'azione che poteva da sola risolvere questo grande ingorgo psicologico che era una finale. Non ha meritato di perdere l'Atalanta, ma ha fatto qualcosa in più per vincere le Lazio. È stata più in partita, con più ordine, un soffio di calcio diverso.
L'Atalanta non è mai stata libera di muoversi, era preoccupata di essere agonistica, quasi non fosse calcio ma un tiro alla fune.
Ha avuto meno testa, ha giocato d'impeto, cioè il modo più facile e soprattutto la terra più fertile della Lazio. Non c'è stata una grande differenza, ma la Lazio non ha rubato niente, è stata l'Atalanta a perdersi per strada. Niente Zapata, poco Ilicic, poco anche Gomez.
Una linea di centrocampo inversa, dove i mediani si spostavano in obliquo, non paralleli, dovendo seguire a uomo avversari sbilenchi, non simmetrici come Leiva, Parolo lo stesso Luis Alberto.
Questo toglieva riferimenti a tutto il gioco dell'Atalanta, non c' era mai un filo logico, c' erano solo colpi e rincorse, come se lottare, dare tutto se stessi fosse il punto d' arrivo.
Non è così, non poteva esserlo. Doveva esserci una conseguenza che portava al gol. L'Atalanta ha perso la sua spontaneità in mezzo alla pioggia, al piccolo fraseggio della Lazio che sa ancora di vecchio mestiere, una premiata ditta che costruisce buone cose sempre senza la pretesa siano mai le migliori.
Credo sia anche giusto il risultato per lo sfondo stagionale delle squadre. L'Atalanta ha fatto tanto, il suo vero premio deve essere l' arrivo in Champions. È quella la sua fase storica. Stasera era una splendida notte ma solo statistica. La Lazio vale di più di quanto mostrato in campionato. La Coppa come tante altre volte la esonera dalla vera coscienza di se stessa. È sua la consolazione che le altre squadre cercano senza riuscire a trovarla.
IL PESO DEL PRONOSTICO E LA DIFFERENZA DELLE PANCHINE
Gianni Mura per “la Repubblica”
E ra entrato da appena tre minuti. Era reduce da un campionato men che mediocre, tutto il contrario di quello precedente che l' aveva portato a essere al centro del mercato. Si parla di Milinkovic. È stato lui a far pendere la partita dalla parte della Lazio, con una perfetta incornata su calcio d' angolo, anticipando Djimsiti che per tutta la partita è stato il punto debole della difesa atalantina.
Risultato giusto, forse un po' severo per l' Atalanta che, fino al colpo di testa del serbo, era andata più vicina al gol. Un palo pieno centrato da De Roon, sul suo tiro un "mani" di Bastos che forse avrebbe meritato un rigore.
lazio napoli immobile simone inzaghi
Le recriminazioni nerazzurre possono cominciare e finire su quest' episodio. Non era l' Atalanta che ci si aspettava, nemmeno quella che si aspettava Gasperini, che s' è sgolato invano per quasi tutta la partita. Su questo campo, pochi giorni fa, la Lazio era stata battuta nettamente. Forse per questo era più motivata, ma credo che l' Atalanta abbia sentito emotivamente il peso del pronostico. Dall' altra parte, giocatori abituati alle finali, anche di Coppa Italia. Dalla sua, una squadra che ha incantato in campionato, che sta lottando per un posto in Champions, che ha tutti i diritti di essere stanca.
Questa differenza di fiato si è notata soprattutto nell' ultima mezz' ora, e ancor più negli ultimi dieci minuti, quando la Lazio ha costruito il 2-0. Su due calci d' angolo: uno a favore, da cui è nato l' 1-0, uno contro, e su un rinvio lungo e sbilenco di Caicedo è partito un magnifico contropiede di Correa, che in velocità ha superato tutti, ha dribblato il portiere, ha toccato in porta.
Se Inzaghi dalla panchina poteva chiamare Milinkovic e Caicedo, che hanno cambiato faccia alla partita, sull' 1-0 Gasperini ha spedito in campo in blocco Barrow, Pasalic e Gosens, per Zapata, De Roon e Castagne. Scelte indicative, fuori il goleador, fuori il pilastro del centrocampo. Zapata non ha avuto palloni giocabili, in mezzo con Acerbi la vita era dura. Ha cercato di svariare sulle corsie esterne, ma sono mancati gli ineserimenti dei compagni, Gomez e Ilicic in particolare.
Ecco, il giocatore più pregiato, Ilicic, non era in serata. E quando il migliore ti tradisce, non c' è molto da fare. Non puoi toglierlo, devi tenerlo in campo e sperare che cambi la musica, ma non l' ha cambiata. È vero che è stato randellato spesso e volentieri dai giocatori della Lazio, ma è anche vero che ha cercato dribbling e colpi di tacco in zone non pericolose e quando non era il caso.
La Coppa Italia ha avuto una finale molto all' inglese: pioggia, campo pesante, interventi molto decisi, ma anche molta correttezza fra i giocatori. L' unica cosa non inglese sono gli incidenti prima della partita, macchine bruciate, fumogeni, eccetera. Questa, purtroppo, è una cosa tutta nostra.