BELLA LA VITA DEI FIGLI DI PAPÀ – SONO IN AUMENTO I RAGAZZI CHE, DOPO LA MATURITÀ, SI CONCEDONO UN ANNO SABBATICO: LA MOTIVAZIONE È CHE “DEVONO CAPIRSI”, MA IN REALTÀ SPERANO DI POSTICIPARE L’ETÀ DELLA MATURITÀ, SCEGLIENDO IN RITARDO COSA VOGLIONO FARE NELLA VITA E ISCRIVENDOSI ALL’UNIVERSITÀ UN ANNO DOPO – I PIÙ RICCHI VANNO UN ANNO ALL’ESTERO CON LA SCUSA DI STUDIARE LA LINGUA, GLI ALTRI PASSANO UN ANNO SUL DIVANO...
Estratto dell’articolo di Giuseppe Colombo per "la Repubblica"
Al culto dell'iperproduttività preferiscono un anno sabbatico. […] sono sempre di più gli studenti italiani che scelgono un periodo di sperimentazione dopo la Maturità. Lo chiamano Gap year, espressione che rende meglio l'idea di uno scollamento.
Un'esperienza sperimentata dal 90% degli studenti che, secondo le ultime rilevazioni di Elis e Skuola.net, si definisce sfiduciato o preoccupato per il proprio futuro, al punto che il 13,8% vorrebbe prendersi una pausa.
E così il ritardo medio nell'iscrizione all'università, rispetto alle età standard di 19 anni, è di 1,5 anni.
Tantissimi, tra gli 1,5 milioni di inattivi nella fascia d'età 15-24 anni, cercano la soluzione ai propri dubbi a bordo di un aereo. Poco importa che li porti dall'altra parte del mondo per un corso di lingua o che la destinazione finale sia un Paese europeo per un tirocinio. E chissà che non ci rimangano pure, perché il 20% ha già messo in conto di dover vivere all'estero per trovare lavoro.
Nel frattempo, a partire quest'anno è il 20% in più rispetto al 2023, secondo EF Education First, organizzazione che si occupa di formazione internazionale: per metà dei nuovi viaggiatori l'esperienza si traduce in studio e lavoro, per il 30% in stage o volontariato, il resto in corsi di lingua straniera.
L'inglese è la più quotata perché le mete preferite sono il Regno Unito e gli Stati Uniti, scelte rispettivamente dal 32 e dal 25 per cento degli studenti, anche se pure l'Australia e la Nuova Zelanda esercitano un certo fascino sui neodiplomati. Ma crescono anche Spagna e Corea del Sud, mentre Wep, organizzazione internazionale che organizza corsi di lingua all'estero, segnala come uno studente su dieci veda di buon occhio anche il Canada.
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L'aspetto che desta preoccupazione, però, è che non tutti affronteranno questa pausa in modo proattivo. «Per tanti non si tratta di vedere il mondo o di fare esperienza, ma piuttosto di freezing», spiega Gianluca Sabatini, responsabile sviluppo Area formazione di Elis. Il 23% ammette di volersi fermare perché non sa cosa fare dopo il diploma, il 21% vuole prendersi del tempo per valutare. Parte del problema è da rintracciare nella scuola, dove «l'orientamento non è efficace», annota Daniele Grassucci, co-founder di Skuola.net. Ecco il Gap year, il salto nel buio.
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