GIOCHI A CALCIO, SEI IL CAPITANO DELLA REGGIANA NEOPROMOSSA IN B. COSA VUOI DI PIU’ DALLA VITA? SEMPLICE, UN’ALTRA VITA – LA SCELTA DI ALESSANDRO SPANO’ CHE APPENDE GLI SCARPINI AL CHIODO A 26 ANNI: "FORSE SONO MATTO, MA STUDIARE È MEGLIO" – I COMPLIMENTI DI SPADAFORA (PERCHE’ IL MINISTRO DELLO SPORT NON ELOGIA I TANTI ATLETI CHE RIESCONO A PORTARE AVANTI CONTEMPORANEAMENTE STUDI E ATTIVITA’ SPORTIVA?)
Stefano Semeraro per “la Stampa”
Giochi a calcio, sei il capitano della Reggiana e l' idolo dei tifosi, hai 26 anni e la tua squadra è appena stata promossa in Serie B, l' anticamera del paradiso del pallone - una sicurezza anche per il conto in banca. Cosa puoi volere di più dalla vita? Semplice. Un' altra vita.
Alessandro Spanò, da Giussano, Monza Brianza, da ieri ex difensore, è una mosca bianca in un Paese, l' Italia, che considera chiunque non si inchini al calcio una pecora nera. Dopo l' ultima decisiva vittoria sul Bari nei play-off ha festeggiato la promozione come tutti: bandiere al vento, spumante, cori, l' abbraccio innamorato di una città, Reggio Emilia, che ha rischiato di scomparire e in B non metteva piede da 21 anni.
Il giorno dopo si è laureato in Economia aziendale e management, poi ha spiegato al mondo, compagni compresi, che in fondo il vecchio Pascal la sapeva lunga: il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce. O appena intravede. E che la sua carriera di calciatore finiva lì, il giorno dopo il giorno più bello.
«Comincia un nuovo capitolo di questo gioco infinito che è la vita», ha scritto in una lettera aperta, pubblicata prima della conferenza stampa a sorpresa di ieri. E ha proseguito così il suo scritto: « Il mondo mi sta aspettando. Forse sono un po' matto, ma la ragione non ha sempre ragione». Un copione bellissimo, ma che sembra scritto al contrario.
Spanò, il calcio è il sogno di (quasi) tutti i ragazzi, lei perché si è stancato di viverlo?
«Penso che il calcio è stata una bellissima parte della mia vita, e che raggiungere un traguardo storico come questo sia stato un onore. La città e la squadra resteranno sempre dentro di me. Ma ora serve fare spazio a nuove parti di me che sgomitano per avere spazio. Chi mi conosce bene sa che c' è sempre stato un Alessandro che andava oltre il rettangolo verde».
L' annuncio è stato uno choc: a chi l' aveva anticipato?
«La famiglia è sempre stata la mia forza e abbiamo condiviso questo percorso durante l' anno. Ai compagni ho potuto comunicarlo solo in mattinata, dopo aver avvertito la società, perché fino alla scorsa settimana c' era un obiettivo comune che non permetteva distrazioni».
Sei anni alla Reggiana, capitano, amatissimo. Ora si aspetta di essere capito o messo alla gogna?
«Chi mi conosce come persona, ovvero coloro che mi sono più vicini e importanti per me, sicuramente capiscono».
Smettere con il calcio significa uscire da una bolla, che ha molti lati positivi ma può essere soffocante, per entrare nella vita 'vera'?
«Io penso che non bisogna classificare tutti i giocatori come persone che vivono nel loro mondo. Ognuno ha la propria storia, con le proprie difficoltà, soprattutto nelle categorie inferiori. E tutte le loro vite meritano di essere considerate vere».
Ne aveva mai ha parlato con Giorgio Chiellini o altri colleghi che sono riusciti a portare avanti gli studi parallelamente alla carriera sportiva?
«No, la stima per loro è immensa ma il mio percorso sarà diverso».
Ecco, parliamone del percorso. E' uscito dal campo di calcio: in quale sta entrando?
«Adoro l' innovazione e il settore sanitario, ma la risposta a cosa farò è prematura da dare, perché oggi risponderebbe ancora il "vecchio" Alessandro, mentre il nuovo, che ci sarà tra un paio d' anni, ne prenderà altre».
Quando ha capito che la sua storia da calciatore era finita?
«L' ho maturata nel tempo, in questi mesi mi sono preparato anche per questo viaggio. Ho una borsa di studio e l' ammissione ad una business school internazionale. Farò la prima tappa a Londra, poi Shanghai e San Francisco». I primi due assist al futuro.