elena ferrante anita raja

AHIA, CHE RAJA! - L'ACCOUNT TWITTER DI ANITA RAJA/ELENA FERRANTE È UN FAKE, MA I SUOI 6 CINGUETTII SONO BASTATI A MANDARE IN TILT AGENZIE DI STAMPA E FAN: ''LO CONFERMO, SONO IO. MA NON PARLERÒ MAI. È VOLGARE E PERICOLOSO IL MODO IN CUI È STATA RIVELATA LA MIA IDENTITÀ'' - LA VERA AUTRICE NON HA ANCORA DETTO NULLA SULL'INCHIESTA

 

Da www.lastampa.it

 

una falsa anita raja su twitter sul caso elena ferranteuna falsa anita raja su twitter sul caso elena ferrante

Poteva essere l’ultima puntata del giallo su Elena Ferrante. Un profilo Twitter aperto a nome di Anita Raja, traduttrice e moglie dello scrittore Domenico Starnone, è comparso nella notte insieme al coming out: «Lo confermo. Sono Elena Ferrante. Apro questo profilo e presto lo chiuderò. Sarò qui solo per il tempo necessario a spiegare», si legge nei cinguettii. Ma la casa editrice e/o ha smentito che si tratti di un profilo autentico: «Abbiamo parlato con Anita Raja la quale ha detto di non aver aperto alcun account». 

 

Lo confermo. Sono Elena Ferrante. Ma questo ritengo non cambi nulla nel rapporto dei lettori con i libri della Ferrante.

— Anita Raja (@AnitaRajaStarn) 4 ottobre 2016

una falsa anita raja su twitter sul caso elena ferrante  una falsa anita raja su twitter sul caso elena ferrante

 

«Non parlerò mai di Elena Ferrante, né risponderò a suo nome, né dirò nulla riguardo ai suoi libri. Vi ringrazio. Vorrei solo chiedere, ora che la curiosità che durava da anni è stata esaudita, di lasciarmi vivere (e scrivere) in pace», è il contenuto di altri tweet a firma Anita Raja. E ancora: «Ritengo volgare e pericoloso il modo in cui si è voluti arrivare a pretendere di svelare un’identità violando privacy e regole. Ma pazienza». 

anita raja fake elena ferranteanita raja fake elena ferrante

 

Vorrei solo chiedere, ora che la curiosità che durava da anni è stata esaudita, di lasciarmi vivere (e scrivere) in pace.

— Anita Raja (@AnitaRajaStarn) 4 ottobre 2016

 

L’INCHIESTA 

anita raja anita raja

Un’inchiesta uscita domenica scorsa sul Sole 24 Ore da parte del giornalista Claudio Gatti - in collaborazione con la New York Review of Books, la Frankfurter Allgemeine tedesca e Mediapost francese - ha analizzato nel dettaglio il boom di introiti registrato dalla casa editrice e/o che ha pubblicato la tetralogia e quelli della Raja, formalmente solo una traduttrice dal tedesco che lavora come freelance. Ma i guadagni che le ha versato la casa editrice sono aumentati del 150 per cento in pochissimi anni: la prova decisiva, secondo Gatti, che ha portato a svelare il nome prima della confessione della Raja su Twitter.

 

anita raja  anita raja

Quei libri sono e resteranno di Elena, non miei. Non intendo parlare in alcun modo in prima persona o rilasciare interviste e dichiarazioni.

— Anita Raja (@AnitaRajaStarn) 4 ottobre 2016

 

LA POLEMICA 

Dopo l’inchiesta si è sollevata una polemica da parte di scrittori e critici. Sul New York Times il poeta Adam Kirsch ha definito il suo approccio «più adatto a una inchiesta criminale che alla critica letteraria». Proclamando che «lei avrebbe preferito non sapere», Alexandra Schwartz del New Yorker ha messo Gatti sul banco degli imputati per l’affermazione «bizzarra e offensiva» che il coming out di Anita Raja «apre la possibilità di una collaborazione non ufficiale con Starnone». «Come se - ha obiettato la Schwartz - la perduta anonimità della Ferrante l’avesse resa ora vulnerabile all’accusa di non essere in grado di scrivere i suoi libri senza appoggiassi creativamente a un uomo».

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