COMUNQUE VADA LA LEGA È MORTA - SE BOSSI VINCE SCATTA LA VENDETTA SUI BOBOMARONITI, SE PERDE IL CARROCCIO SI SFASCIA

Marco Cremonesi per il "Corriere della Sera"

«I casi sono due. O Bossi vince, e allora è un casino... Oppure Bossi, come è probabile, perde. Ed è quasi peggio. Perché la Lega si spacca». Chi parla è un dirigente leghista di primo piano, dalla lunghissima storia nel movimento. Ma il suo pessimismo è tutto tranne che isolato. La piega che sta prendendo il congresso che dovrà incoronare il successore di Roberto Maroni alla guida del movimento preoccupa i dirigenti più avveduti che studiano, senza troppo riuscire a decifrarle, le mosse del fondatore.

La grande paura, ora, è la deflagrazione del movimento. «Io credo - prosegue il dirigente - che Bossi non riuscirà ad accettare la bocciatura da parte del partito che ha creato lui. E così, dopo aver offerto la "sua" unità, si sentirà libero di creare finalmente il partito che gli chiedono dal giorno dopo le dimissioni».

Dopo aver depositato la richiesta di candidatura, Bossi ora dovrà presentare tra le 1000 e le 1500 firme a sostegno della sua corsa. Gli uomini che ha al suo fianco sono, in realtà, quelli di sempre. Marco Reguzzoni, già capogruppo alla Camera ed ex enfant prodige del movimento, dopo un lungo periodo di eclissi nelle ultime settimane è stato visto spesso in via Bellerio, il quartier generale leghista.

È certamente una delle figure di riferimento dei bossiani. Con Bossi certamente, il cofondatore della Lega Giuseppe Leoni. Dopo aver lanciato «Padania libera» a Venezia, ha tolto in fretta la dicitura «movimento politico» per non rischiare di essere scomunicato dalla Lega: c'è, appunto, da andare all'ultima battaglia. Certamente in pista anche l'ex deputato Marco Desiderati.

Lui, come Flavio Tremolada, è stato prima espulso dalla Lega, poi riammesso da Bossi, poi - recentemente - declassato da militante a sostenitore. Non tanto per impedirgli di votare nelle sedi di partito, quanto perché da sostenitore non ricade più sotto la giurisdizione di Bossi nel suo ruolo di giudice di ultima istanza per quanto riguarda le espulsioni.

Tra i convinti c'è anche Leonardo Carioni, l'ex presidente della provincia di Como, che per anni ha seguito Bossi nelle sue trasferte allietando la compagnia col suo bel canto («Sei meglio come cantante che come presidente» gli diceva immancabilmente Bossi). Ma soprattutto ci sono «gli invisibili». E cioè, gli espulsi dal movimento che godono tuttora di legami saldissimi al suo interno. Un esempio per tutti, i veneti Paola Goisis e Santino Bozza.

Esiste, peraltro, la questione delle due donne: Manuela Marrone, la moglie di Bossi, e Rosy Mauro, l'ex vicepresidente del Senato a sua volta espulsa, le protagoniste del cosiddetto «cerchio magico». Raccontano che Bossi riceva molto meno in casa proprio per non dare adito a dubbi sul ripetersi di certe meccaniche del passato. Più facile trovarlo nei suoi bar preferiti di Laveno e Besozzo.

Al momento soltanto Bossi ha depositato la domanda di candidatura. Ma i nomi dei papabili proliferano. Da Matteo Salvini, il candidato «del segretario» a Flavio Tosi a Gianluca Pini. Le ultime due sono più che altro contributi per spingere il movimento a una soluzione unitaria. E poi Gianluca Buonanno e Roberto Stefanazzi. Chi si candiderà, in ogni caso, dovrà sottoporsi al giudizio delle «primarie»: tutti gli iscritti da almeno un anno dovranno votare in una delle 55 sedi provinciali della Lega. L'incoronazione, nel congresso vero e proprio, il weekend successivo.

 

UMBERTO BOSSI E BELSITO bossi umberto bossi umberto BOSSI UMBERTO FLAVIO TOSI MATTEO SALVINI ROBERTO MARONI jpegRoberto Maroni e Umberto Bossi a Pontida ROSY MAURO E MANUELA MARRONE Matteo Salvini e Guido POdesta LA PADANIA NON è ITALIA

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