antonio riello

“PER DIFFONDERE ARTE HO FATTO DI TUTTO. LA POLIZIA TEDESCA MI HA PURE ARRESTATO” - LA VITA COME OPERA D’ARTE DI ANTONIO RIELLO: "A COLONIA AVEVO DEI KALASHNIKOV NEL BAGAGLIAIO. PENSAVANO FOSSI UN TERRORISTA, LI HO SCONGIURATI DI GUARDARE IL CATALOGO DELLA FIERA CON LE MIE “ARMI”- UN’ALTRA VOLTA ANDAVO DALLA SVIZZERA ALLA FRANCIA, CON I MIEI LAVORI IN AUTO. ALLA DOGANA VENGO BLOCCATO. ERO PIENO DI SCATOLETTE DI CARNE PER UN LAVORO SULL’ANTROPOFAGIA. SULL’ETICHETTA SPECIALE ERA SCRITTO CHE ERA CARNE UMANA...ECCO COME E’ FINITA – LA COLLABORAZIONE CON DAGOSPIA

Estratto dell'articolo di Nicoletta Martelletto per il Giornale di Vicenza

 

working riello 1

Ha inaugurato una nuova mostra, "Bilico", a Ginevra alla galleria Gowen contemporary e analogamente ha aperto con le sue opere la nuova Raize gallery a Venezia. La sua arte è eclettica e spietata. Prende forma in missili da giardino, fucili militari decorati come accessori di lusso da sfilata, zerbini antinucleari, bocce di vetro che contengono le reliquie della sua raccolta di bibliofilo.

 

Nel 1996 realizza il videogame “Italiani Brava Gente”, in cui stigmatizza il razzismo contro i migranti albanesi. I suoi lavori sono in permanenza al Mart di Rovereto, all’Elgiz Museum di Istanbul, alla Bibliotèque Nationale di Parigi, al Mudac di Losanna, al Baltic di Newcastle, alla Kunsthalle di Vienna. Antonio Riello, classe 1958, ha estimatori dovunque.

 

Facciamo un veloce riassunto biografico.

Nato sotto il segno del Leone a Marostica, ho studiato al liceo scientifico a Bassano, di cui mi porto una impronta scientifica condita di latino. Poi università a Padova, laurea in Chimica e tecnologia farmaceutica, semplicemente perché mio padre era farmacista. Ho finito bene e in fretta, volevo liberarmi di questo pensiero. Ho lavorato un po’ in farmacia, mi guardavo intorno e sono volato negli Usa dove l’arte era un gioco spontaneo. Nel 1993 ho avuto una borsa di studio dalla Fondazione Pollock-Krasner.

 

Qualcosa da ragazzo era stato decisivo?

use obbedir tacendo 1 vistab

Leggere un diario di viaggio di Paul Klee in Tunisia. Mi catturò tutto: luci, colori, racconto. Dovevo incontrare qualcosa, è stato un libro. Mi sono detto: «Da grande mi piacerebbe essere come lui». Avevo circa 18 anni. Era deciso, volevo fare l’artista.

 

Quando ha maturato uno stile, ammesso che se lo riconosca?

Nel senso visibile e tradizionale potrei dire sì e anche no. Un palato sofisticato che conosce il mio lavoro lo identifica anche in espressioni diverse, ma non è detto che accada. Dal punto di vista formale sono uno che si annoia facilmente e voglio provare tecniche, materiali, situazioni diverse. Mi sono misurato con vetro, ceramica, pittura, disegno: inseguo l’idea, dando un guscio fisico a qualcosa che la racchiude. Sono un domatore di idee selvatiche, le addomestico.

 

riello con capello

 

(...)

La prima mostra a quando risale?

Una piccola cosa casalinga, a Bassano nel 1991. Al tempo avevo fatto acrilici con paesaggi urbani sui generis, ma subito dopo iniziai a tormentare gli oggetti. Le reliquie fattoidi, ad esempio: falsi fatti così bene da poter essere scambiati con quelle vere. Il percorso è proseguito a Milano, una mostra al Museo di storia naturale, poi Washington, Firenze, sempre dentro i musei che per me sono luoghi speciali dove d’intesa con i direttori mescolavo i reperti falsi a quelli autentici. La garanzia della verità era data dal tempio museale, io ero un disturbatore.

 

È vero che sceglieva lei i luoghi dove proporsi?

Metà e metà, a volte mi chiamavano, a volte ero io a puntare su un museo con un progetto preciso. A Bassano nel 2018 ho mescolato Canova con opere mie, alla Biennale in Turchia ho fatto una mostra in un supermercato tra i carrelli, abbastanza divertente.

 

Un’altra volta sono stato fermato dalla polizia a Colonia, tornando dalla fiera, perché avevo dei kalashnikov nel bagagliaio: mi hanno messo le manette, non parlavano inglese. Pensavano fossi un terrorista, li ho scongiurati di guardare il catalogo della fiera con le mie “armi”: ero famoso e si sono scusati. Abbiamo chiuso con la foto tutti insieme per il giornale della polizia. Restando agli aneddoti, a Basilea invece... Andavo dalla Svizzera alla Francia, con i miei lavori in auto. Alla dogana vengo bloccato: ero pieno di scatolette di carne per un lavoro sull’antropofagia.

 

SilentRiello - antonio riello

Sull’etichetta speciale era scritto che era carne umana, ovviamente strabuzzano gli occhi, spiego che sono un artista ma non mi credono. Vogliono aprire le scatolette, dico che così mi rovinano l’opera, non c’è verso: aprono e dentro ci sono fagiolini lessati, chiamiamo il mio gallerista e li rassicura. Hanno voluto tenere una scatoletta per ricordo e ho dovuto rifarne alcune.

 

L’arte è un mestiere, una passione, una emozione?

Credo sia in misura continuamente variabile un mix di tutte e tre la cose. Mestiere per ciò che riguarda le tecniche e l'esperienza: a volte perfino le necessità della committenza possono essere uno stimolo. È passione perché porta a sperimentare e reinventarsi. È emozione: bisogna saper condividere, artisticamente, le proprie emozioni.

 

Countryside Riello – antonio Riello

La vita errante tra Veneto e a Londra, influisce su quello che lei crea, su come lo pensa?

Il Veneto è pieno di qualità umane e di concrete opportunità ma purtroppo manca di una grande città. Venezia è un caso a parte. Il mio bilancio non è tra Italia e Regno Unito ma tra una magnifica campagna-collina densamente urbanizzata con le sue tradizioni, e una realtà metropolitana complicata come Londra, che però funziona da acceleratore sociale e culturale. Ho messo assieme queste due dimensioni che, più o meno scomodamente, convivono. In fondo Inglesi e Veneti hanno diverse cose in comune: uno scetticismo di fondo che riguarda quasi tutto, accompagnato da una certa allergia per l'autoritarismo, insomma niente fanatismi; e un discreto rispetto per le istituzioni e direi anche una bizzarra vocazione per l'eccentricità.

 

Frequenta gli artisti?

antonio riello portrait

Sì, inaugurazioni, cene. Spesso vedo Langlands & Bell, Ergin Cavasouglu e David Rickard. Un paio di volte con l’americano Jeff Koons, per amicizie comuni. Ogni tanto incontro il violoncellista trevigiano Mario Brunello quando suona a Londra, è più facile che ci vediamo lì che in Veneto.

 

Come si legge l’arte contemporanea in questa altalena di metropoli e collina di provincia?

Negli anni Ottanta c’era una sensibile differenza tra grande città e le nostre zone sul fronte dell’arte: oggi non la si avverte più, perché si viaggia molto, c’è internet, si moltiplicano le occasioni e il gap non esiste. Le cose succedono ovunque. Forse in Veneto non sappiamo raccontare bene le tante cose che accadono, c’è forse un problema irrisolto.

 

ANTONIO RIELLO TO BE OR NOT TO BE

La collaborazione con il sito Dagospia?

È iniziata per caso nel 2012. Roberto d'Agostino, che conosco da decenni, mi dice: «Scrivimi qualcosa». E io: «Ma non so scrivere bene». La sua risposta: «Provaci». Da allora scrivo di arte & affini per Dagospia. La cosa interessante è l’eclettismo interclassista di chi legge. E' come i bar delle stazioni di servizio delle autostrade: si fermano tutti, proprio tutti (anche i detrattori). Per questo motivo quando si scrive di "fenomeni estetici" bisogna evitare il lessico un po' contorto dei critici d'Arte ed essere estremamente semplici e concisi. Senza ovviamente rinunciare alla "sostanza" e alla sincerità.

simon may antonio rielloantonio riello a londra WORKING RIELLO - ANTONIO RIELLO Riello al Fornelloriello festaioloANTONIO RIELLOresidence pernit antonio riello e massimo lunardonANTONIO RIELLOREGAL RECYCLING, Antonio Riello, 2019, 80 x 100 cm, recycled coconut fibreAntonio Riello Sugar Tattoo

 

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni daniela santanche ignazio la russa

DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA SENZA “PROTETTORI”: GIORGIA MELONI NON PUÒ SFANCULARLA SENZA FAR SALTARE I NERVI A LA RUSSA. E SAREBBE UN BOOMERANG POLITICO PER LA DUCETTA DEI DUE MONDI: ‘GNAZIO È UN PESO MASSIMO DEL PARTITO, GOVERNA DI FATTO LA LOMBARDIA TRAMITE LA SUA CORRENTE MILANESE. SOPRATTUTTO, È IL PRESIDENTE DEL SENATO. MEGLIO NON FARLO IRRITARE: LA VENDETTA, LO SGAMBETTO, “L’INCIDENTE D’AULA”, POSSONO ESSERE SEMPRE DIETRO L’ANGOLO…

luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps giorgia meloni

DAGOREPORT - A RACCONTARLO NON CI SI CREDE. RISULTATO DEL PRIMO GIORNO DI OPS DEL MONTE DEI PASCHI SU MEDIOBANCA: TRACOLLO DELLA BANCA SENESE - SE IL MEF DI GIORGETTI, CHE HA L’11,7% DI MPS, LO PRENDE IN QUEL POSTO (PERDENDO 71 MILIONI), IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI FA BINGO: 154 MILIONI IN UN GIORNO - INFATTI: SE I DUE COMPARI PERDONO SU MPS 90 MILIONI, NE GUADAGNANO 244 AVENDO IL 25,3% DI MEDIOBANCA - E DOPO IL “VAFFA” DEL MERCATO, CHE SUCCEDERÀ? TECNICAMENTE L’OPERAZIONE CALTA-MILLERI, SUPPORTATA DALLA MELONI IN MODALITÀ TRUMP, È POSSIBILE CON UN AUMENTO DI CAPITALE DI MPS DI 4 MILIARDI (PREVISTO PER APRILE) - PER DIFENDERE MEDIOBANCA DALL’ASSALTO, NAGEL DOVRÀ CHIEDERE AL BOSS DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, DI CHIAMARE ALLE ARMI I POTENTI FONDI INTERNAZIONALI, GRANDI AZIONISTI DI MEDIOBANCA E DI GENERALI, PER SBARRARE IL PASSO AL “CALTARICCONE” ALLA FIAMMA (FDI)

dario franceschini elly schlein gattopardo

DAGOREPORT - FRANCESCHINI, IL SOLITO “GIUDA” TRADITORE! SENTENDOSI MESSO DA PARTE DALLA SUA “CREATURA” ELLY SCHLEIN, ECCO CHE REAGISCE E LE DÀ LA ZAMPATA CON L’INTERVISTA A “REPUBBLICA”: “ALLE ELEZIONI SI VA DIVISI, E CI SI ACCORDA SOLO SUL TERZO DEI SEGGI CHE SI ASSEGNA CON I COLLEGI UNINOMINALI”. PAROLE CHE HANNO FATTO SALTARE DALLA POLTRONA ARCOBALENO LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA, CHE VEDE SFUMARE IL SUO SOGNO DI ESSERE LA CANDIDATA PREMIER. COME INSEGNA L’ACCORDO DI MAIO-SALVINI, NON SEMPRE IL LEADER DEL PARTITO PIÙ VOTATO DIVENTA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO – LA “GABBIA” IN CUI LA SCHLEIN SI È RINCHIUSA CON I SUOI FEDELISSIMI È INSOPPORTABILE PER I VECCHI VOLPONI CATTO-DEM. IL MESSAGGIO DAI CONVEGNI DI ORVIETO E MILANO: ELLY PENSA SOLO AI DIRITTI LGBT, NON PUÒ FARE DA SINTESI ALLE VARIE ANIME DEL CENTROSINISTRA (DA RENZI E CALENDA A BONELLI E FRATOIANNI, PASSANDO PER CONTE). E LA MELONI GODE...

dario franceschini elly schlein matteo renzi carlo calenda giiuseppe conte

DAGOREPORT: PD, PARTITO DISTOPICO – L’INTERVISTA DI FRANCESCHINI SU “REPUBBLICA” SI PUÒ SINTETIZZARE COSÌ: IO CI SONO. E’ INUTILE CERCARE IL FEDERATORE, L’ULIVO NON TORNA, E NON ROMPETE LE PALLE ALLA MIA “CREATURA”, ELLY SCHLEIN, “SALDA E VINCENTE” AL COMANDO DEL PARTITO – AMORALE DELLA FAVA: “SU-DARIO” NON MOLLA IL RUOLO DI GRAN BURATTINAIO E DAVANTI AI MAL DI PANZA INTERNI, CHE HANNO DATO VITA AI DUE RECENTI CONVEGNI, SI FA INTERVISTARE PER RIBADIRE AI COLLEGHI DI PARTITO CHE DEVONO SEMPRE FARE I CONTI CON LUI. E LA MELONI GODE…

almasri giorgia meloni carlo nordio

DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA INDISTURBATO IN EUROPA? AVEVA UN PASSAPORTO FASULLO O UN VISTO SCHENGEN? E IN TAL CASO, PERCHÉ NESSUN PAESE, E SOPRATTUTTO L’ITALIA, SI È OPPOSTO? - LA TOTALE ASSENZA DI PREVENZIONE DA PARTE DEGLI APPARATI ITALIANI: IL MANDATO DI ARRESTO PER ALMASRI RISALE A OTTOBRE. IL GENERALE NON SAREBBE MAI DOVUTO ARRIVARE, PER EVITARE ALLA MELONI L’IMBARAZZO DI SCEGLIERE TRA IL RISPETTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE E LA REALPOLITIK (IL GOVERNO LIBICO, TRAMITE ALMASRI, BLOCCA GLI SBARCHI DI MASSA DI MIGRANTI) – I SOSPETTI DI PALAZZO CHIGI SULLA “RITORSIONE” DELLA CPI E IL PASTROCCHIO SULL’ASSE DEI SOLITI TAJANI-NORDIO

pier silvio giampaolo rossi gerry scotti pier silvio berlusconi

DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E L'INGAGGIO DI GERRY SCOTTI COME CO-CONDUTTORE DELLA PRIMA SERATA DI SANREMO NE È LA PROVA LAMPANTE - CHIAMARE ALL'ARISTON IL VOLTO DI PUNTA DI MEDIASET È IL SEGNALE CHE IL BISCIONE NON FARÀ LA GUERRA AL SERVIZIO PUBBLICO. ANZI: NEI CINQUE GIORNI DI SANREMO, LA CONTROPROGRAMMAZIONE SARÀ INESISTENTE - I VERTICI DELLA RAI VOGLIONO CHE IL FESTIVAL DI CARLO CONTI SUPERI A TUTTI I COSTI QUELLO DI AMADEUS (DA RECORD) - ALTRO SEGNALE DELLA "PACE": IL TELE-MERCATO TRA I DUE COLOSSI È PRATICAMENTE FERMO DA MESI...