LE MANI DI BANCOBPM SUL MONTE DEI PASCHI – IL TESORO CEDE IL 15% DI MPS E, A SORPRESA, IL PRINCIPALE COMPRATORE È STATO L'ISTITUTO GUIDATO DA GIUSEPPE CASTAGNA, CHE IPOTECA COSÌ LE FUTURE MOSSE DEL MONTE. UN ALTRO 3% È STATO ACQUISITO DA “ANIMA”, CONTROLLATA DA BANCOBPM – IN CAMPO SONO SCESI ANCHE IL GRUPPO CALTAGIRONE (CHE TORNA A ESSERE AZIONISTA DEL MONTE) E DELFIN, CHE SI SONO PAPPATI IL 3,5% DELLE QUOTE A TESTA – IL TESORO INCASSA 1,1 MILIARDI DI EURO, UNA BOCCATA D'OSSIGENO PER GIORGETTI…
(ANSA) (di Paolo Algisi) – Il Tesoro rompe gli indugi e avvia il collocamento di una nuova tranche di azioni Mps attraverso un accelerated book building. Sul mercato vengono inizialmente messe poco meno di 88,2 milioni di azioni del Monte, pari a una quota di circa il 7% del capitale, per un controvalore, ai prezzi di Borsa, di 486,4 milioni di euro. Ma "a fronte della domanda raccolta, pari a oltre il doppio dell'ammontare iniziale, e alla presenza di un premio del 5% rispetto all'odierno prezzo di chiusura del mercato, l'offerta è stata incrementata dal 7% al 15%".
Il Tesoro porta a casa 1,1 miliardi di euro, con un incasso complessivo, per effetto dei tre collocamenti effettuati, di 2,7 miliardi di euro, conservando ancora una quota dell'11,7%. Ad acquistare una parte delle azioni, con una mossa a sorpresa, è Banco Bpm. Il gruppo guidato da Giuseppe Castagna rileva il 5% della banca e giustifica l'operazione con l'Opa lanciata la scorsa settimana su Anima.
L'acquisizione, spiega infatti una nota, "si inserisce nel contesto più ampio dell'offerta pubblica di acquisto" sull'asset manager "ed è coerente con la strategia del gruppo di rafforzamento delle proprie fabbriche prodotto". "Mps - spiega il Banco - è infatti il primo distributore di prodotti del gruppo Anima, dopo Banco Bpm, e rappresenta un partner strategico per la crescita futura di Anima e delle sue controllate".
Castagna assicura di non avere l'intenzione di "presentare alle autorità competenti le istanze autorizzative per poter eventualmente superare la soglia del 10%" e di restare "focalizzato sugli obiettivi del piano 2023/26, confermando la propria strategia stand alone", anche alla luce del fatto che Castagna da più di un anno giura e spergiura di non avere interesse per Mps.
Ma il seme da cui potrebbe nascere il grande terzo polo bancario italiano è gettato e si tratterà solo di aspettare per vedere se da esso fiorirà un gruppo in grado di competere ad armi pari con Intesa e Unicredit. "Abbiamo portato a termine un'azione importante come avevamo annunciato nelle sedi istituzionali prevedendo la realizzazione di un'operazione di politica bancaria e finanziaria italiana volta a rafforzare l'azionariato di un player importante nel mercato del credito in modo serio e riservato come da sempre dichiarato in questi due anni di governo", ha commentato il ministro dell'economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti.
La vendita di azioni, condotta dal dipartimento Economia guidato da Marcello Sala, ha permesso al Mef di portare a casa un doppio risultato: da un lato di aver rispettato gli impegni con l'Europa nella privatizzazione della banca e dall'altro di aver incamerato risorse preziose per gli interventi di finanza pubblica. Ripagati con gli interessi gli 1,6 miliardi versati con l'aumento del 2022, al Mef resterà da cedere un'altra quota che in Borsa vale poco meno di 1,4 miliardi.
La cessione arriva in un momento in cui le azioni di Siena viaggiano in Borsa sui massimi dall'aumento di capitale del 2022, complice anche una trimestrale che ha portato l'utile dei primi nove mesi a sfiorare gli 1,6 miliardi e la posizione di capitale a collocarsi ai vertici del sistema bancario italiano, con un Cet1 del 18,3%.
In giornata è arrivata anche la promozione da parte di Hsbc, che ha avviato la copertura su Mps con giudizio 'buy' e target price di 7,2 euro, con un potenziale 'upside' del 34%, motivato anche con "il ruolo centrale" che Siena potrà giocare nel risiko bancario. "Sulla base delle ultime stime di consensus di Mps, l'investimento genererà un rendimento annuo del 14% circa sotto forma di dividendi, con un impatto positivo sull'utile per azione pari a circa il 2,5%", afferma il Banco.
LUIGI LOVAGLIO MONTE DEI PASCHI DI SIENA
Un'unione tra Banco Bpm e Mps darebbe vita a un campione del credito con una forte rete nelle zone più ricche del Paese e l'apporto completo e remunerativo delle fabbriche prodotto che Castagna sta creando nella monetica, nella bancassicurazione e, con l'Opa su Anima, nella gestione del risparmio.
CALTAGIRONE TORNA IN MPS CON BPM E DELFIN IL TESORO VENDE IL 15% E INCASSA 1,1 MILIARDI
Estratto dell’articolo di Giuliano Balestreri per “La Stampa”
Tutti in fila per investire nel Monte dei Paschi di Siena, la banca risanata da Luigi Lovaglio: Banco Bpm, Anima, Francesco Gaetano Caltagirone e Delfin hanno rilevato il 15% del capitale messo in vendita dal Tesoro per 1,1 miliardi di euro, con un premio del 5% rispetto alla chiusura di ieri a Piazza Affari.
Un'operazione di sistema per garantire a Mps un nocciolo duro di investitori italiani, a fianco del Mef che mantiene, per il momento, l'11,7% del capitale. «Una banca, un asset managemant e due grandi imprenditori per blindare un asset importante per il Paese» spiega una fonte che ha seguito da vicino il dossier.
Sul fronte industriale, il gruppo guidato da Giuseppe Castagna rileva quindi il 5% del capitale giustificando l'operazione con l'Opa da 1,6 miliardi lanciata la scorsa settimana su Anima: «Si inserisce nel contesto più ampio dell'offerta pubblica di acquisto» sull'asset manager «ed è coerente con la strategia del gruppo di rafforzamento delle proprie fabbriche prodotto».
[…] Strategia affiancata dalla mossa di Anima che ha rilevato il 3% del capitale, una quota che si aggiunge all'1% già in portafoglio. Castagna, però, assicura di non avere l'intenzione di «presentare alle autorità competenti le istanze autorizzative per poter eventualmente superare la soglia del 10%» e di restare «focalizzato sugli obiettivi del piano 2023/26, confermando la propria strategia stand alone», anche alla luce del fatto che il banchiere da più di un anno giura e spergiura di non avere interesse per Mps.
Per Caltagirone, invece, si tratta di un ritorno. L'imprenditore romano ha rilevato il 3,5% del capitale convinto delle potenzialità della banca senese alla luce del salvataggio portato a termine da Lovaglio: nei primi nove mesi dell'anno, il Monte ha registrato un utile da 1,6 miliardi. L'imprenditore è convinto che possa migliorare ulteriormente. Inoltre, rafforza le sinergie con Anima di cui possiede il 3,4% del capitale.
Un'operazione ben vista anche da Palazzo Chigi che ha seguito con attenzione il processo di dismissione gestito dal ministro Giorgetti e in particolare da Marcello Sala, il direttore del dipartimento Economia responsabile delle partecipate.
Nella compagine entrerà con lo stesso 3,5% anche la Delfin della famiglia Del Vecchio che con Caltagirone condivide diverse avventure finanziarie, da Generali - il cui cda verrà rinnovato la prossima primavera - a Mediobanca. […]