IL CINEMA DEI GIUSTI - NON POTEVA INIZIARE CON METAFORA PIÙ PRECISA, UNA NAVE INSABBIATA NEL DESERTO DI SALE DI UNA RUSSIA LONTANA E MULTIETNICA IL PRIMO FESTIVAL ROMANO DIRETTO DA MARCO MULLER, STARRING "ASPETTANDO IL MARE" DEL TAGIKO KHUDOJNAZAROV - LA CATTIVA NOTIZIA È CHE NON È ANCORA ARRIVATO IL PORCHETTARO DELL’AUDITORIUM. IN COMPENSO I PRIMI TRE FILM VISTI SONO PIÙ O MENO QUELLO CHE CI SI POTEVA ASPETTARE. UNA NOTEVOLE MARTELLATA SULLE PALLE DA TAKASHI MIIKE….

Marco Giusti per Dagospia

Prima giornata del Festival di Roma.

Non poteva iniziare con metafora più precisa, una nave insabbiata nel deserto di sale di una Russia lontana e multietnica il primo festival romano diretto da Marco Muller. "Aspettando il mare" del tagiko Bakhtyar Khudojnazarov (il regista di "Luna Papa" e "Pari e patta"), il film che aprira' questa sera, fuori concorso, la settima edizione del Festival di Roma e' un bel melo russo, ricco e compatto, con grandi panorami da western kazako e momenti apocalittici che vanno di moda nel cinema autoriale.

Cosi', quando torna dopo anni di prigione nella ridente cittadina di Abasta, precipitata dentro un deserto di sale dopo che il mare l'ha abbandonata, il capitano Marat, Egor Beroev, responsabile del naufragio della sua nave e della scomparsa dei suoi uomini e di sua moglie, viene accolto più o meno come accoglierebbero Schettino all'Isola del Giglio.

Convinto che moglie e marinai siano ancora vivi, Marat recupera il rottame della sua nave, spiaggiata nel deserto in mezzo ai dromedari, la rimette in sesto e la sposta a mano verso il mare. Lo aiuta l'amico Balthasar, con moglie brutta e figlio gangster e la donna che lo ha sempre amato, la bellissima Tamara, Anastasia Mikulchina, sorella della moglie, che prima se lo tromba tra le angurie nel treno dove lei lavora in una grande scena di culto, poi viene rifiutata dal marinaio invasato e schiavo della sua follia. Non male.

E poi solo vedere il porto di Abasta che funziona anche da aeroporto tra i dromedari vale il biglietto. Un po' piatto la versione digitale in 3D del "Piccolo principe - Il pianeta del serpente" diretta dal francese Pierre-Alain Chartier. Belli li sfondi del cielo, ma gli occhioni del Piccolo Principe sono totalmente senza espressione e il digitale poco si addice ai disegni acquarellati di Antoine de Saint-Exupery.

Va detto che e' un romanzo difficile da trasportare al cinema e anche la versione americana musical di Stanley Donen del 1974 con Gene Wilder e Bob Fosse non era proprio riuscita. Ci voleva provare Orson Welles, ma non ce la fece. Notevole dovrebbe essere, invece, la versione in claymation, animazione con plastilina, diretta dall'americano Will Vinton nel 1979, in pratica un corto di mezz'ora.

Chartier ha gia' diretto 13 episodi televisivi in questi utimi due anni dedicati al Piccolo Principe con la stessa impostazione. In qualche modo questo film e' la versione 3D della serie. Ma l'effetto della sala piena di bambini con gli occhialetti a vedere il film, pero', non era male. E comunque siamo una spanna sopra "I gladiatori di Roma"...

La cattiva notizia è che non è ancora arrivato il porchettaro dell'Auditorium. In compenso i primi tre film visti sono più o meno quello che ci si poteva aspettare. Il primo film del concorso, "Aku no Kyoten", cioè "Il canone del male" di Takashi Miike, celebrato e prolifico regista di "13 assassini" e "Ichi The Killer", è un violentissimo splatter scolastico, tratto da un libro di successo di Kishi Yusuka, con killer psicopatico, certo Hasuni, un simpatico professore di scuole superiori, interpretato dal bellone televisivo Hideaki Ito, che, complici due corvacci e una vecchia leggenda nordica legata Odino, oltre a farsela con le allieve minorenni e a dialogare con il fantasma sanguinolente di un americano che ha bruciato vivo tempo prima, risolve i problemi dei ragazzi problematici mandando al creatore intere scolaresche.

Diretto, soprattutto nella prima parte, quella meno splatter, con la consueta maestria, per cui fanno paura le scene apparentemente più tranquille, giocate con lievi movimenti di macchina e grande costruzione di set, il film esagera parecchio sia nell'uso della vecchia "Mack The Knife" di Kurt Weill e Bertold Brecht come leit motiv della follia criminale del professore, che si ispira a Mackie Messer, sia nel crescendo omicida, lasciando lo spettatore meno Miike-dipendente piuttosto frastornato dall'inutilità dei massacri e del non lasciarci quasi spiragli di logica.

Da "to be continued" finale, ci sembra ovvio che l'intenzione di Miike è di fare del professore e della sua follia omicida qualcosa di paragonabile a Ichi o a un Freddy Kruger. E infatti è già al lavoro sul sequel, mentre è stata girata anche una serie tv sul personaggio. Probabile che questo ritorno allo splatter da parte di Miike sia dovuto al non grande funzionamento dei suoi film più ambiziosi, come il debolissimo remake del capolavoro di Masaki Kobayashi "Harakiri", presentato a Cannes l'anno scorso, anche se nel frattempo ha già girato tre o quattro film di genere del tutto diverso.

Dopo questa notevole martellata sulle palle, piuttosto provati, abbiamo visto il primo film della nuova sezione XXI, il portoghese "Centro Historico", costruito su quattro episodi diretti da altrettanti celebri registi portoghesi e no, attorno alla storica cittadina di Guimarães nel nord del paese. Il miglior episodio dei quattro è il primo, firmato da un Aki Kaurismaki in stato di grazia, girato esattamente come se stesse in Norvegia nei suoi ambienti e tra i suoi personaggi.

Ce lo aveva dimostrato già col bellissimo "Le Havre", racconto lungo di emigrazione africana in Francia, sorta di omaggio al cinema di Pierre Etaix e Jacques Tati. Questo nuovo episodio di Kaurismaki in versione esportazione alla Woody Allen sembra il prolungamento di "Le Havre" in Portogallo. Quasi senza parole, ma con l'uso sapiente di tre pezzi di fado, seguiamo un buffo personaggio, Ilkka Koivula, uno dei suoi attori, che, nel centro storico di Guimarães, cerca di convincere degli avventori a mangiare una terribile zuppa di verdura nel suo ristorante.

Zuppa immangiabile, dal momento che abbiamo visto come l'ha cucinata. Prova anche con la zuppa di pesce, gettando mezza aringa in una pentola piena d'acqua. Giocato come una comica sennettiana, è un gran divertimento per il pubblico e per il regista. Cerebrale e non troppo riuscito "Sweet Exorcism", l'episodio del portoghese Pedro Costa (ricordate il pesantissimo "Ossos"?), che vede un vecchio nero di Capo Verde parlare in pigiama con una specie di soldato-statua dentro l'ascensore di un ospedale.

Mentre ascoltiamo altre voci che si mischiano a quella del vecchio Ventura, dovrebbe venire fuori l'odissea dei capoverdiani nella città. Piuttosto estenuante. Molto più sentito e forte "Vidros partidos", l'episodio firmato dallo spagnolo Victor Erice, che decide di raccontare la storia di una fabbrica chiusa nel 2002 e attiva per oltre un secolo con le testimonianze di una serie di operai che ci hanno lavorato.

Ma non stiamo ascoltando i racconti di chi ci ha lavorato come in un documentario, ascoltiamo anche dei testi teatrali che loro recitano legati alla fabbrica e i loro commenti su una grande foto di molti anni prima che inquadra centinaia di operai nella mensa della fabbrica.

L'ultimo episodio, "O conquistador conquistado" del centenario Manoel de Oliveira è un puro piccolo divertissment, dove un torpedone di turisti si ferma per fotografare in una storica piazza di Guimarães , il monumento al primo re del Portogallo, il Conquistatore. Che verrà conquistato dalle tante macchinette fotografiche e cellulari dei turisti. Il film, una specie di marchettone artistico alla film commission di Guimarães , è abbastanza zoppicante come operazione unitaria.

Della partita avrebbe dovuto esssere anche Jean-Luc Godard che, vecchia volpe, se l'è data a gambe prima di cominciare. Abbastanza sorprendente infine il grande successo americano della Disney "Wreck-It Ralph", da noi tradotto con "Ralph Spaccatutto", cartone animato in 3D diretto da Rich Moore, già regista dei Simpson e di Futurama in tv, presentato nel pomeriggio di ieri per la sezione Alice nella Città nella nuova sala Casa Alice (non è male).

Ralph Spaccatutto (che ha la voce di John C.Reilly) è il cattivo di un videogioco ormai vecchiotto, una specie di Donkey Kong coatto e poco intelligente, che non ci sta a fare sempre il cattivo e a non poter godere, come il suo antagonista Felix Aggiustatutto e gli altri buoni, di feste e dolcetti per il trentennale del gioco.

Convinto dai buoni che verrà accettato alle feste solo se riuscirà a vincere la medaglia di eroe come Felix Aggiustatutto, Ralph passerà nel violentissimo videogioco fantascientifico "Hero's Duty", dove un gruppo di militari forzuti, armati di tutto punto e comandati dal sergente Calhoun, una biondina sexy, se la vedono con i terribili Scarafoidi, delle blatte giganti, che vogliono invadere il pianeta Terra.

Ralph riesce a essere premiato, ma, a bordo di un'astronave, finirà dentro un terzo videogioco, lo zuccheroso "Sugar Rush" portandosi dietro un piccolo scarafoide. E' lì, in un panorama di leccornie, caramelle e dolciumi, che si svolgerà una gara di macchinine candite. Per poter gareggiare ogni concorrente dovrà avere una macchinina e un gettone. La buffa Vannellope von Scheetz (doppiata da Sarah Silverman), un Glitch, cioè un personaggio di videogioco non stabile, con dei pixel sballati, ruba la medaglia a Ralph per poter gareggiare contro delle antipatiche rivali.

Ma proprio Ralph finirà per aiutare la ragazza nella sua gara, mentre Felix Aggiustatutto e il Sergente Calhoun entreranno dentro "Sugar Rush" per acciuffare Ralph e lo scarafoide fuggiasco, che ha già deposto migliaia di uova pronte a esplodere nel videogioco zuccheroso per bambini buoni.

Film impossibile per un pubblico di adulti che non ha mai giocato ai videogiochi storici e moderni, "Ralph Spaccatutto", 165 milioni di dollari di budget, farà impazzire i più piccoli, che già sono abituati al suo linguaggio, e farà piangere di nostalgia i trenta-quarantenni che ritroveranno molti camei dei loro primi eroi, come Sonic e Pac Man, mentre Super Mario e Luigi, che erano state inseriti nel film, sono stati tolti perché la Disney e la Nintendo non si sono accordati economicamente.

Ma il lato più interessante e originale del film, scritto da Phil Johnston e Jennifer Lee, è la costruzione del mondo parallelo dei videogiochi, alla "Monsters&Co", come spazio a sé dove si muovono tutti i personaggi. Sono i bambini quando giocano non a dar loro vita, ma a farli lavorare. Così quando Ralph scapperà dal suo gioco e i buoni non avranno più il loro cattivo, il padrone del negozio dei videogiochi metterà sullo schermo il terribile cartello OUT OF ORDER, cioè rotto. Ben si capisce come Ralph, un po'confuso ma molto divertente, stia dominando attualmente il box office americano con 49 milioni di dollari incassati nello scorso fine settimana.

 

 

marco muller all auditorium di roma PAOLO FERRARI E MARCO MULLER ALLA PRESENTAZIONE DELLA VII FESTA DEL CINEMA DI ROMA jpegRalph spaccatutto centro historico x ralph spaccatutto festival del cinema di roma centro historico i quattro registi Aki Kaurisma ki Pedro Costa Victor Erice e Manoel de Oliveira Aku no Kyoten il canone del male centro historico ralph spaccatutto nintendo x AKU NO KYOTEN IL CANONE DEL MALE

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