COSA SANNO DI NOI I RUSSI? – IL MINISTERO DEGLI ESTERI RUSSO TORNA AD ACCUSARE L’ITALIA: “IL TENTATIVO DI DIPINGERE LA MISSIONE ANTI-COVID DEL 2020 COME UN’OPERAZIONE DI SPIONAGGIO DANNEGGIA LE RELAZIONI TRA MOSCA E ROMA. LE NOSTRE CONTROPARTI ITALIANE HANNO LA MEMORIA CORTA. UNA LINEA DI COMPORTAMENTO COSÌ SERVILE E MIOPE DIMOSTRA ANCHE LA MORALITÀ DI ALCUNI RAPPRESENTANTI DELLE AUTORITÀ” – OCCHIO AL PASSAGGIO SULLA “MORALITÀ”: POTREBBE ESSERE LA CONFERMA CHE MOSCA IN QUELLA MISSIONE HA CAPTATO INFORMAZIONI SENSIBILI, E POTREBBE ESSERE PRONTA A TIRARLE FUORI…
Fiorenza Sarzanini per www.corriere.it
È il secondo avvertimento in due mesi. Dopo le dichiarazioni di Alexei Vladimorovic Paramonov, 60 anni, ex console russo a Milano, direttore del dipartimento europeo del ministero degli Esteri che il 21 marzo aveva minacciato «conseguenze irreversibili» se il nostro Paese avesse aderito al nuovo piano di sanzioni contro Mosca parlando di «ingratitudine» dopo gli aiuti per il Covid, interviene direttamente il ministero degli Esteri di Mosca.
GIUSEPPE CONTE E VLADIMIR PUTIN
La nota sottolinea che «il tentativo dei media italiani di dipingere la missione russa anti-Covid in Italia nel 2020 come un’operazione di spionaggio danneggia le relazioni tra Mosca e Roma» e accusa «le nostre controparti italiane abbiano la memoria corta. Una linea di comportamento così servile e miope non solo danneggia le nostre relazioni bilaterali, ma dimostra anche la moralità di alcuni rappresentanti delle autorità pubbliche e dei media italiani».
Una nota non firmata dal ministro e dunque riconducibile, secondo gli analisti, direttamente al presidente Vladimir Putin.
«Sanifichiamo gli uffici pubblici»
In realtà sono le carte ufficiali a dimostrare che l’intenzione dei russi, resa esplicita dal generale Sergey Kikot, il vice comandante del reparto di difesa chimica, radiologica, biologica dell’esercito russo, in un colloquio avvenuto subito dopo l’arrivo in Italia con il generale Luciano Portolano - all’epoca comandante del Coi, il Comando operativo interforze, e i vertici del Comitato tecnico Scientifico, Agostino Miozzo e Fabio Ciciliano — era di «sanificare l’intero territorio italiano entrando anche negli uffici pubblici e in tutte le sedi a rischio».
il generale kikot insieme a militari russi e italiani
Il 22 marzo 2020, mentre l’Italia era in piena emergenza pandemica, a Pratica di mare erano sbarcati 123 militari da undici velivoli. La missione era stata concordata il giorno precedente da Vladimir Putin e dal presidente del consiglio Giuseppe Conte.
Spese per 3 milioni di euro
Le mail trasmesse in quei giorni rivelano che i russi ci hanno consegnato «521.800 mascherine, 30 ventilatori polmonari, 1.000 tute protettive, 2 macchine per analisi di tamponi, 10.000 tamponi veloci e 100.000 tamponi normali».
missione dei russi in italia durante la pandemia 2
Materiale che non bastava a fare fronte nemmeno alle esigenze di mezza giornata. La missione tra vitto, alloggio, rimborso carburante e altre «voci» è costata all’Italia più di 3 milioni di euro.
Un impegno ritenuto dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini troppo gravoso tanto che proprio lui, agli inizi di maggio, a ritenere conclusa la missione ringraziando con una lettera il suo collega russo Sergei Shoigu.
L’indagine Copasir e il ricatto
Il Copasir ha avviato un’indagine sulla missione e ha già ascoltato il sottosegretario Franco Gabrielli e i vertici dei servizi segreti. Le minacce e gli avvertimenti che le autorità russe continuano a rivolgere al nostro Paese vengono ritenute la conferma che in realtà quella missione servisse proprio a captare informazioni riservate. Dati sensibili e altre notizie che adesso, con l’Italia schierata al fianco dell’Ucraina, si teme possano essere utilizzate per ritorsione. In particolare preoccupa il riferimento alla «moralità di alcuni rappresentanti delle autorità pubbliche» come a far intendere che le notizie riservate possano riguardare anche la sfera privata.
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