xi jinping dazi auto cina cinesi unione europea europa ue

IL DRAGONE PROMETTE VENDETTA! – PECHINO FARA’ RICORSO ALL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DEL COMMERCIO (WTO) CONTRO I DAZI SULLE AUTO ELETTRICHE CINESI DECISI DALLA COMMISSIONE UE, CHE POTREBBERO ARRIVARE AL 38% – E I MEDIA DI REGIME MINACCIANO UNA GUERRA COMMERCIALE, CON RITORSIONI SU FORMAGGI, ALCOL E AIRBUS – I COSTRUTTORI, DA STELLANTIS A VOLKSWAGEN, BOCCIANO LA MOSSA DI BRUXELLES: "NON È LA STRADA GIUSTA"

1 - UE: CINA REPLICA SU DAZI AUTO ELETTRICHE, 'PRONTI A RICORRERE AL WTO'

DAZI SULLE AUTO ELETTRICHE CINESI

(Adnkronos/Dpa) - "La Cina si riserva il diritto di presentare una denuncia all'Organizzazione mondiale del Commercio e adotterà tutte le misure necessarie per difendere con decisione i diritti legittimi e gli interessi delle aziende cinesi". E' la minaccia arrivata dal portavoce del ministero del Commercio di Pechino, He Yadong, sul caso dei Dazi 'provvisori' sulle auto elettriche cinesi decisi ieri dalla Commissione Ue, che potrebbero arrivare al 38%.

 

Misure che, ha detto, non solo "comprometterebbero la cooperazione che è di beneficio per entrambi" nel campo dei veicoli elettrici, ma stravolgerebbero anche l'industria automobilistica a livello globale e le catene di approvvigionamento. L'approccio europeo, ha incalzato, è un "atto palese di protezionismo" e potrebbe infrangere le regole Wto.

 

 

2 - LA STANGATA DAZI

Estratto dell’articolo di Emanuele Bonini per “la Stampa”

 

XI JINPING

Adesso è ufficiale: l'Ue è pronta ad imporre dazi alla auto elettriche cinesi. Rincari fino al 38,1% sui veicoli a batteria pronti a scattare dal 4 luglio, ultimo giorno utile concesso a Pechino per trovare una soluzione amichevole.

 

L'annuncio della Commissione europea accende scenari di guerra commerciale con la Repubblica popolare e produce malumori tra i produttori europei. Stellantis e i marchi tedeschi non nascondono riserve per una decisione considerata dannosa per il mercato […]

 

URSULA VON DER LEYEN E XI JINPING

L'esecutivo comunitario non ha dubbi che fin qui le imprese cinesi abbiano goduto di aiuti pubblici massicci contrari alle regole di concorrenza e lesivi degli interessi europei. L'indagine approfondita avviata il 4 ottobre scorso rileva che nel Paese asiatico «l'intera catena del valore dei veicoli elettrici a batteria beneficia pesantemente di sussidi sleali».

 

Da qui la decisione di imporre imposte soprattutto sui grandi produttori del Dragone, vale a dire Byd, Geely e Saic. Contro questi marchi pronti dazi rispettivamente del 17,4%, 20% e 38,1%. Un dazio medio ponderato del 21% è decretato per altri produttori di autovetture elettriche in Cina che hanno collaborato all'inchiesta, balzello che sale al 38,1% per quelle che invece non si sono mostrate collaborative. Si tratta di tariffe che si aggiungono a quelle del 10% già in vigore.

 

DAZI UE SULLE AUTO ELETTRICHE CINESI

È un primo passo, pre-contenzioso. Se entro il 4 luglio Pechino non avrà saputo produrre rimedi, allora scatteranno i dazi in via provvisoria per quattro mesi, oltre i quali, senza una risoluzione della controversia, diventeranno definitivi. […]

 

I mercati reagiscono nervosamente, e non potrebbe essere altrimenti. I dazi europei non si limiteranno a colpire i produttori cinesi, ma anche le imprese europee del settore presenti sul suolo cinese o all'interno di un consorzio con compagnie cinesi che esportano nel mercato unico (per l'americana Tesla è prevista una clausola che farebbe scattare sovra-costi non prima di novembre).

Dongfeng - auto cinesi

Il settore europeo manifesta preoccupazione. Stellantis, con nota ufficiale, difende «la concorrenza libera e leale in un ambiente commerciale mondiale e non sostiene misure che contribuiscono alla frammentazione del mondo». […] Dura anche Volkswagen. «I dazi compensativi generalmente non sono adatti a rafforzare la competitività dell'industria automobilistica europea a lungo termine», la reazione della casa tedesca. Inoltre, «la tempistica della decisione è dannosa per l'attuale debole domanda di veicoli a batteria in Germania e in Europa». […]

 

3 - LA FURIA DI PECHINO: "VI AVEVAMO AVVERTITO" PRONTA UNA STRETTA DAL COGNAC AGLI AIRBUS

Estratto dell’articolo di Lorenzo Lamperti per “la Stampa”

 

EMMANUEL MACRON XI JINPING URSULA VON DER LEYEN

«Non dite che non vi avevamo avvertito». La Cina si prepara a reagire alle tariffe aggiuntive della Commissione europea sulle sue auto elettriche. L'ombra di una guerra commerciale viene palesata dagli stessi media di Stato, che da giorni minacciano ritorsioni a tutto campo. Si citano esplicitamente i prodotti lattiero caseari come possibile bersaglio, insieme agli alcolici come il cognac.

 

[…]  Il ministero del Commercio ha accusato Bruxelles di «ignorare le regole internazionali» e di danneggiare l'industria cinese «ma anche gli interessi europei, distorcendo la catena globale di fornitura». Si palesano conseguenze sulla cooperazione in materia di transizione energetica e cambiamento climatico, ma anche sul clima generale delle relazioni bilaterali, in ossequio all'approccio olistico della politica economica del Partito comunista cinese.

 

XI JINPING

Sui prodotti lattiero-caseari sarebbe già pronta un'indagine antisovvenzioni. Tra i comparti che potrebbero subire contraccolpi c'è anche quello dell'aviazione. Non a caso si è di recente rallentato sull'acquisizione di nuovi Airbus. Soprattutto la Germania teme dazi incrociati sulle auto europee, visto che i ricavi delle case tedesche dipendono in larga parte proprio dal mercato cinese.

 

Ma lo stesso governo cinese ha ricordato ieri «gli appelli e la dissuasione dei governi e delle industrie di diversi Stati membri dell'Ue» contro i dazi. Il riferimento è innanzitutto a Berlino. Sui social si ricorda l'opposizione all'aumento delle tariffe espressa dal cancelliere Olaf Scholz, durante il suo recente viaggio a Pechino.

 

olaf scholz xi jinping in cina

È nel pieno interesse della Cina far emergere le divisioni interne all'Europa. Nella prospettiva di Xi, paventare un'ampia guerra commerciale potrebbe aumentare l'opposizione ai dazi. Insomma, la scommessa è che prima da qui all'autunno si possa tornare al tavolo negoziale per ottenere aumenti più bassi. […]

 

Già c'è chi nota che dal 38,1% contro Saic si scende al 17,4% per Byd, il gigante che contende a Tesla la leadership globale sulle vendite di auto elettriche e che sta già costruendo un impianto di produzione in Ungheria. La percentuale sarebbe troppo bassa per scoraggiare la proiezione europea delle case cinesi.

 

MACRON - XI JINPING - URSULA VON DER LEYEN

La convinzione di Pechino è che Bruxelles non voglia davvero lo scontro totale, anche perché all'Europa continuano a servire le tecnologie cinesi per la produzione di batterie, fondamenti allo sviluppo dei veicoli elettrici. Qualora si arrivi invece al muro contro muro, c'è chi in Cina chiede al governo azioni drastiche. Si pensa in particolare a restrizioni sull'export delle terre rare, cruciali per l'avanzamento dell'industria tecnologica verde. Già la scorsa estate c'era stata qualche avvisaglia, con controlli aggiuntivi per le spedizioni di gallio e germanio.

 

emmanuel macron e xi jinping

Pechino domina su queste risorse minerarie, controllandone il 70% della produzione globale e gestendo tutti gli snodi estrattivi, dal nichel in Indonesia al litio in Sud America, passando per il cobalto in Repubblica Democratica del Congo.

 

Ultimi Dagoreport

turicchi, giorgetti, sala

FLASH! - IL DILEMMA DI GIORGETTI: IL CAPO DELLE PARTECIPATE DEL TESORO E SUO FEDELISSIMO, MARCELLO SALA, NON HA INTENZIONE DI TRASLOCARE ALLA PRESIDENZA DI NEXI PER FARE POSTO AD ANTONINO TURICCHI, CHE VANTA PERO’ UN ‘’CREDITO’’ NEI CONFRONTI DEL MINISTRO DEL MEF PER AVER CONDOTTO IN PORTO LE TRATTATIVE ITA-LUFTANSA. MA ALLA PRESIDENZA DI ITA, INVECE DI TURICCHI, MELONI & C. HANNO IMPOSTO SANDRO PAPPALARDO, UN PILOTA PENSIONATO LEGATO AL CLAN SICULO DI MUSUMECI – ORA GIORGETTI SPERA CHE VENGA APPLICATA LA LEGGE CHE VIETA AI PENSIONATI DI STATO DI RICOPRIRE INCARICHI RETRIBUITI)…

donald trump

DAGOREPORT - LA DIPLOMAZIA MUSCOLARE DI TRUMP È PIENA DI "EFFETTI COLLATERALI" - L'INCEDERE DA BULLDOZER DEL TYCOON HA PROVOCATO UNA SERIE DI CONSEGUENZE INATTESE: HA RIAVVICINATO IL REGNO UNITO ALL'UE, HA RILANCIATO L'IMMAGINE DI TRUDEAU E ZELENSKY, HA RIACCESO IL SENTIMENT ANTI-RUSSO NEGLI USA - LA MOSSA DA VOLPONE DI ERDOGAN E IL TRACOLLO NEI SONDAGGI DI NETANYAHU (SE SALTA "BIBI", SALTA ANCHE IL PIANO DI TRUMP PER IL MEDIO ORIENTE) - I POTENTATI ECONOMICI A STELLE E STRISCE SI MUOVONO: ATTIVATO UN "CANALE" CON LE CONTROPARTI BRITANNICHE PER PREVENIRE ALTRI CHOC TRUMPIANI...

giorgia arianna meloni maria grazia manuela cacciamani gennaro coppola cinecitta francesco rocca

DAGOREPORT - MENTRE LE MULTINAZIONALI STRANIERE CHE VENIVANO A GIRARE IN ITALIA OGGI PREFERISCONO LA SPAGNA, GLI STUDIOS DI CINECITTÀ SONO VUOTI - SONDARE I PRODUTTORI PER FAVORIRE UNA MAGGIORE OCCUPAZIONE DEGLI STUDIOS È UN’IMPRESA NON FACILE SOPRATTUTTO SE A PALAZZO CHIGI VIENE L’IDEA DI NOMINARE AL VERTICE DI CINECITTÀ SPA, CARDINE DEL SISTEMA AUDIOVISIVO ITALIANO, MANUELA CACCIAMANI, LEGATA ALLE SORELLE MELONI, IN PARTICOLARE ARIANNA, MA DOTATA DI UN CURRICULUM DI PRODUTTRICE DI FILM “FANTASMA” E DOCUMENTARI “IGNOTI” – FORSE PER IL GOVERNO MELONI È STATA PIÙ DECISIVA LA FEDE POLITICA CHE IL POSSESSO DI COMPETENZE. INFATTI, CHI RITROVIAMO NELLA SEGRETERIA DI FRANCESCO ROCCA ALLA REGIONE LAZIO? LA SORELLA DI MANUELA, MARIA GRAZIA CACCIAMANI, CHE FU CANDIDATA AL SENATO NEL 2018 NELLE LISTE DI FRATELLI D’ITALIA - QUANDO DIVENTA AD DI CINECITTÀ, CACCIAMANI HA LASCIATO LA GESTIONE DELLE SUE SOCIETÀ NELLE MANI DI GENNARO COPPOLA, IL SUO COMPAGNO E SOCIO D'AFFARI. QUINDI LEI È AL COMANDO DI UNA SOCIETÀ PUBBLICA CHE RICEVE 25 MILIONI L'ANNO, LUI AL TIMONE DELL’AZIENDA DI FAMIGLIA CHE OPERA NELLO STESSO SETTORE…

consiglio europeo giorgia meloni viktor orban ucraina zelensky ursula von der leyen

LE DECISIONI ALL’UNANIMITÀ IN EUROPA SONO FINITE: IERI AL CONSIGLIO EUROPEO IL PRIMO PASSO PER IL SUPERAMENTO DEL VETO, CON L’ISOLAMENTO DEL PUTINIANO VIKTOR ORBAN SUL PIANO IN CINQUE PUNTI PER L’UCRAINA – GIORGIA MELONI NON POTEVA SFILARSI ED È RIUSCITA A RIGIRARE LA FRITTATA CON MATTEO SALVINI: NON ERA UN DESIDERIO DI TRUMP CHE I PAESI EUROPEI AUMENTASSERO FINALMENTE LE SPESE PER LA DIFESA? DI CHE TI LAMENTI? - ANCHE LA POLEMICA DEL LEGHISTA E DI CONTE SUI “SOLDI DEGLI ASILI CHE FINISCONO IN ARMAMENTI” È STATA AGILMENTE NEUTRALIZZATA DALLA SORA GIORGIA, CHE HA FATTO “VERBALIZZARE” LA CONTRARIETÀ DELL’ITALIA ALL’UTILIZZO DEI FONDI DI COESIONE…