NON C’È PIÙ RISPETTO PER ABRAMO – BAZOLI PROVA A PERORARE LA CAUSA DEL DUALE (E DELLA SUA POLTRONA) IN INTESA E DRAGHI LO GELA COSÌ: “SCUSAMI, DEVI PARLARE CON GLI UFFICI PREPOSTI” – IN UNICREDIT, ARABI A CACCIA DELLA PRESIDENZA E SCONTENTI DI MONTEZEMOLO FANCAZZISTA

DAGOREPORT

int06 giovanni bazoliint06 giovanni bazoli

 

Grandi manovre sulle poltrone che contano nelle due principali banche italiane, ovvero Intesa Sanpaolo e Unicredit.

 

Il più attivo di tutti, a dispetto dell’età, è Giovanni Bazoli. Giovedì prossimo l’avvocato bresciano spegnerà 82 candeline e le bevute saranno copiose, anche perché c’è da dimenticare la delusione appena incassata a Francoforte da Mario Draghi.

ignazio visco ignazio visco

 

Nei giorni scorsi il presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo ha chiamato il governatore della Bce, tutto sollevato dal fatto che la sorveglianza sulle banche italiane sia passata da Via Nazionale a Francoforte. Bazoli infatti non si prendeva un granché con Ignazio Visco, grande nemico del duale e visto come il regista dell’inchiesta su Ubi banca che leva il sonno al banchiere. E un tentativo di Visco di lasciare già impostato il lavoro sulla governance di Intesa è stato lasciato cadere nelle settimane scorse da Bazoli, che non aspettava altro che di liberarsi di Bankitalia, vista ormai come un nemico.

 

Ma quando Bazoli ha chiamato Draghi ha ricevuto una doccia fredda. E non perché gli abbia proposto il Quirinale, come forse avrebbe fatto ai tempi dell’Ulivo. Bazoli ha provato ad affrontare con il capo della Bce il delicato tema della governance di Intesa, ma la risposta di Draghi è stata: “Scusami, devi parlare con gli uffici preposti”.

mario draghimario draghi

 

Di fronte a un trattamento del genere Bazoli è rimasto malissimo, anche perché voleva esporre a Draghi il suo progetto, che prevede la conferma del duale ma con tutti manager interni. Si tratta di quello che gli addetti ai lavori chiamano “sistema tedesco puro” e ha senso quando si parla di una multinazionale, non di un gruppo dove i vari capi-area hanno già l’ufficio nello stesso corridoio e dialogano tutti i giorni.

 

ABDULLAH bin Zayed Al Nahyan.ABDULLAH bin Zayed Al Nahyan.

Sul fronte di piazza Cordusio, l’attenzione è tutta sul rinnovo del cda previsto per il 2015 e sulle mosse degli arabi del fondo Aabar, che con il 5,08% è il primo azionista singolo di Piazza Cordusio e vuole contare di più. Ma all’interno del fondo sovrano degli Emirati arabi si fronteggiano due linee. La prima, che fa capo allo sceicco Mansour bin Zayed al Nahyan (azionista di controllo di Aabar attraverso la sua compagnia petrolifera) è concentrata sulla sostituzione di Luca Cordero di Montezemolo in consiglio, accusato di “non essere utile ai nostri interessi”. Tradotto in parole semplici: non ha fatto un tubo per Aabar. Lo sceicco lo sostituirebbe volentieri con un uomo più funzionale agli interessi emiratini e chiusa lì.

 

LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO

La seconda linea di pensiero (e di azione) in Aabar è invece quella del suo presidente, Khadem al Qubaisi, espressione del governo, che vorrebbe mettere un uomo del fondo sovrano come presidente di Unicredit al posto di Giuseppe Vita. Un’ipotesi contro la quale combatte e combatterà il vicepresidente Fabrizio Palenzona, uomo forte delle fondazioni, che è favorevole a una conferma di Vita, oppure alla promozione del manager interno Paolo Fiorentino.

FABRIZIO PALENZONA FABRIZIO PALENZONA

 

Non è in discussione invece la poltrona di amministratore delegato di Federico Ghizzoni, che ha il suo bel da fare con la Bce, che vorrebbe la fusione completa tra le attività italiane e tedesche di Unicredit.  

 

 

 

 

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