MARPIONNE SBATTE “MONTEZUMA” FUORI PISTA! - SMENTITE LE VOCI DI DIMISSIONI DOPO IL GP DI MONZA MA, COME DAGO-RIVELATO, DOPO 23 ANNI LO SMONTEZEMOLATO LASCERÀ LA FERRARI (CON BUONA USCITA MONSTRE) PER ANDARE A FARE IL PRESIDENTE DI AL-ITALIA

Marco Mensurati per "la Repubblica"

 

MONTEZEMOLO BAHREIN MONTEZEMOLO BAHREIN

IL Gran Premio di Monza di domenica, comunque andrà a finire, segnerà la fine di un’era. Non tanto perché con ogni probabilità sarà l’ultimo di Luca di Montezemolo nelle vesti di presidente della Ferrari, quanto perché sarà certamente l’ultima gara italiana in cui la Scuderia si presenterà ai tifosi con il suo assetto tradizionale: quello di un team completamente made in Italy, nato, cresciuto e gestito all’interno di un’azienda ampiamente autonoma rispetto alla Fiat.

 

Le due notizie - quella del divorzio tra Montezemolo e la Ferrari e quella della perdita di autonomia da parte della Scuderia - evidentemente collegate tra di loro, sono deflagrate ieri pomeriggio nel paddock di Monza, quando una serie di voci più o meno controllate, certamente non molto razionali, hanno cominciato a raccontare di un Montezemolo intenzionato ad annunciare, già sabato mattina, le proprie dimissioni. Non c’è stato bisogno di molti riscontri per avere la certezza che ciò non avverrà. Né sabato e nemmeno nei giorni successivi alla gara, indipendentemente dal risultato.

 

Luca Cordero di Montezemolo Luca Cordero di Montezemolo

Montezemolo, come prassi vuole in casi come questo, non parla. Ma il suo staff è categorico nell’escludere che si dimetterà. Si tratta, dicono, del solito tormentone estivo. Si dice così da anni. I giornalisti hanno preso l’offerta di un posto nel board di Alitalia Etihad, l’hanno sommata all’uscita un po’ burrascosa dal Cda della nuova Fca e si sono inventati questa storia.

 

Invece, assicurano a Maranello, il presidente che domani a Monza confermerà questa versione è concentratissimo sulla Formula 1, e mercoledì presenterà i dati di bilancio dell’azienda che ancora una volta sono da record (si parla di quasi 400 milioni di euro di utile).

 

E però, a ben guardare, la notizia dell’addio tra il presidente e la Ferrari non è affatto così infondata. Anzi. L’impressione è che, indipendentemente dalle smentite, si sia imboccata una strada che porterà in tempi non brevi, ma nemmeno tanto lunghi - «ragioniamo in termini di qualche settimana, al massimo mesi», dice una fonte - a una separazione, non proprio consensuale, tra le due parti.

 

Un passo clamoroso, se si considera: 1) che a Montezemolo era stato rinnovato il mandato fino al 2017 solamente nella primavera scorsa;

MARCHIONNE MONTEZEMOLO YAKI ELKANN MARCHIONNE MONTEZEMOLO YAKI ELKANN

2) che il manager, da quasi 23 anni in servizio permanente a Maranello, percepirà una buona uscita monstre (gli avvocati ne stanno già parlando);

3) che cambiare l’assetto di un’azienda così particolare come la Ferrari (vendiamo sogni, era il motto del vecchio Enzo) rischia di essere una mossa suicida, tanto più se non si ha pronta una soluzione affidabile e sicura.

 

Cosa abbia fatto precipitare la situazione in questi mesi non è ancora ben chiaro. Di sicuro i rapporti tra Montezemolo e la casa madre non sono più quelli di una volta. Ma al di là dei rapporti personali, quello che sembra essere il passaggio chiave è la decisione di non scorporare la Ferrari dalla quotazione di Fca a Wall Street prevista per il prossimo ottobre.

 

Il destino della Scuderia è dunque quello di una società strettamente collegata ad un’azienda di diritto olandese, con regime fiscale inglese e quotata in borsa a New York, quale appunto la Fca.

ASSEMBLEA GENERALI DI BANCA DITALIA SERGIO MARCHIONNE E JOHN ELKANN FOTO LA PRESSE ASSEMBLEA GENERALI DI BANCA DITALIA SERGIO MARCHIONNE E JOHN ELKANN FOTO LA PRESSE

 

Insomma, abituati a lavorare in perfetta autonomia e a rendere conto del proprio operato solamente al momento della pubblicazione dei bilanci, quelli di Maranello si troverebbero improvvisamente in una condizione più controllata, con molte teste a cui rendere conto e molti regolamenti da seguire.

 

Una situazione che, a un profilo antropologico come quello di Montezemolo, soggetto storicamente incline a seguire più il proprio istinto che non le procedure di una quotata in borsa, può dare una certa sensazione di claustrofobia.

 

Se a questo si sommano le tentazioni di svariati top manager di prendere il controllo di quello che viene ancora considerato come il vero gioiellino di famiglia, si capisce per quale motivo lo stesso Montezemolo cominci a pensare davvero alla vicenda Alitalia-Etihad come un’ottima exit strategy.

 

Ultimi Dagoreport

meloni salvini chat fratelli d'italia

CACCIA ALLA TALPA! - DIVERSI ESPONENTI DI FRATELLI D'ITALIA AVREBBERO INTENZIONE DI RIVOLGERSI AL GARANTE DELLA PRIVACY DOPO LA PUBBLICAZIONE DEL LIBRO "FRATELLI DI CHAT. STORIA SEGRETA DEL PARTITO DI GIORGIA MELONI” – MA VE LI IMMAGINATE MELONI, LA RUSSA, CROSETTO, URSO CONSEGNARE VOLONTARIAMENTE IL LORO CELLULARE ALLE "TOGHE ROSSE" PER SCOVARE "L’INFAME"? - LA TALPA, INVECE, PASSANDO PER VITTIMA E DENUNCIANTE, ALLONTANA DA SE’ LA POSSIBILITÀ DI VERIFICA, COSTRINGENDO LA MAGISTRATURA A GUARDARE AL DI FUORI DEI PARLAMENTARI: QUINDI GLI STAFF, LE SEGRETERIE, I PORTAVOCE, GLI ANELLI PIÙ DEBOLI…

donald trump xi jinping coronavirus mondo globalizzazione

DAGOREPORT - DOPO APPENA TRE SETTIMANE ALLA CASA BIANCA, TRUMP HA GIA' SBOMBALLATO I PARADIGMI DELL'ORDINE GEOPOLITICO MONDIALE. UNO TSUNAMI MAI VISTO. DA ORIENTE A OCCIDENTE, SI STANNO CAGANDO SOTTO. TUTTI, ECCETTO UNO: LA CINA - AL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO, L'UNICO ANTIDOTO È L’IMPERO DEL DRAGONE, LA SOLA POTENZA CHE OGGI PUO' RIBATTERE AD ARMI PARI AL BORDELLO NEO-IMPERIALISTA DELLA TECNODESTRA USA - DAVANTI AL BULLISMO DI TRUMP, XI JINPING È RIMASTO TRANQUILLO COME UN PISELLO NEL SUO BACCELLO. ALL’ANNUNCIO DEI DAZI USA AI PRODOTTI CINESI, LA RITORSIONE DI PECHINO È STATA IMMEDIATA - POCHI MEDIA HANNO SOTTOLINEATO QUAL È STATA LA DURA RISPOSTA DI XI JINPING SUL NAZI-PROGETTO TRUMPIANO DI DEPORTARE DUE MILIONI DI PALESTINESI: “GAZA È DEI PALESTINESI, NON UNA MERCE DI SCAMBIO POLITICA, NÉ TANTO MENO OGGETTO DI QUALCOSA CHE SI PUÒ DECIDERE IN BASE ALLA LEGGE DELLA GIUNGLA" - RISULTATO: LE SPARATE DEL TRUMPONE STANNO RENDENDO INAFFIDABILE WASHINGTON AGLI OCCHI DEL MONDO, COL RISULTATO DI FAR SEMBRARE IL REGIME COMUNISTA DI XI JINPING, UN INTERLOCUTORE SERIO, PACIFICO E AFFIDABILE PER FARE AFFARI, A PARTIRE DALL'EUROPA. LA SVOLTA PRO-CINA DI URSULA CON SBERLA AL PRIMO BULLO AMERICANO...

software israeliano paragon spyware whatsapp alfredo mantovano giorgia meloni peter thiel

DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO SOTTO CONTROLLO I GIORNALISTI COL SOFTWARE ISRAELIANO DI “PARAGON SOLUTIONS” - PECCATO CHE L’AZIENDA DI TEL AVIV, SCRIVE "THE GUARDIAN", NON FACCIA AFFARI CON PRIVATI, MA VENDA I SUOI PREGIATI SERVIZI DI HACKERAGGIO SOLO A “CLIENTI GOVERNATIVI” CHE DOVREBBERO UTILIZZARLI PER PREVENIRE IL CRIMINE - CHI AVEVA FIRMATO IL CONTRATTO STRACCIATO DAGLI ISRAELIANI PER "VIOLAZIONI"? QUAL È "L'ABUSO" CHE HA SPINTO PARAGON A DISDETTARE L'ACCORDO? – ANCHE IL MERCATO FIORENTE DELLO SPIONAGGIO GLOBALE HA IL SUO BOSS: È PETER THIEL, IL “CAVALIERE NERO” DELLA TECNO-DESTRA AMERICANA, CHE CON LA SOCIETA' PALANTIR APPLICA L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE AL VECCHIO MESTIERE DELLO 007…

barbara berlusconi

DAGOREPORT - BERLUSCONI ALLA SCALA SI È VISTO UNA SOLA VOLTA, MA IL BERLUSCONISMO SÌ, E NON AVEVA FATTO MALE CON FEDELE CONFALONIERI, CHE FU PRESIDENTE DELLA FILARMONICA DELLA SCALA E BRUNO ERMOLLI, POTENTISSIMO VICEPRESIDENTE DELLA FONDAZIONE TEATRO ALLA SCALA - INVECE BARBARA B. LA SI VIDE DUE VOLTE, AL BRACCIO DI PATO, L’EX ATTACCANTE DEL MILAN. LA SUA NOMINA NEL CDA DELLA SCALA? DONNA, GIOVANE… E POI CON QUEL COGNOME! LA COMPETENZA? BEH… LA PASSIONE MMM…: PERCHÉ, DA QUEL GIORNO CHE VENNE CON PATO, NON SI È PRESA UN BEL PALCO ANZICHÉ TORNARE ALLA SCALA SOLO QUINDICI ANNI DOPO DA CONSIGLIERE/A?