PRESIDENZA UNICREDIT – OTTO CANDIDATI MA PER MUSTIER C’È SOLO LUCREZIA REICHLIN. IN QUESTA SCELTA È SOSTENUTO DALLA COMPAGNA CLAUDIA PARZANI, PRESIDENTE DI ALLIANZ SPA, PARTNER DI LINKLATERS, CHE FA LOBBY PER LA FIGLIA DI LUCIANA CASTELLINA – LA PARZANI È MOLTO PREOCCUPATA: REICHLIN ERA VICE PRESIDENTE DI BANCA CARIGE AL SEGUITO DEL SUO AMICO LONDINESE RAFFAELE MINCIONE, FINANZIERE COINVOLTO NELL’INCHIESTA SUL PALAZZO DI LONDRA ACQUISTATO DAL VATICANO
Vittorio Da Rold per https://it.businessinsider.com/
Claudio Costamagna, Domenico Siniscalco, Vittorio Grilli, Stefano Micossi, Ignazio Angeloni, Lamberto Andreotti, Lucrezia Reichlin e da ultimo Sergio Balbinot, 62 anni, dal 2015 membro della Direzione di Allianz e appena rinnovato per un biennio ai vertici del colosso assicurativo tedesco fino al 31 dicembre 2022, un glorioso passato alle Generali e con un posto nel consiglio di amministrazione di Unicredit.
Per la presidenza di Unicredit che verrà rinnovata con il consiglio di amministrazione in scadenza ad aprile si allunga la lista dei candidati con caratteristiche molto diverse tra loro che potrebbero assumere il ruolo di grande prestigio e responsabilità e determinare i destini e lo sviluppo futuro dell’istituto di piazza Gae Aulenti.
La società di head hunting Spencer Stuart ha in mano il dossier e avrebbe individuato quattro papabili: Claudio Costamagna, Vittorio Grilli, Stefano Micossi, Domenico Siniscalco (come già riportato dal Corriere Economia del 28 settembre).
Il cacciatore di teste ha il compito trovare il sostituto di Cesare Bisoni, attuale presidente che ha raccolto il testimone dell’allora presidente Fabrizio Saccomanni, scomparso nell’agosto 2019, dopo aver licenziato la semestrale, durante il suo primo giorno di vacanza in Sardegna. Saccomanni, ex Banca d’Italia e uomo di lunga esperienza internazionale, era stato capace di tessere un rapporto costante e dialettico con l’attuale ad Jean Pierre Mustier.
Il dossier che verrà preso in esame dal cda a novembre e da quella scelta dipenderà la strategia di Unicredit che oggi vede più del 40% delle revenues e oltre il 50% dei profitti provenire da Germania, Austria e Cee (Europa centro orientale, Russia e Turchia).
La banca deve sciogliere dilemmi di fondo: continuare con i tagli e le cessioni come il risparmio gestito di Pioneer ad Amundi (Crédit Agricole), della seconda banca polacca Bank Pekao nell’unico grande paese Ue che non è mai andato in recessione dal 2008, della turca Yapi Kredi Bank in un paese di 80 milioni di persone con un’età media di 31 anni, del gioiellino tecnologico di Fineco, delle quote in Mediobanca o puntare a fusioni o acquisizioni?
L’estero deve essere preservato, rafforzato, ridisegnato oppure ci si deve focalizzare sull’Italia? E nel caso di quale focalizzazione domestica si parla visto che le distanze con Intesa Sanpaolo si sono allungate?
Per ora l’amministratore delegato, Jean Pierre Mustier, che guida Unicredit dal 12 luglio 2016, artefice di un clamoroso aumento di capitale da 13 miliardi di euro poco dopo il suo arrivo, ha ribadito in occasione di una conferenza S&P Global la propria linea di stare bene da solo e di essere interessato secondo un mantra ormai ripetuto fino alla noia alla creazione di valore attraverso il buyback azionario e la crescita organica, che vuol dire rispondere negativamente all’acquisizione anche con pingue dote di Mps da cui lo Stato deve uscire entro il 2021 nonostante i pressing del direttore generale del Tesoro, Alessandro Rivera.
Ma andiamo con ordine: Claudio Costamagna è un ex presidente di Cdp ed ex Goldman Sachs, banchiere di lunga esperienza e di rapporti internazionali con le maggiori banche d’investimento internazionali. Domenico Siniscalco è un ex civil servant, ex direttore generale del Tesoro, ex ministro delle Finanze e oggi vice presidente di Morgan Stanley. Siniscalco, torinese avrebbe l’appoggio della Fondazione Crt, sesto maggiore azionista di Unicredit con il 1,643% e che ha nei suoi libri anche una quota di Banco Bpm pari a 1,78% fatto che secondo alcuni rumors di mercato potrebbe spingere per un avvicinamento tra le due banche. Vittorio Grilli, ex direttore generale del Tesoro oggi in Jp Morgan, ha visione internazionale e potrebbe voler dire potenziare la visione europea di Unicredit.
A questa rosa si è aggiunto secondo Affari Italiani del 2/10/20 il nome di Ignazio Angeloni, ex vigilanza Bce e ex responsabile Director for International Financial Relations al Ministero dell’Economia e delle Finanze italiano, ex Banca d’Italia e Fmi. Angeloni sarebbe una figura molto simile al compianto Fabrizio Saccomanni e quindi sarebbe una scelta gradita alla vigilanza a Francoforte.
Secondo lo stesso sito ci sarebbe anche il nome di Lamberto Andreotti tra i papabili, candidato che oggi ricopre il ruolo di vicepresidente dell’istituto. Il Presidente della Fondazione Cariverona, Alessandro Mazzucco, quinto azionista di Unicredit con il 1,792% sul tema rinnovo presidente ha tenuto per ora un profilo basso ma vedremo più avanti.
Poi si è aggiunta alla lista Lucrezia Reichlin, presidente e co-fondatore di Now-Casting Economic, docente di economia alla London Business School nonché ex capo economista alla Bce, già membro indipendente nel precedente cda di Unicredit avrebbe la stessa visione di banca europea.
A pensare a lei secondo Business Insider del 2/10/20 sarebbe stato direttamente l’amministratore delegato Jean Pierre Mustier, in questa scelta sostenuta dalla compagna Claudia Parzani, presidente di Allianz spa, partner di Linklaters e da sempre impegnata per promuovere la nomina di donne in ruoli di vertice.
Sergio Balbinot invece, già membro del consiglio di amministrazione di UniCredit secondo indiscrezioni potrebbe guidare da presidente quel progetto che come più volte esplicitato dallo stesso Mustier porterebbe alla creazione di una sub-holding tedesca in cui conferire tutte le partecipate estere, esclusa l’Italia, come anticipato dal Sole 24 ore il 19 luglio 2019.
Lo schema di intervento si articola con il raggruppamento di tutte le attività extra-Italia sotto una sola holding che verrebbe localizzata in Germania, paese a Tripla A, dove il gruppo è presente con la controllata Hvb. Sotto questa holding estera rientrerebbero le 13 realtà estere: Austria, Germania, Russia, Repubblica Ceca, Ungheria, Romania, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Croazia, Bosnia Erzegovina, Bulgaria e Turchia.
L’impatto positivo più immediato della creazione della holding intermedia si rifletterebbe sul minor costo della raccolta, perché permetterebbe a Unicredit di andare sul mercato con emissioni con rating del paese della sub-holding, cioè una tripla A.
Ipotesi di lavoro ormai superate dalla pandemia e dal Recovery Fund? Forse ma il sistema del credito tedesco necessita di una sistemazione più ampia e articolata dopo il recente scandalo di Wirecard con un buco di 1,9 miliardi di euro che ha pesantemente danneggiato l’immagine di efficienza del sistema creditizio tedesco.