
IL DRAGONE PREGUSTA LA VENDETTA CONTRO TRUMP – I NUOVI DAZI AL 34% SUI PRODOTTI PROVENIENTI DALLA CINA SCATENANO LE IRE DI PECHINO: “È UNA TIPICA PRATICA DI BULLISMO UNILATERALE E PORTA A UN VICOLO CIECO” – XI JINPING DEVE MOSTRARSI FORTE E PREPARA LE RITORSIONI: OLTRE A CONTRO-DAZI MIRATI, CI SARÀ UNA STRETTA SULLE ESPORTAZIONI DI RISORSE MINERARIE E METALLI CRUCIALI PER L’INDUSTRIA ELETTRONICA – DOPO LA REAZIONE, PERÒ, POTREBBE SCATTARE UNA TRATTATIVA CON LA CASA BIANCA PERCHÉ, CON UN’ECONOMIA TRABALLANTE, LA CINA NON PUÒ PERMETTERSI QUESTA GUERRA COMMERCIALE…
Estratto dell’articolo di Lorenzo Lamperti per “la Stampa”
«Sarà anche il giorno della liberazione ma presto arriverà il giorno della punizione». È uno dei migliaia di commenti sul social media cinese Weibo, dopo l'annuncio dei dazi reciproci di Donald Trump, che in Asia colpisce sia i rivali che gli amici. La Cina sapeva di essere il primo bersaglio della nuova guerra commerciale degli Stati Uniti, ma si aspettava una cifra più bassa del 34% di tasse aggiuntive che, unito al precedente 20%, porta il totale al 54%.
[…] Un brutto colpo per Pechino, che reagisce duramente: «I dazi sono una tipica pratica di bullismo unilaterale e portano a un vicolo cieco». Qualcuno ritiene che i temporeggiamenti di Xi Jinping sulle richieste di un vertice da parte di Trump abbiano favorito l'escalation. Ci saranno ritorsioni, perché la Cina deve mostrarsi forte.
guerra commerciale stati uniti cina
Oltre a contro dazi mirati, ci si aspetta una nuova stretta sulle esportazioni di risorse minerarie e metalli cruciali per industria elettronica e tecnologica verde, nonché una svalutazione della moneta. Ma c'è anche chi immagina che i vertici del Partito comunista possano iniziare a trattare. D'altronde, la seconda economia mondiale è enormemente esposta ai dazi, vista la sua atavica dipendenza dall'export.
Il recente piano di stimolo dei consumi interni ha bisogno di tempo per produrre effetti e la Cina ha tratto enormi vantaggi da quella globalizzazione economica che ora vede minacciata da Trump.
DONALD TRUMP ANNUNCIA DAZI RECIPROCI A TUTTI I PAESI DEL MONDO
Per questo, prova almeno ad approfittarne sul fronte politico, sfruttando il malcontento generalizzato verso la Casa Bianca per provare a migliorare i rapporti con l'Europa e i vicini asiatici. «Cedere o fare concessioni significherebbe rendere più forte il bullismo degli Usa», dice Pechino, auspicando una risposta comune.
Nei prossimi giorni, dopo aver ricevuto il premier spagnolo Pedro Sanchez, Xi avvierà un tour di 10 giorni nei Paesi del Sud-Est asiatico […]
[…] tra gli altri, dazi al 32% per l'Indonesia, 36% per la Thailandia e addirittura al 49% per la Cambogia. «La Cina l'ha trasformata in un hub di transito per eludere le tariffe, così come il Vietnam», dice Washington. Quello di Hanoi, colpita da tasse aggiuntive del 46%, è un caso particolare. Principale beneficiario della prima guerra commerciale, in questi anni ha attratto un numero enorme di investimenti e delocalizzazioni della produzione di alta qualità.
Nei giorni scorsi, il governo vietnamita aveva tagliato i tributi sui prodotti americani e accolto le operazioni di Starlink, ma non è bastato ad ammansire Trump. E il Vietnam teme di perdere il ruolo di hub globale da poco conquistato: non a caso la borsa di Hanoi è precipitata del 6,7%, peggiore in Asia.
Allo stesso modo, non è bastato al Giappone essere il primo investitore diretto estero negli Stati Uniti per evitare dazi del 24%, che si sommano al 25% dei giorni scorsi sulle auto, settore a dir poco cruciale dell'economia nipponica. La scelta della Casa Bianca è «estremamente deplorevole», ha attaccato Tokyo. Difficile comunque aspettarsi contro dazi, almeno in questa fase. […]
XI JINPING LI QIANG - CONGRESSO NAZIONALE DEL POPOLO A PECHINO
[…] la Corea del Sud, che vive come un tradimento i dazi del 26% imposti nonostante il recente rafforzamento dell'alleanza militare con Washington, ma anche dopo che il colosso nazionale Hyundai ha messo sul piatto 21 miliardi di dollari per una fabbrica di auto in Louisiana.
Sgomento particolare a Taiwan, che dopo il maxi investimento da 100 miliardi annunciato dal suo campione dei chip Tsmc al fianco di Trump, non si aspettava i dazi al 32%. Trump d'altronde lo aveva detto: «Gli amici sono peggio dei nemici».