CANNAVACCIUOLO SCENDE IN CAMPO – ALL'OLIMPICO UNA LEZIONE DI “MOTIVAZIONE E ALTA CUCINA” – AL TERMINE BUFFET-BOLGIA PER I “POVERI” FANS CHE HANNO PAGATO TRA I 35 E I 100 EURO, PER 250 SI MANGIAVA SEDUTI, MA NON CERTO UN PIATTO PREPARATO DAL “MAESTRO” (VIDEO)
Fabrizio Roncone per il “Corriere della Sera”
«Lei è emozionato?».
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No.
«Io sì. Molto. Mi emoziono sempre quando vedo il Maestro».
Tra quanto arriva?
«Quando vuole lui, quando decide... Lei è scettico, vero?».
Curioso, direi.
«Dal vivo è molto più bello, la televisione lo gonfia un po’. E poi...».
E poi?
«Beh, si accorgerà che il Maestro non è solo un genio in cucina: è anche un uomo speciale...» (Gaetano detto «Mimì» ha 32 anni e gestisce una trattoria sulla via Domitiana, un po’ prima di Mondragone: ora si siede tra altri osti e aspiranti chef arrivati da ogni regione d’Italia,
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tra camerieri e studenti delle scuole alberghiere e da tutti riceve complimenti e pacche sulle spalle, hai fatto bene a dire quelle cose sul Maestro, bravo, se le merita proprio, così come noi ci meritiamo lui, i biglietti erano un po’ cari, ma santo cielo che giornata pazzesca ci aspetta adesso).
Il palco è stato allestito sotto la tribuna Monte Mario dello stadio Olimpico.
I fornelli, la credenza con i pacchi di pasta, l’olio, il barattolo del sale, una grossa affettatrice rossa ed è lì, da dietro l’affettatrice, che all’improvviso compare il Maestro. Antonino Cannavacciuolo.
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Il primo chef ad esibirsi in uno stadio. Chef, poi, per modo di dire: da Vico Equense, 41 anni, due stelle Michelin a Villa Crespi — un castelluccio fiabesco sulle acque del lago d’Orta — imprenditore, scrittore, divulgatore con la sua Academy che organizza l’evento di oggi e, da qualche tempo, divo tv (Master Chef e Cucine da incubo), per altro esattamente come appare in tv:
alto, massiccio, i capelli e la barba neri e luccicanti come se ci avesse passato il lucido da scarpe, modi fintamente bruschi, sguardo fintamente disilluso, con la voce impostata, sicura, purissimo talento in cucina ma anche e soprattutto fuori, in pubblico, nello show.
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Sulla locandina è scritto: «Spettacolo di alta formazione, cucina e motivazione». Atmosfera mistica. Prima, mentre il Maestro compariva da dietro l’affettatrice, il presentatore ha detto: «... E adesso... adesso vi do quello per cui siete venuti qui oggi...».
La tribuna attraversata come da un fremito, applausi all’inizio quasi trattenuti, qualche cameriera spediva baci, Domenico e Giulia dell’Osteria Re Baldovino di Battipaglia si tengono per mano, un cameriere di Alassio si morde le labbra, hostess strepitose con occhi azzurri da neonato ricordano che è vietato filmare con i cellulari.
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Adesso, però, silenzio. Parla il Maestro. «Io dico sempre...» (pausa) «...che la tradizione è alla base dell’evoluzione». Applausi scroscianti. «Questo piatto...» (pausa) «...lo abbiamo già visto tante volte...» (pausa) «ma io...». Tenetevi: sta per preparare i conchiglioni al gorgonzola.
È la lezione per il primo piatto: ha già tenuto quella dell’antipasto, seguiranno quella per il secondo e per il dolce (ma sul conchiglione, è inevitabile, cresce l’attenzione del pubblico).
Il segreto della ricetta: una centrifuga di mela verde e sedano e, per evitare che la mela verde diventi scura, l’aggiunta di qualche goccia di vitamina C.
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«Che tra l’altro — spiega con tono solenne il Maestro — fa anche bene al corpo, perché questa è una vitamina presa dalla frutta...». Gente che annuisce. Molti prendono appunti. Alessandro, uno dei due assistenti, deve lessare i conchiglioni. Gabriele ha invece il delicato compito di preparare una crema di gorgonzola.
Sono minuti lunghi. Mimì, l’oste di Mondragone, dice a bassa voce che lui, a questo punto, aggiungerebbe un po’ di latte e di parmigiano. Il Maestro, che pure sta laggiù, sul palco, sembra averlo ascoltato.
«Io lo so cosa farebbero molti di voi a questo punto... mantegherebbero con latte e parmigiano... ma la gente, in sala, poi che vi dice? Vi dice: io questa pasta me la preparo a casa...». Mimì, mortificato, china la testa.
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Il Maestro non mantega, no: con pazienza, lentamente, inizia invece a farcire ciascun conchiglione con il gorgonzola e poi impiatta aggiungendo un velo di centrifuga.
I piatti vengono portati a quattro persone che sono state sorteggiate tra il pubblico, e alle quali il destino ha concesso il privilegio di assaggiare.
Su un megaschermo scorrono le loro immagini mentre masticano sotto lo sguardo severo del Maestro: uno accenna una mezza smorfia di entusiasmo, quello che gli sta accanto quasi se lo inghiotte sano l’ultimo conchiglione, gli altri due hanno già finito.
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Il microfono lo danno al più giovane. Il Maestro: «E allora? Com’erano?».
E quello: «Buonissimi! Incredibili... spettacolari... grazie... grazie... che fortuna che ho avuto!». Il Maestro saluta e scende dal palco.
Sale il rettore dell’università Nicolò Cusano, Fabio Fortuna, dice due cose, poi scende pure lui e il presentatore annuncia che c’è la pausa-pranzo.
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Mille e trecento persone lasciano la tribuna ed entrano nella pancia dell’Olimpico. Il biglietto per gli studenti delle scuole alberghiere costava 35 euro, gli altri hanno pagato tra i 77 e i 97 euro: e tutti hanno diritto a lanciarsi su un buffet fantozziano, una bolgia, un mischione da dove i più fortunati escono con un trancio di pizza al pomodoro.
Lassù, però, ci sono tavoli apparecchiati. A chi sono destinati? Ai vip. Gente che per stare in prima fila e mangiare seduta a un tavolo ha pagato 247 euro. Vabbé. Però chissà cosa avrà preparato di buono il Maestro...«Nulla! Scherza? Il Maestro ha solo supervisionato il menù...» .
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