LIBOR-TACCI SUA! - CITIGROUP, TERZA BANCA D’AMERICA, CACCIA A SORPRESA L’AD VIKRAM PANDIT E IL CEO JOHN HAVENS - A INDISPETTIRE IL BOARD SONO STATI I MAXICOMPENSI RICEVUTI, TRA CUI I 14,9 MILIONI INTASCATI LO SCORSO ANNO, IL “DOWNGRADE” DI MOODY’S, E I 2,9 MILIARDI DI SVALUTAZIONI PER SMITH BARNEY - PROBLEMI IN VISTA PER LO SCANDALO-LIBOR? AH SAPERLO…
1-CITIGROUP: MOODY'S PORTA L'OUTLOOK A NEGATIVO
Finanza.com - Moody's Investors Service ha annunciato di aver confermato il giudizio sulla banca statunitense Citigroup (senior a "Baa2") riducendo l'outlook da "stabile" a "negativo". "Il cambio dell'outlook -si legge nella nota diffusa dall'agenzia di rating- segue le dimissioni dell'Amministratore delegato Vikram Pandit e del Presidente e Chief Operating Officer, John Havens". "L'outlook negativo rispecchia il rischio che cambi non previsti del management possano impattare negativamente sugli sforzi della società nell'ambito della gestione del rischio".
2- MORGAN STANLEY: L'ADDIO DI PANDIT FARA' BENE A CITIGROUP
Bluerating - La sostituzione del Ceo dovrebbe essere positiva per il titolo Citigroup secondo gli analisti di Morgan Stanley , "in quanto suggerisce che vedremo una maggiore razionalizzazione delle attività che potrebbero portare ad un gruppo Citigroup più piccolo ma più efficiente".
Agli esperti "sembra che il Cda abbia voluto un più rapido cambiamento nella struttura commerciale di quello che l'attuale top management stava realizzando" e questo dovrebbe essere apprezzato dal mercato. Sul titolo il giudizio resta dunque "equally weight" (a fronte di una valutazione del settore bancario "in line"). (l.s.)
3-CITIGROUP CACCIA VIA IL NUMERO UNO PANDIT
SI DIMETTE ANCHE HAVENS, IL SUO BRACCIO DESTRO
Francesco Semprini per "La Stampa"
«Ho chiamato il presidente Michael O'Neill dopo la pubblicazione della trimestrale e ho rassegnato le mie dimissioni. E' stata una scelta presa in completa autonomia». Vikram Pandit commenta l'addio a Citigroup affidandosi a lapidarie dichiarazioni che sembrano non lasciare spazio a dubbi. «Visti i progressi compiuti dalla banca spiega l'ad uscente - penso che sia il momento giusto per passare il testimone».
A guidare il terzo gruppo bancario degli Stati Uniti, per asset gestiti, sarà Mike Corbat, ex numero uno della divisione Europa, Medio Oriente e Africa. Eppure viene da chiedersi come mai il banchiere messo al timone del gruppo nel pieno dello tsunami finanziario, e che lo ha traghettato per quasi cinque anni complicati, abbia lasciato all'inizio della nuova alba di Wall Street, come dimostra la felice stagione delle trimestrali. In realtà la scelta di Pandit è figlia dei dissidi tra il Ceo e il Cda su performance e strategie. Una conferma arriva dalle dimissioni rassegnate in contemporanea da John Havens, 55 anni e direttore operativo di Citigroup, considerato il braccio destro dell'ad.
Durante il regno di Pandit, Citigroup ha ripagato il prestito ricevuto nell'ambito del programma Tarp attraverso, fra l'altro, la vendita di asset non «core», ed è tornato in positivo nel 2010 dopo le forti perditi di inizio crisi. «Quando sono arrivato, mi era stato affidato il compito di ricostruire la società , riportare fiducia e ricostituire il capitale», spiega l'ex Ceo al Wall Street Journal. Sostiene di «aver preso decisioni appropriate, di essersi mosso in fretta, e di aver riportato il gruppo sul giusto binario». Precisa che «non intendeva rimanere ad in eterno», ma dalle dichiarazioni pronunciate in passato sembrava volesse proseguire per almeno qualche anno ancora.
Tanto è vero che le sue dimissioni sono state uno choc per molti dipendenti del gruppo, compresi alcuni dirigenti, e una sorpresa per gli azionisti specie perché arrivano dopo la brillante trimestrale pubblicata lunedì, con utili ben oltre le stime - nonostante gli aggravi straordinari - e una crescita del 3% dei ricavi. Fonti finanziarie sostengono che Pandit, sia stato cacciato dal Cda dopo la perdita di credibilità con gli investitori, i problemi con le autorità di regolamentazione e la deludente gestione di alcuni affari.
Il punto è che sotto la sua regia il titolo di Citigroup ha perso l'89%, in parte perché l'istituto ha dovuto emettere una valanga di azioni per ripagare il debito Tarp. A indispettire il Board sono stati inoltre i maxicompensi ricevuti, tra cui i 14,9 milioni intascati lo scorso anno, il «downgrade» di Moody's, e i 2,9 miliardi di dollari di svalutazioni per Smith Barney. Infine hanno pesato le contrastanti visioni sulle strategie, dal momento che Pandit è orientato più sul «trading», mentre il Cda più sulle attività commerciali. Ciò lascia pensare che nel futuro di Citigroup ci sia un ritorno di focus alle attività core (depositi e prestiti) e uno snellimento di quelle di investimento.
Alle dimissioni di Pandit avrebbe giocato un ruolo determinante proprio O'Neill, alfiere della linea strategica del Cda. Ma non è tutto perché alcuni a Wall Street temono che l'uscita in tutta fretta di Pandit potrebbe nascondere alcuni problemi in arrivo per la banca, sul fronte legale o regolatorio, legati, forse, allo scandalo del Libor. L'ipotesi tuttavia, non trova per ora riscontro sui mercati.
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