LA RAI CHE NON VEDRAI - IL PIANO DI RENZI PER VIALE MAZZINI PREVEDE UN CANONE PIÙ BASSO, MA PAGATO DA TUTTI, E PUBBLICITÀ SOLTANTO SU RAIUNO - E COME SI COMPENSANO LE MINORI ENTRATE? CI PENSA LO STATO, OF COURSE
Aldo Fontanarosa per “la Repubblica”
Da due mesi si vedono a Largo di Brazzà, vicino Fontana di Trevi. Riservatamente. Sono i 9 saggi che discutono come cambiare la legge Gasparri sulla tv e, a cascata, i destini della Rai. Progetto prioritario, di colpo, per il governo Renzi. Il gruppo di lavoro, informale, non percepisce compensi. Ma i nomi sono di peso. E le soluzioni che prendono forma, anche.
Antonello Giacomelli (Comunicazioni), che li ospita al secondo piano del ministero, i saggi propongono una mezza rivoluzione. Vogliono che una sola rete Rai possa raccogliere pubblicità. Vogliono che il servizio pubblico televisivo sia finanziato da tre affluenti: il canone delle famiglie (ma modificato), gli spot (su questo unico canale) e un contributo dello Stato. Ancora, suggeriscono una riforma delle tagliole anticoncentrazione del sistema generale dei media.
I saggi sono 9, dunque. In prima fila il giurista Fabio Bassan. Ecco quindi Antonio Sassano (ingegnere, docente a Tor Vergata, massimo esperto italiano di frequenze tv), Matteo Maggiore (ex Bbc, ora all’Ocse) e il massmediologo Francesco Siliato (editorialista del Sole 24 Ore ). A seguire gli ex consiglieri della Rai Stefano Balassone e Carlo Rognoni, quindi Stefano Cuppi (consulente delle regioni Marche ed Emilia Romagna per il digitale terrestre). Infine un dirigente dell’AgCom e un giornalista di punta di Rai International. Il gruppo sarà aperto presto ad altri docenti. Piacciono Michele Sorice (Luiss) e Fausto Colombo (della Cattolica).
La Rai avrà anche i piedi di cristallo, ma introiti superiori ai 2 miliardi (come per le tedesche Ard e Zdf, l’inglese Bbc, la francese Ftv) ne fanno un gigante. Caso unico nel Vecchio Continente, Viale Mazzini ha una spiccata anima mercantile. Della torta dei ricavi, il 42% sono commerciali e il 34%, pubblicità.
LUIGI GUBITOSI OSSERVATORIO GIOVANI EDITORI
Giacomelli e i suoi esperti pensano che tutte queste risorse commerciali finiscano con il dopare la programmazione, rendendola un clone di quella delle reti private (a volte). Per questo, chiedono una svolta che avvicini l’Italia alla Francia, all’Inghilterra o alla Spagna. Premono dunque perché nessuna rete pubblica ospiti spot, con la sola eccezione di RaiUno, l’ammiraglia. Oggi la legge Gasparri (confluita nel Testo unico dei media audiovisivi) autorizza i canali statali a raccogliere inserzioni per il 12% di ogni ora. Nel nuovo regime, RaiUno potrebbe spingersi al 18% proprio perché unica ad avere pubblicità.
Senza quasi spot, Viale Mazzini troverà altrove la benzina per correre. A ottobre il governo Renzi varerà la riforma del canone, che sarà a importo variabile perché collegato alla capacità di spesa delle famiglie. L’evasione – si spera - sarà ridimensionata. Non solo.
FRANCESCO STORACE E MAURIZIO GASPARRI SELFIE
Ogni anno lo Stato garantirà un assegno alla sua televisione, un contributo diretto alle attività di servizio pubblico come quello che si è imposto in Europa. In Francia, i canali statali non trasmettono spot dalle ore 20 alle 6 del mattino, e dovranno tagliarli del tutto dal gennaio 2016. Come compensazione, lo Stato assicura un suo assegno, finanziato da un tassa sulle imprese che fanno pubblicità in tv e da una seconda tassa. Questa - pari allo 0,9% del fatturato degli operatori di tlc – viene contestata dall’Ue (fin dal 2010).
Giacomelli e i suoi esperti vogliono anche ridimensionare il Sic. È il paniere di tutte le risorse del sistema del media (pari a 19 miliardi nel 2012). La legge Gasparri stabilisce che nessuna impresa possa accaparrarsi oltre il 20% di questa torta: una misura anti-gigantismo rivelatasi inefficace per le dimensioni sconfinate del Sic. Dal quale il governo Renzi vuole eliminare adesso voci eccentriche, come le sponsorizzazioni (valore un miliardo) e le iniziative di comunicazione (altri 620 mila euro).
La Rai — attraverso la controllata RaiWay, prossima alla quotazione — dovrà farsi carico infine di irradiare il segnale delle emittenti locali, gratis. Si tratta delle tv obbligate a restituire le proprie frequenze allo Stato perché creano interferenze tragicomiche a Nazioni confinanti o alla Rai stessa.
ANNA MARIA TARANTOLA DAVANTI AL CAVALLO DI VIALE MAZZINI
Le proposte di Giacomelli e dei suoi saggi saranno raccolte in un testo organico entro l’estate e sottoposte a una pubblica consultazione. Anche l’uomo comune potrà dire la sua, via Internet ovvio. Entro l’anno, prenderà corpo quindi un decreto o — più probabilmente — un disegno di legge di riforma, con un duplice obiettivo: riscrivere la Gasparri e, nello stesso tempo, rinnovare la concessione che assegna alla Rai il servizio pubblico televisivo. Rinnovo che avrà durata decennale.
Perché il dibattito sia completo, Giacomelli promuoverà a luglio gli Stati generali dell’editoria (su giornali ed emittenti locali); e a settembre un convegno sui servizi pubblici europei (ospite obbligato il direttore generale della Bbc, Tony Hall).