SALDI DI INIZIO STAGIONE IN UNICREDIT - DOPO IL COLLOCAMENTO IN BORSA DI FINECO E LA RICERCA DI UN SOCIO PER UCCMB, LA BANCA DI GHIZZONI TENTA DI FARE CASSA ANCHE CON LA VENDITA DEI FONDI PIONEER INVESTMENTS

Carlo Festa per "il Sole 24 Ore"

 

UNICREDITUNICREDIT

I grandi fondi di private equity statunitensi tornano alla carica su Pioneer Investments, l'asset manager controllato dal gruppo UniCredit. Secondo indiscrezioni infatti alcuni colossi finanziari americani avrebbero bussato, nelle ultime settimane, al gruppo guidato da Federico Ghizzoni per manifestare l'interesse ad acquistare Pioneer Investments e avrebbero chiesto quindi di poter avviare una due diligence sulle attività oggetto di interesse. Il processo di analisi, però, non sarebbe ancora partito da parte dei potenziali compratori.

 

Secondo i rumors, UniCredit (che contattata non ha voluto commentare le indiscrezioni) avrebbe deciso di farsi assistere dai banchieri di Morgan Stanley, in veste di advisor, per valutare le manifestazioni d'interesse pervenute. Si tratterebbe, secondo fonti finanziarie, di discussioni embrionali e in fase iniziale. Ma sono significative, perché testimoniano l'interesse e l'appetito che è via via cresciuto negli ultimi mesi tra i potenziali compratori interessati all'asset manager di UniCredit.

 

ALESSANDRO PROFUMO ALESSANDRO PROFUMO

Sul nome dei potenziali acquirenti c'è grande riserbo, ma tra i nomi che circolano ci sarebbero quelli di Bain Capital, di Apollo e di Goldman Sachs Capital. Ma in passato, il dossier era stato esaminato anche da Kkr, Apax e Blackstone. Non è la prima volta che i private equity manifestano interesse per Pioneer. Era già successo più volte qualche anno fa: se si torna indietro nel passato, una cessione di Pioneer era stata discussa anche quando Alessandro Profumo era alla guida di Piazza Cordusio.

 

A quel tempo, anzi, era stato discussa, oltre all'ipotesi di cessione a private equity, anche la strada dell'aggregazione con altri asset manager europei, guardando in particolare a gruppi bancari come Bnp Paribas o Natixis, l'organizzazione della banche popolari francesi. Tra le ipotesi che erano circolate in passato anche una quotazione dell'asset manager.

 

Infine, nel marzo scorso, il giornale britannico Sunday Times aveva riportato dell'interesse del gruppo bancario cinese Industrial Commercial Bank of China (Icbc) per Pioneer. Tuttavia la pista asiatica si era, alla fine, rilevata priva di consistenza. Ben più concreta potrebbe, invece, essere la strada di una cessione ai private equity. Oggi, del resto, Pioneer Investments è una realtà internazionale che ben si adatta agli appetiti di compratori finanziari stranieri, in particolare quelli statunitensi.

ALESSANDRO PROFUMOALESSANDRO PROFUMO

 

Il gruppo, al 31 marzo 2014, amministrava (tra fondi, hedge fund e gestioni patrimoniali) un patrimonio di circa 179 miliardi di euro. Oggi la società di gestione (nelle classifiche la 63esima società al mondo del settore e la 17esima in Europa) è presente in 27 paesi con sedi operative negli Stati Uniti e in Irlanda, con un team globale di 2mila professionisti, di cui circa 350 direttamente impegnati nella gestione degli investimenti.

 

Ora resta da vedere quale sarà la posizione di UniCredit su Pioneer Investments. L'amministratore delegato Federico Ghizzoni più volte ha spiegato che Pioneer non è in vendita e che per ora la banca si sta impegnando sulle altre due sue controllate: cioè con Fineco sulla strada della quotazione e con Uccmb, la banca che gestisce i non performing loan del gruppo sulla quale è in corso un'asta per cederne il controllo. Tra le opzioni smentite, invece, c'è stata nei mesi passati quella della quotazione delle attività tedesche di Hvb.

 

FEDERICO GHIZZONI A CERNOBBIO jpegFEDERICO GHIZZONI A CERNOBBIO jpeg

Ma per Pioneer la situazione potrebbe essere in evoluzione, soprattutto dopo che a luglio sbarcherà in Borsa Fineco e dopo che si troverà un partner per Uccmb. Come sempre succede in questi casi, tutto dipenderà dal prezzo che i private equity statunitensi potrebbero mettere sul piatto. Di sicuro, le trattative future, se dovesse iniziare una due diligence con i private equity, dovranno focalizzarsi su un prezzo attorno ai 2-3 miliardi di euro.

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