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CAOS IN ROMANIA: IL PRESIDENTE KLAUS IOHANNIS HA RASSEGNATO LE DIMISSIONI ALLA VIGILIA DI UN VOTO PARLAMENTARE CHE RISCHIAVA DI PORTARE AL SUO IMPEACHMENT - FOSSE STATA APPROVATA LA MOZIONE PER LA SUA SOSPENSIONE, SI SAREBBE ANDATI A UN REFERENDUM CHE, PER IOANNIS, AVREBBE "SPACCATO IL PAESE" - A DICEMBRE, LA CORTE COSTITUZIONALE HA ANNULLATO LE PRESIDENZIALI POCHI GIORNI PRIMA DEL BALLOTTAGGIO, DOPO CHE AL PRIMO TURNO AVEVA VINTO A SORPRESA CON IL 23% IL CANDIDATO POPULISTA FILORUSSO, CALIN GEORGESCU, PER PRESUNTE INGERENZE STRANIERE - A MAGGIO CI SARANNO LE ELEZIONI E IN TESTA AI SONDAGGI C’È SEMPRE GEORGESCU, CHE…
Estratto dell'articolo di Daniele Castellani Perelli per “la Repubblica”
https://www.repubblica.it/esteri/2025/02/10/news/romania_dimissioni_presidente_iohannis-423993542/
Tra le ombre russe e le avanzate delle forze di estrema destra, continua ad aggravarsi la crisi politica della Romania. [...] Ieri il capo dello Stato Klaus Iohannis, un europeista al potere da dieci anni, ha rassegnato le dimissioni a meno di tre mesi dalle presidenziali del 4 maggio e alla vigilia di un voto parlamentare che rischiava di portare al suo impeachment.
La crisi ha avuto un’accelerazione il 6 dicembre, quando con una decisione controversa la Corte costituzionale ha annullato le presidenziali pochi giorni prima del ballottaggio, dopo che al primo turno aveva vinto a sorpresa con il 23% uno sconosciutissimo candidato populista filorusso, Calin Georgescu. La Corte ha giustificato la scelta — un unicum in Europa — con i sospetti di interferenza russa tramite canali come Tik-Tok, il rischio per la sicurezza nazionale e la violazione delle regole sul finanziamento. Da allora Iohannis era rimasto al potere.
Fino a ieri, quando ha annunciato le dimissioni «per risparmiare alla Romania» una crisi istituzionale: «Non ho mai violato la Costituzione. Nessuno dei nostri partner capirebbe perché la Romania sta licenziando il suo presidente quando il processo di elezione di un nuovo presidente è già iniziato», ha detto. Fosse stata approvata la mozione per la sua sospensione, si sarebbe andati a un referendum che, per Iohannis, avrebbe spaccato il Paese. [...]
La mozione è stata presentata con le firme di partiti di estrema destra, ma anche di membri della formazione liberale europeista Usr, la cui leader Elena Lasconi era arrivata seconda al primo turno delle presidenziali e non ha affatto condiviso la decisione di annullare le elezioni.
Iohannis [...] temeva dunque che la sua sospensione sarebbe stata approvata dal Parlamento? «Sì, le pressioni politiche erano sempre più forti e aumentavano le voci di esponenti degli stessi partiti di governo che dicevano di capire le ragioni della mozione, dai socialdemocratici del premier Marcel Ciolacu ai popolari del Partito nazionale liberale (Pnl) cui appartiene Iohannis, fino alla formazione della minoranza ungherese», spiega l’ex europarlamentare del Ppe Cristian Preda, politologo all’Università di Bucarest: «La Corte, annullate le elezioni, ha stabilito che Iohannis sarebbe rimasto fino all’insediamento del successore. Decisione problematica, per molti eravamo di fronte a un terzo, illegale, mandato».
[...] E ora? Rimosso l’ostacolo Iohannis, la campagna elettorale per le presidenziali del 4 maggio potrà concentrarsi, si spera, sui problemi concreti dei romeni e del loro Paese. In testa ai sondaggi c’è sempre Georgescu, che passerebbe addirittura al 37-38 per cento rispetto al 23% del famoso primo turno poi cancellato.
«Ma potrebbe essere eliminato dalla Corte costituzionale, che a novembre ha fatto fuori per le sue posizioni estremistiche e anticostituzionali una candidata altrettanto impresentabile — dice Preda — I suoi voti andrebbero o a George Simion di Aur, un filorusso alleato di Meloni, o all’ex premier Victor Ponta, un socialdemocratico che, come il leader slovacco Robert Fico, è diventato un sovranista filo-Putin e si vanta di essere andato a giocare a golf pochi mesi fa con Donald Trump a Mar-a-Lago».