OPERAI NEI FORNI - ALL’ILVA SI FERMERà L'ALTOFORNO 1, MA ORA È IL TURNO DELL'ALTOFORNO 5: PER BLOCCARLO SI ANDREBBE A FINIRE AL 2015, MA I SINDACATI HANNO PAURA DI LICENZIAMENTI IN MASSA - E FERRANTE AVVERTE: “ANCHE SE ABBIAMO BLOCCATO L'ALTOFORNO 1, RIUSCIREMO A RICOLLOCARE TUTTO IL PERSONALE, MA SE DOVESSIMO FERMARE ANCHE IL 5, LO SCENARIO CAMBIEREBBE”...

Domenico Palmiotti per "Il Sole 24 Ore"

«Quando la società Paul Wurth completerà lo studio preliminare che le abbiamo affidato sull'altoforno 5, avremo anche i tempi e ne riparleremo». Così risponde il presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante, ai sindacati che pongono il problema dell'impianto più grande del siderurgico, che l'azienda ha dichiarato di fermare per il rifacimento a metà luglio 2015, mentre i custodi e la Procura vogliono lo stop immediato al pari dell'altoforno 1 che invece avverrà dal primo dicembre prossimo.

La preoccupazione sindacale è che la fermata dell'altoforno 5 posta con tempi così lunghi sia respinta dalla magistratura decisa ad accelerare per bloccare l'inquinamento. «L'autorità giudiziaria ci farà sapere - dice Ferrante -. Abbiamo messo a disposizione tutto il personale e ora hanno gli strumenti per intervenire». E aggiunge: «La lettera inviata martedì conferma come l'Ilva voglia collaborare con l'autorità giudiziaria, della quale, certo, si possono discutere e contestare le disposizioni nelle sedi previste, ma queste disposizioni vanno poi applicate. Noi lo facciamo».

Si creerà, allora, un caso altoforno 5? Non è escluso. «Non comprendiamo - osserva Cosimo Panarelli, segretario Fim Cisl Taranto - perché tra fase di studio dei disegni tecnici dell'impianto, che è già avviata e si concluderà il prossimo 22 novembre, e fermata effettiva, trascorra poi un arco di tempo così ampio e arriviamo addirittura a metà 2015. L'Ilva ci dice che servono due anni per approvvigionarsi dei materiali. Noi, invece, pensiamo che si debba fare un po' prima proprio per evitare che gli impianti siano fermati tutt'insieme. Non vorremmo avere oltre 11mila persone che, a quel punto, devono trovarsi un nuovo lavoro e uno stabilimento dove è inutile investire, visto che l'azienda ha definitivamente perso il mercato».

Oggi, intanto, scadono i cinque giorni dati sabato scorso da Procura e custodi all'Ilva affinchè metta a disposizione il personale per lo stop. Ma il fatto che Ferrante abbia comunicato la sua disponibilità in tal senso, disinnesca l'effetto ultimatum della direttiva, anche se non rasserena il clima complessivo della fabbrica che resta carico di preoccupazione. Ormai è chiaro: si partirà col fermare l'altoforno 1.

Ieri, in Procura, vertice tra magistrati e custodi per affrontare il lato tecnico delle operazioni. «Noi e i custodi andiamo avanti», dichiara il procuratore capo di Taranto, Franco Sebastio. E Ferrante ribadisce ai sindacati che non provocherà contraccolpi il fermo dell'altoforno 1 in quanto il personale (942 unità) sarà tutto ricollocato all'interno del siderurgico e parte anche nel risanamento dello stesso impianto. «Ma è ovvio che lo scenario cambia - sottolineano i sindacati - se dovesse essere imposto subito anche il blocco dell'altoforno 5. Avremmo inattive altre migliaia di persone».

Oggi è anche il giorno in cui i tecnici completeranno il lavoro per la nuova Autorizzazione integrata ambientale dell'Ilva in vista del varo finale atteso per il 17 ottobre. «La bozza di Aia preparata dal gruppo di lavoro - annuncia il ministero dell'Ambiente - prevede misure immediate e interventi da completare entro tre anni che determinano da subito riduzioni drastiche delle emissioni inquinanti». E il ministro Corrado Clini sottolinea: «L'Ilva dovrà modificare gli impianti e realizzare sistemi di gestione che puntano a minimizzare l'impatto ambientale». L'Aia sarà concentrata sulla componente aria, ritenuta la più urgente da affrontare, e rinvierà a provvedimenti successivi i nodi discariche, rifiuti e acque.

L'Arpa Puglia, alla fine, s'è detta d'accordo sullo stralcio ma a condizione che il provvedimento «indichi in modo chiaro il suo carattere parziale e provvisorio» rispetto all'atto complessivo, e soprattutto «non costituisca impedimento al riesame di tutti gli altri aspetti dell'attività Ilva». E comunque, annota l'Arpa Puglia, la terza elaborazione della bozza di Aia è migliorata «per quanto attiene ai limiti emissivi in termini massicci» e «per quanto di sostanziale previsto per la copertura dei parchi minerali».

Sui parchi primari, i più grandi, l'Aia chiederà infatti il progetto esecutivo entro tre mesi dal 30 ottobre e la copertura entro 36 mesi; su quelli secondari progetto entro 60 giorni e copertura entro un anno; infine 3 mesi per coprire i sistemi di caricamento del minerale in zona porto.

 

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